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Ester Barbagallo, un tuffo dalle grandi altezze per vincere la paura

Articolo. Dopo una carriera nel mondo della ginnastica artistica, la giovane di Mezzago è oggi la portacolori del Cus Bergamo Nuoto. Tra allenamenti e gare sogna di partecipare alla Coppa del Mondo, in programma ad ottobre in Brasile

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Ester sul trampolino ai Campionati Italiani

La paura non è altro che una forma di difesa del nostro cervello, destinata a evitarci di cadere in pericoli. Nel corso del tempo, l’uomo ha saputo trasformare gli ostacoli in opportunità, ma non sempre va come si spererebbe. A volte la paura infatti ci blocca e ci costringe a “tuffarsi” in nuove avventure e in nuove emozioni. Ester Barbagallo, giovane 20enne di Mezzago, un piccolo comune di poco più di 4mila abitanti della provincia di Monza e della Brianza, ha preso il suggerimento alla lettera.

Dopo aver trascorso alcuni anni nel mondo della ginnastica artistica, fra parallele asimmetriche e volteggi, Ester – che oggi è la portacolori del Cus Bergamo Nuoto – ha deciso così di mettersi alla prova con i tuffi, una disciplina sportiva esplosiva in cui la forza e la potenza si sposano con l’eleganza e l’equilibrio. Una nuova passione per la giovane che si è presto trasformata anche in un sogno, quando Markus Stuppner, manager della Nazionale di tuffi dalle grandi altezze (le donne saltano da una piattaforma di 20 metri, mentre gli uomini da un’altezza di 27 metri), ha deciso di scommettere su di lei dopo averla vista in azione. Per decidere se continuare a coltivare questo sogno serviva quella prontezza di riflessi che solo un’atleta avvezza ad accarezzare l’aria poteva tirar fuori in pochi decimi: Ester non ha esitato e ha deciso di provarci.

«Markus era in giuria e mi ha visto in una gara fra i master – mi confida Ester – Al termine della competizione mi ha chiesto di provare questa follia e io ho accettato scoprendo qualcosa che mi piace. Chiaramente la paura c’è visto che si tratta di tuffarsi da una piattaforma da 20 metri, tuttavia è fondamentale non farla prevalere. Basta gestirla e poi superarla, anche perché in questo sport la sicurezza è al primo posto e, quando un allenatore ti dice di completare un tuffo, è perché ci sono le condizioni per farlo».

Visto lo sforzo richiesto, a differenza dei tuffi tradizionali, le gare si spalmano su due giorni con due tentativi alla volta. In questa categoria il numero di rotazioni è inferiore visto che il maggior spazio che separa la piattaforma di partenza all’acqua incrementa notevolmente la velocità d’esecuzione, ma soprattutto l’impatto con l’acqua. Per questo il fulcro del tuffo non è semplicemente il puro aspetto estetico, ma anche la tenuta del gesto, con i piedi rivolti sempre verso la piscina. «Nella maggior parte dei casi dobbiamo concludere il tuffo con un mezzo avvitamento teso noto come ‘barani’ che ti consente di gestire fino in fondo l’azione – spiega Ester – Per ora non sono ancora riuscita a salire sino a quota venti metri quindi non conosco appieno quali siano le sensazioni che si provano, però quest’estate sono andata in Austria con la Nazionale raggiungendo i quattordici metri. Fortunatamente grazie al Cus Bergamo Nuoto non devo allenarmi soltanto alle Piscine Italcementi di Bergamo, ma anche a Milano dove c’è la piattaforma da dieci metri».

Proprio per l’assenza di strutture che nel nostro Paese siano adatte alle necessità di queste atlete, è necessario suddividere gli allenamenti in due sezioni: una prima parte del tuffo affrontato da una struttura da dieci metri, mentre la seconda, dedicata al «barani», viene limata e migliorata in un secondo momento. Come se gli ostacoli tecnici non bastassero, Ester, che studia design degli interni al Politecnico di Milano, deve far i conti con quelli legati al mondo scolastico. «Non posso ancora accedere alla Dual Career perché per ora non ho ancora svolto gare internazionali, tuttavia ho trovato una particolare comprensione da parte dei professori che sinora mi hanno aiutato permettendomi di assentarmi per i collegiali e non rimanere indietro con l’università».

Per vivere al meglio il presente, Ester si è affidata a un team di professionisti che la stanno seguendo nel suo percorso di formazione: il commissario tecnico Oscar Bertone, l’allenatrice Nicole Belsasso, Elisa Cosetti, Andrea Barnaba, Davide Baraldi e l’esperto Alessandro De Rose, pronti a sostenere i più giovani anche in una serie di prove che si svolgono vicino al mare. Tra queste ci sono gli appuntamenti delle «Red Bull Cliff Diving World Series» che, in Italia, faranno tappa a fine giugno a Polignano a Mare dove, partendo da un “balconcino” artificiale, ci si immergerà nel Mar Adriatico.

«Non mi sono mai tuffata dagli scogli se non per gioco – spiega infine Ester – Senza dubbio sarebbe molto bello, soprattutto avendo il supporto di qualche atleta che già ci è passato prima di me come nel caso dei miei compagni di squadra e in particolare di De Rose, che alle spalle ha una grande esperienza. Fortunatamente noi siamo un gruppo coeso e, più andiamo avanti, e più ci spalleggiamo l’uno contro l’altro. In estate proveremo a salire sino a venti metri e, se tutto andrà bene, a ottobre prenderò parte alla Coppa del Mondo in programma in Brasile in attesa di scoprire se prima o poi i tuffi dalle grandi altezze diventeranno uno sport olimpico».

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