Il decathlon è una rivisitazione moderna di una disciplina molto più antica, che ha i suoi natali addirittura nell’antica Grecia. Nonostante abbia fatto capolino alle Olimpiadi estive “soltanto” a Stoccolma nel 1912, la specialità rappresenta una revisione del pentathlon, unendo la maggior parte delle gare di atletica leggera.
Una sfida senza tempo, che costringe i partecipanti a gestire le fatiche di due giornate di gare, dove si passa dai 100 metri al lancio del giavellotto, il tutto condensato in pochi passi lungo la pista, dovendo tirar fuori la capacità di adattarsi a ogni condizione. Solo un campione o un folle può resistere a questi sforzi e per questo motivo Gregorio Grazioli ha deciso di immergersi in questo magico mondo e provar a sfondare nel settore delle prove multiple, in cui l’Italia soffre ormai da parecchi anni.
«Faccio atletica da quando ho 4 – 5 anni, tanto che me ne sono innamorato subito. Venendo dal mondo dei salti, ho scelto di cambiare perché le persone mi domandavano continuamente quale fosse la mia specialità preferita. Questo perché in un’occasione magari rispondevo il salto in lungo, un’altra i 100 metri, un’altra ancora il salto in alto – ricorda il 17enne di Albino – A quel punto ho pensato di poter provare a far tutto, anche perché quando ho iniziato le gare, ero di quelli che si buttava su ogni cosa se la società aveva bisogno. Serviva qualcuno che facesse il lancio del disco? Anche se non l’avevo mai provato, mi proponevo io. Ho così scoperto il decathlon, uno sport che ti permette di unire discipline completamente diverse, apparentemente senza alcun collegamento fra loro e che mi è piaciuto sin da subito».
In questa scelta, fondamentale è stato anche l’apporto del papà Eros – ex velocista e saltatore in lungo che collabora come tecnico con la Nazionale di atletica – che segue Gregorio nel corso dei suoi allenamenti. Un appoggio importante perché ha cercato in ogni modo di guidare il giovane orobico nella sua scelta, avvallando anche un cambio dal punto di vista scolastico. A differenza dei coetanei, il portacolori dell’Atletica Saletti ha deciso di intraprendere un percorso diverso, affrontando le scuole superiori da privatista: il sogno per molti che desirerebbero non dover sottostare alle rigide regole dell’istruzione tradizionale, ma che d’altra parte comporta anche importanti sacrifici, come sottolineato dallo stesso Grazioli.
«Come per ogni cosa, ci sono sicuramente dei lati negativi. In molti pensano che il problema più grande riguardi la socialità. Dal mio punto di vista, quando c’è da studiare il focus è soltanto su quello, motivo per cui preferisco studiare da solo. Chiaramente quando c’è tempo, mi piace coltivare amicizie e relazioni, soprattutto fuori dall’ambito scolastico. Capita per esempio che inviti a casa i miei compagni di allenamento o gli amici per studiare e poi magari andiamo fuori a giocare, tuttavia la socialità non è minata totalmente, anzi – sottolinea Grazioli – Con i miei genitori ci siamo accorti che, fra allenamenti e gare, l’ultimo anno che ho svolto a scuola in presenza era diventato complicato. Fare verifiche e studiare era complicato da gestire, facendo fatica anche a trovare un accordo con i professori per creare un calendario che potesse esser fattibile. Per questo abbiamo deciso di intraprendere questa strada che sta dando i suoi frutti».
Vivendo fra campo e casa, è fondamentale saper gestire al meglio il proprio equilibrio, al fine di evitare che l’ambito agonistico possa mischiarsi con le dinamiche famigliari. Per questo è importante distinguere attentamente il ruolo di figlio e atleta, sfruttando gli insegnamenti che papà Eros può dare in qualità di allenatore. «Essendo mio padre è sicuramente diverso che allenarsi con un tecnico esterno, nonostante lui sia un dottore in scienze motorie. Per questo dò priorità a questo aspetto, anche se possono esserci a volte delle incomprensioni. Dall’altro lato tutto ciò offre la possibilità di parlarne in casa, di dire quando si vuole “non riesco a capire questo aspetto nel salto in alto”, “non so staccare come voglio” o altro, potendo scegliere qualsiasi momento per confrontarci e ottenere consigli utili – aggiunge Grazioli – Con mio padre svolgo poi principalmente gli allenamenti extra, quelli che non compio già con il mio tecnico Giuliano Carobbio. Lui a volte riesce a esser sul campo per osservarmi mentre svolgo l’esercizio oppure in altri casi mi dice cosa fare e poi valutiamo. Per le gare, svolgendosi fuori dalla provincia spesso e su più giorni, mi accompagna direttamente e tutto ciò è fondamentale perché nella mia società sono l’unico che fa decathlon e rischierei altrimenti di svolgerle da solo».
Proprio la particolarità del decathlon ha costretto Gregorio a rivedere i propri metodi di allenamento, lanciandosi anche in specialità che non aveva provato in precedenza. Un netto cambio non facile da gestire, soprattutto in solitaria perché, come piace ricordare a Grazioli, ogni atleta è diverso e ha una preparazione diversa.
«Nel salto in lungo o nella velocità, la modalità di approcciarsi cambia da persona a persona, ma il protocollo di allenamento tendenzialmente segue sempre gli stessi principi di base. Nelle multidiscipline è invece diverso perché deve esser qualcosa che parte direttamente da te. Non puoi cercare una tabella di allenamento su Google e pensare che possa andar bene anche per te, perché magari un atleta è più forte nei lanci e deve allenarsi maggiormente nella velocità, mentre per me può valere il contrario – ricorda l’alfiere dell’Atletica Saletti – Attualmente sto cercando di completare ufficialmente la transizione verso le multidiscipline, perché prima che mi si accendesse questa lampadina ero un saltatore. Con il mio allenatore sto continuando a fare salto in lungo, in alto, 100 e 200 metri, mentre alcuni dettagli vanno affinati, soprattutto nei lanci. Con mio padre cerco quindi di coprire i vari buchi che vanno dal getto del peso al salto con l’asta, anche se questa è la specialità dove fatico maggiormente visto che si deve compiere un movimento innaturale, in cui va dosata forza e velocità».
La storia di Gregorio, finalista del concorso letterario Nerio Marabini «Racconta lo sport» e vincitore lo scorso anno del premio «Bice Marabini» promosso dall’Associazione Nerio Marabini, non è passata inosservata nemmeno agli occhi degli organizzatori di TEDx che hanno deciso di selezionarlo per l’evento andato in scena lo scorso 1° aprile a Legnano. Per Grazioli si è trattato di una nuova sfida dove era sì necessario allenarsi e prepararsi, ma soprattutto affrontare con convinzione un pubblico che probabilmente non conosce il decathlon. Per quanto metaforico, un passo in più verso quello che è il vero sogno di Gregorio: la partecipazione alle Olimpiadi.
«Mi sono dovuto preparare per oltre un mese perché abbiamo fatto una serie di selezioni preliminari prima di esser ufficialmente scelti per l’evento – conclude l’atleta – Ho imparato diverse nozioni riguardanti il public speaking e ho avuto modo di dare vita a una serie di progetti che potrebbero tornarmi utili anche in futuro. Durante l’evento ho avuto modo di approfondire la scelta di cambiare percorso d’istruzione per favorire la mia carriera sportiva e, soprattutto, creare un ambiente in cui appassionarmi all’apprendimento. Nonostante l’emozione, la manifestazione è stata bellissima, spero che questo possa esser un buon viatico per il futuro della mia carriera».