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Nicole Colombi marcia veloce verso i Mondiali di Tokyo

Articolo. L’atleta bergamasca, cresciuta a Scanzorosciate grazie all’allenatore Renato Cortinovis, ha già vinto una medaglia di bronzo individuale nella 35 chilometri ai Campionati Europei di marcia per Nazioni

Lettura 4 min.
Nicole Colombi con il suo allenatore dopo la medaglia agli Europei di marcia per Nazioni

Tacco, punta, tacco, punta, in un movimento costante, come se si trattasse di un ritmo infinito che accompagna i marciatori. Una sinfonia eterna, che consente di mantenere sempre alta la soglia dell’attenzione, al fine di non perdere mai quella postura tanto innaturale, quanto efficace per coprire distanze che vanno dai tre ai cinquanta chilometri.

In questo ventaglio così vasto, Nicole Colombi preferisce senza dubbio le prove più lunghe come dimostrato dal minimo – il tempo raggiunto per una prestazione che permette a un atleta di qualificarsi per una competizione – conquistato nella trentacinque chilometri di marcia dei Mondiali di atletica leggera, in programma a Tokyo il prossimo 12 settembre. Un percorso che ha radici molto lontane e che inizia fra le colline di Scanzorosciate dove la 29enne portacolori dei Carabinieri è cresciuta.

«È nato tutto un po’ per caso perché non ero bravissima nello sport e non ho mai trovato nessuno che avesse la pazienza di insegnarmi. Ci sono delle bambine più talentuose e i tecnici pensano a quelle, non a chi magari fa più fatica. Fortunatamente a Scanzorosciate c’è Renato Cortinovis (allenatore della sezione atletica dell’US Scanzorosciate, ndr) che si impegna a dare una mano a tutti i ragazzini che gli passano sottomano e lui ha creduto sin da subito in me – racconta Nicole – Anche se non ero bravina, lui mi ha chiesto se volessi provare a marciare e, nonostante alla prima gara sia arrivata terz’ultima, mi ha stimolato e mi ha accompagnato passo dopo passo. Tecnicamente ero anche pronta, motivo per cui Renato non ha guardato molto al risultato e ha continuato a stimolarmi, permettendomi di migliorare un po’ alla volta».

Per quanto possa apparire semplice, la marcia richiede un’attenzione particolare in quanto consiste nel mantenere per tutto il tempo quella particolare tipologia di camminata, ovvero non sbloccare mai il ginocchio oppure perdere il contatto con il terreno con uno dei due piedi. Nel caso ciò accada, l’atleta può incorrere in un richiamo o in una proposta di squalifica qualora l’errore sia evidente. Dopo aver raggiunto quota tre proposte, la marcia prevede infatti uno stop in pitlane a seconda della distanza per una squalifica effettiva se ci fosse una quarta segnalazione.

Per mantenere così a lungo la tensione nelle gambe è senza dubbio necessario avere anche una predisposizione fisica come ricordato dall’esperta bergamasca: «Penso che la genetica – precisa l’atleta – influenzi un po’ tutti gli sport: c’è chi sa lanciare meglio, chi correre, chi saltare o altro. Ad aiutare un’atleta rispetto a un’altra è probabilmente una questione di biomeccanica o di struttura fisica. Per esempio, pensando alla campionessa olimpica di Tokyo 2020 Antonella Palmisano, lei marcia bene perché è minuta e questo le permette di stare ferma con il tronco. Avendo un gesto naturale, si può concentrare su altri aspetti dell’allenamento come la velocità anche perché, se è vero che è importante allenare la tecnica, altrettanto è fondamentale essere rapidi».

L’allenamento può essere anche un’occasione per combattere quella solitudine che accompagna i marciatori, costretti costantemente a concentrarsi su se stessi per evitare di incappare in qualche errore. Una situazione che mette a dura prova la tenuta degli atleti, ma che, con il contributo di qualche collega, può essere attenuata almeno fuori dal campo di gara.

«A Bergamo siamo “tanti” per la marcia visto che siamo in cinque o sei. Con i giovani abbiamo costruito un bel movimento visto che anche a livello nazionale non siamo tantissimi. A Gorle abbiamo creato un percorso di allenamento che costeggia la zona del cimitero ed entra nel parco per creare un anello che ci consente di testarci in vista delle gare – aggiunge Nicole – Purtroppo, io spesso mi alleno a Milano da sola visto che dall’autunno 2023 sono passata sotto la guida di Michele Didoni e due o tre giorni a settimana sono con lui. Quando posso invece mi trovo a Gorle con le mie colleghe, anche se quando ci vediamo al punto di partenza ognuna ha programmi diversi. C’è chi deve fare il lungo, chi deve fare le ripetute, chi deve fare cose più rapide. Chiaramente quando dobbiamo allenarci per la 20 o la 35 chilometri, aver qualcuno al proprio fianco fa comodo».

Il cambio di guida tecnica ha senza dubbio dato una svolta alla carriera di Nicole che spesso ha dovuto fare i conti con gli infortuni che l’hanno rallentata. Ora che il corpo risponde al meglio, la rappresentante dei Carabinieri è riuscita a centrare sia l’accesso ai prossimi Mondiali che la medaglia di bronzo individuale nella 35 chilometri ai Campionati Europei di Marcia per Nazioni, andati in scena a Podebrady nel maggio scorso. Un 2h 41’47” che le è valso non solo un miglioramento del primato personale di quasi sei minuti, ma soprattutto il secondo tempo di sempre alle spalle del record italiano di Antonella Palmisano e l’oro a squadre.

« Questi risultati credo siano anche il frutto del lavoro iniziato con Michele un anno e mezzo fa, che mi ha portato pian piano a migliorarmi nonostante qualche problemino fisico patito a fine dell’anno scorso e la necessità delle mie avversarie di trovare un posto per Tokyo. Lo stesso vale per i Carabinieri che devo ringraziare per essermi stati sempre così vicini nelle ultime stagioni – sottolinea Colombi – Abbiamo una Nazionale in grande crescita nonostante i vertici internazionali che, da diversi anni, continuano ad abbassare i tempi minimi per qualificarsi alle competizioni: ciò ci obbliga a migliorarci costantemente».

Sulla marcia pesa però il giudizio del CIO che considera questo sport poco “spettacolare” e che, pian piano, ha ridotto il numero di gare inserite nel circuito olimpico. Tutto ciò ha spinto la Federazione Internazionale a continui cambi di format, impedendo agli atleti di trovare quella tranquillità che servirebbe per affrontare le principali kermesse.

«Sinceramente – conclude Nicole – non sono contenta per queste scelte, anche perché un anno ti alleni per la trentacinque chilometri, un altro per la staffetta, un altro ancora per la quarantadue. Si punta sempre di più a rendere la marcia più televisiva, togliendo spazio a questa bellissima disciplina. Ai Mondiali mi auguro di riuscire a fare una bella gara, arrivare fino in fondo visto che a Tokyo ci sarà un clima un po’ “ostile”, con temperature elevate e un alto tasso d’umidità. Io non mi trovo bene con quelle condizioni ambientali, per cui punto a fare il meglio possibile e poi si valuterà il risultato una volta tagliato il traguardo».

Tutte le foto sono di Nicole Colombi

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