93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Una vita a “testa bassa”. Alessandra Fumagalli e il sogno olimpico con lo skeleton

Articolo. Da ragazza, ha guardato “il mondo al contrario” più volte, prima con la ginnastica artistica e poi con il salto con l’asta. La bergamasca Alessandra Fumagalli, classe 1998, è oggi campionessa di skeleton, con cui sogna di arrivare a Cortina

Lettura 4 min.
Alessandra Fumagalli

Lo skeleton è adrenalina pura, un apostrofo bianco fra le linee sinuose di una montagna. Davanti ai tuoi occhi non passa solo la vita intera, ma anche il presente e il futuro tuo e delle restanti generazioni. Perché per lanciarsi a testa bassa su una slitta che assomiglia tanto a uno scheletro ci vuole tanto, forse troppo coraggio.

Alessandra Fumagalli, bergamasca classe 1998, è la rappresentante della Nazionale Italiana di skeleton, ma soprattutto una giovane che non ha mai perso quella passione per il mondo dello sport che l’ha mossa fin dalla tenera età. Prima di trovare la propria strada, la portacolori dell’Esercito ha dovuto faticare un po’, guardando “il mondo al contrario” con la ginnastica artistica e poi con il salto con l’asta. Non appena ha toccato il ghiaccio, però, non ha più potuto farne a meno, trasformando lo “slittino a testa in giù” nella sua vita.

«L’idea di lanciarmi nello skeleton è arrivata attraverso la mia ex compagna di squadra Elena Scarpellini che, all’interno di un progetto di reclutamento per la Nazionale di bob e skeleton, mi ha proposto questa opportunità. Lei aveva lasciato il salto con l’asta per questa disciplina e faceva parte della squadra azzurra già da un po’, tuttavia, in vista delle Olimpiadi 2026, ha deciso di investire su di me. Mi auguro di esser stata una buona recluta – chiosa timidamente Alessandra che, per chi la conosce, sa esser sempre molto critica nei confronti di sé stessa La prima volta che mi sono lanciata sul ghiaccio è stata indimenticabile. Non capisci molto quanto accade attorno a te, ma è adrenalina pura. Magari pensi di essere già arrivata a un punto della pista, ma in realtà sei molto più. La sensazione è quella di stare in un misto fra una lavatrice e le montagne russe, ma solo in mezzo a quel marasma di emozioni puoi capire se ti piaccia o meno questo sport».

Una volta superato il timore di mancare una curva e finire a pancia in giù sul ghiaccio, l’ostacolo più grosso è stata superare la diffidenza di genitori e parenti. Perché, nonostante Alessandra sia stata spinta a provare qualsiasi tipologia di sport sia dalla mamma, insegnante di educazione fisica e allenatrice di ginnastica artistica, che dal papà, anche lui insegnante e tecnico di pallavolo, nessuno dei due si sarebbe mai aspettato di vederla gettarsi a velocità folli su una pista piena di insidie e senza alcuna possibilità di fermarsi senza rovinare la propria prestazione. E sappiatelo, con Alessandra non sono consentiti errori, tantomeno scherzare su queste cose.

«Quando l’ho detto ai miei genitori, la mamma ha sperato che potessi cambiare idea e scegliessi qualche altra disciplina. L’ho prontamente tranquillizzata, perché le ho spiegato che si trattava di uno sport dove poter gareggiare in totale sicurezza senza doversi preoccupare. Con il tempo si sono abituati e sono diventati i miei primi tifosi. Certo, c’è ancora chi non riesce a vedere le mie gare, come mia nonna che, proprio per l’amore che prova per me, è bloccata dalla paura. Lo stesso vale per altri miei parenti, ma basta abituarsi e tutto diventa possibile».

Chi l’accompagna sia dentro che fuori dai campi di gara è il fidanzato Mattia Gaspari, bronzo nella staffetta mista ai Mondiali di Altenberg 2020 e faro della squadra maschile insieme ad Amedeo Bagnis. Cresciuto all’ombra della storica pista “Eugenio Monti” di Cortina d’Ampezzo, l’alfiere delle Fiamme Azzurre rappresenta un sostegno fondamentale per Alessandra, trasmettendole tranquillità e certezze, soprattutto quando la giovane bergamasca incappa in qualche “periodo no”.

«Vivere con una persona che condivide con te gioie e delusioni e le possa comprendere appieno facendo lo stesso sport è sicuramente bello. Al tempo stesso, quando ci sono quei momenti di tensione, bisogna dividere le cose: prendere la parte sportiva e spostarla rispetto a quella sentimentale. Stiamo lavorando su questi aspetti; sicuramente ci diamo una mano l’una con l’altro, ma bisogna ragionare come se fossimo due persone diverse, l’Alessandra compagna di vita e l’Alessandra compagna di squadra».

Oltre a Mattia, Alessandra può contare su una squadra molto unita e che l’accompagna da luglio, quando si svolgono i primi test stagionali, a marzo, quando si conclude la Coppa del Mondo. I nomi che compongono questa “simpatica combriccola” sono quelli di Amedeo Bagnis, Alessia Crippa, Manuel Schwarzer. Soprattutto c’è Valentina Margaglio, con cui Alessandra ha creato un duo divenuto celebre sui social, grazie a una serie di video divertenti che incuriosiscono i tifosi e sono diventati il simbolo di un’amicizia indissolubile.

«La vita in ritiro è “amore e coltelli”. Vivendo sei mesi l’anno in camera insieme, ci sono dei momenti in cui si ride e si scherza e sono veramente indimenticabili. Si litiga, ma comunque si riesce a riappacificarsi. Ci sono dei momenti in cui siamo uno contro l’altro, ma cerchiamo di coltivare un clima che ci consenta di arrivare uniti ai momenti clou».

Nonostante ci sia ancora qualche pista che può spaventare, Alessandra è pronta a centrare il grande obiettivo chiamato Olimpiade che ormai insegue da diversi anni. Un sogno che ogni atleta vorrebbe realizzare e che l’azzurra potrebbe fare in casa. In attesa di scoprire come andrà questa lunga rincorsa, è arrivata la prima stagione svolta completamente in Coppa del Mondo, così come la prima partecipazione al Mondiale andato in scena sul tracciato tedesco di Wintemberg. Un impianto più digeribile rispetto ad altri appuntamenti in terra teutonica.

«Non ci sono più piste che mi fanno paura, ma che mi fanno innervosire sì, direi parecchie. In particolare, dove ci sono “gli appoggini”, una sorta di “rettilinei storti” di cui ho ancora qualche timore. In passato non avevo un bel rapporto con il “kreisel” di Königssee, anche se magari oggi, con più esperienza, riuscirei a gestirla meglio – confessa Fumagalli – Peccato che sia andata distrutta tre anni fa a causa di un’alluvione e siamo ancora in attesa della sua riapertura. Aver paura nello skeleton comunque non è una buona cosa, perché ti limita e non ti consente di scendere veloce, ma il nervosismo perché non escono le cose, quello c’è… molto».

La testa è quindi fissata sulle Olimpiadi, dove Alessandra cercherà di completare un cerchio che l’ha portata a crescere non solo sportivamente, ma anche umanamente: «Il sogno di arrivare a Cortina c’è praticamente da quando ho iniziato, visto che mi hanno reclutato per quello. Per arrivarci, la prossima stagione dovrò puntare a confermare anche in gara quanto riesco a realizzare in allenamento e, passo per passo, arrivare anche ai Mondiali. La stagione che conterà di più sarà sicuramente quella del 2025/2026, che ci consentirà di qualificarci ai Giochi, e per questo lì bisognerà arrivare al 100% sia mentalmente che fisicamente».

Approfondimenti