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Il colle d’Argon, un luogo che «brilla» alle porte della Val Cavallina e della Val Calepio

Articolo. Le bizze del tempo di questi giorni marzolini sconsigliano la montagna, dove le incertezze del meteo e la neve copiosa stanno condizionando le giornate. Restiamo in “comfort zone” dedicandoci a un’escursione collinare breve, facile e interessante

Lettura 6 min.
I vigneti del Moscato di Scanzo

Ci rechiamo a San Paolo d’Argon alla scoperta del colle d’Argon, propaggine orientale del monte Misma. Il borgo rappresenta la porta d’ingresso della Val Cavallina e della Val Calepio. Fin dal Medioevo è stato un importante polo culturale ed economico per la presenza di un grande monastero benedettino, fondato nell’anno 1079 grazie ad una donazione del conte bergamasco Giselberto. Fino ai primi decenni del XX secolo il paese era chiamato Buzzone (o Bussone) mentre con San Paolo d’Argon si intendeva soltanto il complesso monastico e l’annessa chiesa. Dal 1948 al borgo è stato attribuito il nome attuale in onore del prestigioso monastero. Il termine «Argon» non ha nulla a che vedere con il gas nobile studiato in chimica, ma pare una metatesi dell’antica voce lombarda dragon, «frana», «scoscendimento»; un’altra ipotesi si rifà alla radice indoeuropea arg, «brillare», riferita evidentemente non a una vena argentifera ma alle rocce calcaree della zona o a qualche altra caratteristica del suolo.

L’antico monastero è un piccolo gioiello d’arte e architettura sacra che gravita intorno a due luminosissimi chiostri, maggiore e minore, caratteristici per la foggia rinascimentale degli elementi architettonici, realizzati in marmo di Zandobbio. Attualmente il complesso monastico ospita un centro di studi e formazione sulla mobilità umana e l’intercultura, oltre a corsi di specializzazione post diploma che qui richiamano numerosi giovani anche da fuori regione. Nei giorni feriali è tutto un brulicare di studenti: sembra di essere in una facoltà universitaria.

Per approfondire l’interessante storia del monastero consiglio di visitare il sito. Anche una visita guidata sarebbe doverosa, ma con poco tempo a disposizione vale la pena comunque dare una sbirciatina ai due splendidi chiostri e alla chiesa.

Il chiostro piccolo
Il chiostro piccolo
Il chiostro grande
Il chiostro grande
Il monastero benedettino di San Paolo d’Argon
Il monastero benedettino di San Paolo d’Argon

Proprio dall’antico monastero (255m) prende il via l’escursione odierna. La fascia pedecollinare è principalmente coltivata a vite, a differenza della zona pianeggiante costellata di serre per la coltivazione di ortaggi. Saliamo via Madonna d’Argon fino a una biforcazione dove svoltiamo a destra in direzione del relais Florian Maison che ospita il celebre ristorante stellato.

Superiamo il ristorante mantenendoci sulla strada forestale fino a raggiungere la cascina Casotto, in dialetto i Casocc (353m), posta sulla sommità di una collina in posizione dominante sulla val Cavallina. Interessante sapere che questa cascina, oggi abbandonata e cadente, venne costruita nel XVII secolo sui resti di un’antica rocca (XI sec.) di pertinenza del monastero. Edificata nel punto più alto toccato dalla cinta muraria che delimitava il podere (brolo) del Monastero benedettino, anche la cascina, come l’antica rocca, svolgeva una funzione di vigilanza. Nel 1797, con la soppressione del monastero per volere di Napoleone, ogni attività monastica scomparve e si avvicendarono i proprietari di questi terreni. Ricordo perfettamente che negli anni settanta del secolo scorso, chi percorreva la strada della val Cavallina non poteva non rabbrividire notando, sulla cima della collina, uno dei primi “ecomostri” del territorio lombardo.

Nel 1967, infatti, appena dopo il grande boom economico, venne eretto attorno alla cascina un complesso edilizio gigantesco, di forma quasi circolare, che inglobava la cascina. Sarebbe dovuto diventare un albergo, un residence e poi altro ancora. Quando lo scheletro di cemento armato dell’enorme costruzione semicircolare era ormai completato, tutto si fermò. Nei decenni successivi, erbacce e degrado strinsero d’assedio l’orribile struttura. Nel frattempo l’antica cascina, che era ancora abitata da contadini, veniva dichiarata «di interesse particolarmente importante», pertanto bene architettonico da salvaguardare. Finalmente, nell’ottobre del 2006 ha inizio la demolizione integrale di quanto era stato edificato negli anni Sessanta e Settanta. La cascina torna così ad essere interamente visibile. Nel 2013 un ordine di sfratto obbliga l’ultimo contadino ancora residente nei Casocc ad abbandonare la cascina.

A distanza di undici anni più nulla è stato fatto per sistemare la costruzione che oggi versa in uno stato di totale degrado. Aggirandosi nei pressi dei Casocc si è sopraffatti da un senso di profonda malinconia: un posto così panoramico e ricco di storia meriterebbe ben altro trattamento!

Dai Casocc procediamo in direzione Nord-ovest lungo la strada sterrata chiamata «strada del Vago». Camminiamo dolcemente in piano a mezzacosta nel bosco sopra la valle del rio Seniga, riuscendo a cogliere alcuni scorci sul monte Misma. In un paio di chilometri raggiungiamo il valico stradale posto tra san Rocco di Cenate e il colle dei Pasta (404m). Qui ci affacciamo sui meravigliosi vigneti del moscato di Scanzo: mirabile è il colpo d’occhio su Bergamo e la pianura. Procediamo a sinistra lungo la strada asfaltata in direzione del colle dei Pasta. Allo scollinamento svoltiamo a sinistra salendo la via asfaltata che, raggiunto il crinale, diviene sterrata (stiamo percorrendo a ritroso il sentiero CAI n° 626).

In pochi minuti si raggiunge la bella chiesetta di san Cristoforo (440m). Questo antico oratorio seicentesco era di proprietà dei conti Pasta, successivamente ceduto alla famiglia Frizzoni, e fa riferimento alla parrocchia di Torre de’ Roveri. Posto in un contesto assai suggestivo, affacciato sulla valle di Albano, custodisce all’interno un ciclo di gradevolissimi affreschi di Pietro Baschenis. Ricordo che quando ero docente a Cenate Sotto, nelle pause in attesa delle riunioni pomeridiane, mi recavo spesso quassù a gustare un panino immerso nella quiete e nel misticismo del luogo.

Proseguendo lungo la strada per circa un chilometro, sfioriamo dapprima villa Frizzoni, poi cascina Mazzucchetti, per giungere in corrispondenza di una cancellata. Qui teniamo la destra oltrepassando la proprietà privata fino a tornare sul crinale collinare. Alla nostra sinistra una brevissima deviazione ci conduce sulla sommità del colle d’Argon dove sorge la chiesa di Santa Maria d’Argon (482m). Da quassù il panorama è limitato dalla vegetazione, ma il contesto è talmente suggestivo da invitare alla contemplazione.

Il santuario si erge in cima al colle d’Argon, dove un tempo sorgeva un antico tempio pagano. La chiesa, originaria del XI secolo, insieme agli edifici adiacenti costituiva una dipendenza del monastero benedettino di san Paolo d’Argon, un vero e proprio eremo in cui i monaci salivano per ritirarsi in preghiera.

L’architettura è il risultato di una storia lunga secoli. Gli ampliamenti cinquecenteschi convivono con l’originaria struttura medioevale, apprezzabile soprattutto nella zona absidale. All’interno, alcuni affreschi seicenteschi di Pietro Baschenis si alternano a decorazioni murali e pitture di varie epoche.

In prossimità di Santa Maria d’Argon
In prossimità di Santa Maria d’Argon
La chiesa di Santa Maria d’Argon
La chiesa di Santa Maria d’Argon
All’ingresso della Biblioteca della Pace
All’ingresso della Biblioteca della Pace

A fianco della chiesa, oggetto di una sapiente opera di restauro negli anni ’98 e ’99, c’è l’edificio che ospita, come un tempo, l’eremo da più di vent’anni gestito dal prete operaio don Mario Signorelli, capace di renderlo un luogo di quiete, di preghiera e di silenzio. L’eremo è dotato anche di una Biblioteca della Pace. Una domenica mattina, passando di qui per una corsetta, l’ho notata aperta e mi sono intrufolato: si sale una scaletta e si accede a una piccola sala con sedie, tavolini e armadi pieni di libri. Immediatamente si viene proiettati in un’atmosfera calda e accogliente in cui la quiete è l’elemento dominante. Seduta accanto a una stufa a legna siede una signora intenta a leggere un libro che, gentilissima, mi illustra lo spirito di questa biblioteca, unica nel suo genere. È dotata di numerosi testi prevalentemente a sfondo religioso ed è aperta ogni domenica mattina e pomeriggio. Non fosse stato per il mio aspetto sudato e poco opportuno, mi sarei fermato molto volentieri per dedicarmi alla lettura, contagiato da quella atmosfera di serenità e di pace.

Lasciamo l’eremo e riprendiamo il cammino lungo il sentiero n°626, in direzione sud-ovest. Il tracciato, molto agevole, segue il crinale alternando piacevoli discesine a brevi salite toccando dapprima i 458m del monte d’Argon, e successivamente i 433m del monte San Giorgio, sulla cui sommità si trova l’omonima chiesetta. L’edificio di origine romanica (probabilmente del XII secolo) è stato esternamente ricoperto di intonaco, che nasconde l’originario aspetto murario. Dalla sommità della collina, che si trova in territorio di Albano S. Alessandro, si gode di un panorama magnifico sui colli circostanti, sulla val Cavallina e sulla pianura. Accanto alla chiesa ci sono alcuni tavoloni con panchine pronti ad accogliere i pellegrini in occasione della grande festa popolare del 25 aprile.

Per rientrare alla base torniamo sui nostri passi fino al colletto che separa il monte San Giorgio e il monte d’Argon. Qui sulla destra (cartello indicatore) si diparte il «sentiero della luna». Il nome così suggestivo deriva dalle rocce (Sass de la Luna) che costituiscono il corpo principale della collina. Queste rocce calcaree infatti sembrano rilucere di un chiarore lunare per il loro tipico colore grigio plumbeo. Da qui la probabile origine del nome. Sono rocce sensibili alla luce che tendono a sfaldarsi dopo una lunga esposizione al sole, pertanto poco adatte alle costruzioni. Mi viene naturale una considerazione: forse che l’antica radice toponomastica arg (menzionata a inizio articolo) è da riferire proprio alla rilucenza del Sass de la Luna?

Il sentiero della Luna ci riporta, con percorso pianeggiante assai divertente, alla località i Casocc. Dai Casocc scendiamo al monastero d’Argon per la medesima strada seguita all’andata.

P.S. L’itinerario descritto è lungo poco più di 9 km con 400m di dislivello positivo. Calcolare tre ore di comodo cammino. Il percorso, privo di difficoltà tecniche, ben si adatta alle mountain bike e al trail running. Lungo il tragitto si incontrano numerose indicazioni segnaletiche di percorsi escursionistici: il Cammino di Carlo Magno, le Terre del Vescovado, Camminiamo Insieme, gli itinerari del PLIS delle valli d’Argon… Sono tutti progetti degni di lode che tuttavia rischiano di confondere l’escursionista.

N.B. Molte app escursionistiche posizionano l’eremo di Santa Maria Assunta d’Argon a mezza altezza poco sopra il monastero benedettino. Si tratta di un errore cartografico, in quanto l’eremo si trova esattamente in cima al colle più alto.

(Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli)

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