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Il Corno Stella, la cima che regala il panorama più bello

Articolo. Partendo da Foppolo, attraverso un itinerario di 13.5 chilometri, si può raggiungere la vetta che vanta una posizione centrale nella catena delle Orobie

Lettura 6 min.
Lungo la cresta Ovest del Corno Stella

Per molti boomers orobici, al pari mio, Foppolo evoca bellissimi ricordi di gioventù: giornate spensierate e sci ai piedi a scorrazzare su e giù dal Toro, Valgussera e Montebello sconfinando ai Carisoli e giù fino a Carona. Foppolo era garanzia di neve e sole e, anche quando imperversava il maltempo, il sorriso non mancava perché all’indomani ci attendevano meravigliose discese in neve fresca. Ciononostante non posso certo dire che Foppolo sia il posto più bello del mondo: lo sviluppo edilizio degli anni Settanta ha segnato in modo indelebile il paesaggio, lasciando sbigottito l’escursionista alla ricerca di paesaggi rurali in armonia con l’ambiente.

Eppure basta incamminarsi sui sentieri per rientrare in sintonia con la montagna. La fortuna di Foppolo è quella di trovarsi ad una quota significativa (con i suoi 1650 metri è il Comune più alto della nostra provincia), proiettando immediatamente l’escursionista in un ambiente di alta montagna. Si possono così raggiungere cime dall’altezza ragguardevole (oltre i 2500m) senza troppa fatica e se poi si prendono gli impianti di risalita, attivi nei mesi di luglio e agosto, tutto diventa ancora più semplice.

Nonostante la sua fama sia divenuta significativa grazie allo sviluppo della stazione sciistica, Foppolo vanta origini millenarie. Si ritiene infatti che addirittura i romani (come avvenne per molti paesi dell’Alta Valle Brembana) si fossero spinti fin quassù per sfruttare le miniere di ferro, anche se il primo documento ufficiale in cui il paese viene menzionato è datato 1331. Giovanni Da Lezze nel 1596 asseriva: «Questa è tutta gente povera senza beni comunali et senza entrada, la maggior parte di loro sono malgesi che alcun di essi al più può haver di proprio intorno 60 vacche, gl’altri manco et servono per familii (andare a fare il famèi , ndr) non havendo altro traffico et gl’huomini per la maggior parte del anno stanno sul Milanese et in Valtulina perché qui non si raccolie né grani, né vino, né castagne, se non un poco de feno».

Il militare e politico della Repubblica di Venezia non fece però menzione delle miniere, mentre Giovanni Maironi da Ponte nel 1819 disse: «Quivi si trovano due miniere di ferro spatico in vicinanza delle contrade stesse abitate, cioè una poco sotto la chiesa, e l’altra nel sito detto Cadelle». In effetti nei secoli XVI e XVII le miniere di ferro in alta valle ebbero fortune alterne legate a numerosi fattori, i principali dei quali furono la mancanza di legna per alimentare i forni fusori a causa del disboscamento selvaggio avvenuto nei secoli precedenti e le difficoltà di trasporto del materiale da lavorare.

Veniamo a noi. L’estate si avvia all’epilogo e approfittiamo di una calda giornata di sole per puntare al Corno Stella (2620m), la cima più alta del territorio di Foppolo, e agli incantevoli specchi d’acqua di cui la zona è ricca. Il Corno Stella, grazie alla sua quota e alla posizione centrale nella catena delle Orobie, è la cima bergamasca che regala il panorama più vasto e completo, imperdibile nelle giornate con il cielo terso.

Posteggiamo al piazzale Alberghi (1630m) e ci incamminiamo sulla stradella che risale la pista di sci della IV Baita. Giunti presso la stazione d’arrivo dell’impianto (1813m), deviamo a destra per la strada che, dapprima in piano e poi in salita più decisa, conduce al Passo della Croce (1943m). Qui la vista si apre grandiosa sulla Valle di Carisole e i monti di Carona. Al valico teniamo la sinistra e in breve raggiungiamo la stazione d’arrivo della seggiovia del Montebello ove si trova la terrazza Salomon (2085m), unico punto di ristoro della gita odierna.

Altra prospettiva di Foppolo dal Pizzo Badile brembano
Altra prospettiva di Foppolo dal Pizzo Badile brembano
Il lago Moro
Il lago Moro
Il lago Moro e il Passo di Valcervia d’inverno
Il lago Moro e il Passo di Valcervia d’inverno

Da questo momento si abbandonano le piste da sci e si entra in un paesaggio decisamente più intrigante. La nostra tappa intermedia è il lago Moro che raggiungeremo seguendo il sentiero CAI 204. Una lunga dolce diagonale attraverso il versante meridionale del Montebello adduce alla testata della Val Carisole, dove in una conca risplende il lago Moro (2235m). Stiamo percorrendo un tratto della ex strada militare di accesso al Passo di Valcervia, uno dei numerosi avamposti della «Linea Cadorna», il sistema difensivo voluto nel 1915 dal generale Luigi Cadorna. Costui, appoggiato dal generale Luigi Porro, temendo un’incursione da Nord degli eserciti austro-ungarici e tedeschi, per proteggere la Pianura Padana decise di realizzare un poderoso sistema di opere difensive distribuite tra Val d’Aosta, Piemonte e Lombardia, denominato OAFN (Opere Avanzate Frontiera Nord), in seguito chiamato più semplicemente «Linea Cadorna».

Tali opere vennero realizzate tra il 1916 e il 1917 da più di 40.000 tra uomini e donne, in buona parte civili assoldati tra gli abitanti del territorio. Se nel Verbano furono realizzate opere imponenti, nelle Orobie vennero eseguiti lavori in economia con pietrame a secco e pochissimo cemento. Fortunatamente la frontiera Nord, Orobie incluse, non fu mai interessata da azioni di guerra e, dopo la disfatta di Caporetto (ottobre 1917) la linea difensiva perse completamente di importanza. Nel gennaio 1919, a guerra conclusa, il Comando Avanzato Opere Frontiera Nord venne sciolto e tutte le opere costruite furono abbandonate.

Il traverso finale del Corno Stella
Il traverso finale del Corno Stella
La bella croce del Corno Stella
La bella croce del Corno Stella
L’immancabile foto di vetta
L’immancabile foto di vetta

Da Foppolo due strade salivano alle postazioni avanzate della «Linea Cadorna»: una diretta al Passo di Dordona e l’altra al Passo di Valcervia. Se al Dordona le opere rimaste sono le meglio conservate di tutte le Orobie, non si può dire lo stesso per il Passo di Valcervia dove non si notano strutture di rilievo. Addirittura la strada militare si fermò al lago Moro e non venne mai completata (motivo per cui non si trovano resti di fortificazioni militari al Passo di Valcervia). Il sentiero CAI 204 percorre integralmente il tracciato originale della strada militare da Foppolo fino al lago Moro.

Al lago Moro la comoda mulattiera finisce e, tenendo la destra, ci si incammina sul sentiero diretto al Corno Stella (cartello indicatore). La traccia sale erta e il passo diviene più difficoltoso al punto da risultare classificato come sentiero per escursionisti esperti. Non esistono passaggi tecnici o esposti ma un tratto di cresta rocciosa e il traverso finale lungo i ripidi pendii erbosi del versante meridionale del monte necessitano di attenzione.

Splash al lago Moro
Splash al lago Moro
Il Corno Stella dal Passo di Valcervia
Il Corno Stella dal Passo di Valcervia
Laghetti del Montebello e lago delle Trote
Laghetti del Montebello e lago delle Trote

Affrontiamo questa ascesa finale di buona lena stimolati dalle pendenze allenanti e, in poco più di mezzora, siamo in vetta. Ad accoglierci la piccola croce di ferro battuto così ben lavorata che pare ricamata. Il nome Corno Stella mi ha sempre affascinato perché evoca la tensione della sua vetta verso la volta celeste, quasi a toccare le stelle. In realtà «stella» è un termine piuttosto ricorrente nella toponomastica delle Alpi (ma si trova anche nei Pirenei, nel Cilento e in Calabria) e si riferisce alla radice indoeuropea stel, altura, luogo elevato.

Il panorama è superlativo ma anziché descriverne i particolari preferisco lasciare a voi la sorpresa, affidandomi soltanto alle parole della «Guida della Valtellina», edita nel 1884 dal CAI di Sondrio: «Anche colui che è avvezzo a considerare dalle vette de’ monti il creato nelle sue forme più grandiose, non potrà trattenere, al giungere sulla cima del Corno Stella, un grido di ammirazione. Dall’innumerabile congerie di cime nevose che si elevano sopra mari di ghiaccio alla vasta pianura lombarda, dai profondi burroni di Valcervia ai pittoreschi laghi del Publino e ai ridenti vigneti di Sassella, dalle foreste secolari del Livrio ai pascoli verdeggianti di valle Brembana, dalle città popolose all’umile casupola del montanaro, tutto quanto la natura ha di bello, di maestoso e di selvaggio, di lì puossi abbracciare d’uno sguardo».

I laghetti del Montebello
I laghetti del Montebello
Il laghetto del Montebello in autunno
Il laghetto del Montebello in autunno
Il lago delle Trote
Il lago delle Trote

Con gli occhi inebriati da tanta bellezza ritorniamo al lago Moro per la prosecuzione dell’itinerario. Le temperature ancora estive ci consentono una graditissima puciatina nelle sue acque. Ben rinfrescati puntiamo al soprastante Passo di Valcervia (2318m) per il sentiero CAI 204A. Giunti al passo vale la pena innalzarsi sull’erboso crinale fino ai 2370m della cima di Valcervia che regala una bella prospettiva sui monti e i laghetti della conca di Foppolo. Da qui un brevissimo tratto di discesa in territorio valtellinese ci conduce ad una piccola bocchetta posta sullo spartiacque.

Torniamo sul lato bergamasco e raggiungiamo i due splendidi laghetti di Montebello. Procediamo verso Ovest per toccare il lago delle Foppe basso (2183m) e successivamente pieghiamo a Sud in direzione del lago delle Trote (2085m). La passione per il buon cibo del Maironi da Ponte è ancora una volta confermata dalle sue stesse parole: «…e vi si annoverano più vedrette formate dai due laghetti detto il primo Lago Moro senza pesce, dal quale sorte l’acqua che serve al forno della Carona, e l’altro detto Foppolo-diano, che abonda di pesce, e segnatamente di squisite trote». Da qui la trasformazione del nome in «lago delle Trote».

Il lago delle trote in veste autunnale
Il lago delle trote in veste autunnale
Corsetta autunnale ai laghi del Montebello
Corsetta autunnale ai laghi del Montebello
Il gruppo rock femminile
Il gruppo rock femminile

Poco prima del lago, all’altezza di un baitello di pietra, abbandoniamo il sentiero 204A (destinato alla stazione d’arrivo del Montebello) e seguiamo il sentiero CAI 203 diretto al Passo di Dordona. Con percorso pressoché pianeggiante si oltrepassa la dorsale sudoccidentale del Monte Toro fino ad intercettare i tralicci del vecchio skilift del Toro. A chi non ha fretta consiglio di spingersi fino al Passo di Dordona per visitare le trincee della «Linea Cadorna», ottimamente conservate (calcolare venti minuti per raggiungere il Passo). Chi invece preferisce rientrare deve scendere per il sentiero che segue il percorso della vecchia pista da discesa fino ad intercettare la strada cementata che da Foppolo sale al Passo di Dordona. Si segue fedelmente la strada fino ai mastodontici paravalanghe. Qui, in corrispondenza di una fontanella d’acqua freschissima, si prende il sentiero che riconduce al piazzale Alberghi. Ad accoglierci presso il piazzale, con grande sorpresa, è una band rock tutta al femminile che sfoggia un repertorio veramente elettrizzante…un vero piacere lasciarsi sedurre da quelle note!

P.S. l’escursione qui descritta è lunga 13.5 chilometri con 1.100 metri di dislivello positivo. Chi preferisce rinunciare alla vetta accorcia l’itinerario di 2 chilometri e 400 metri di dislivello.

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