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Il tour di San Piro, per fare «rotolar le uova» nel giorno di Pasquetta

Articolo. Un itinerario affascinante (e adatto anche a chi non è avvezzo alla fatica) sullo spartiacque tra valle Imagna e val Brembilla, stregati dalla magica atmosfera della chiesa di San Piro

Lettura 6 min.
Il campanile di San Piro

La primavera è nell’aria e la natura sta dipingendo di nuovi colori i nostri monti. Per cogliere appieno queste sfumature ci rechiamo a Berbenno, in valle Imagna. Oggi abbiamo l’onore di camminare in compagnia di tre giovani meneghini in fuga dal frastuono metropolitano. Appuntamento è alle ore 13 presso la località Cat, piccolo valico sopra Berbenno lungo la strada provinciale che conduce a Blello. Bisogna sapere che il comune di Berbenno da tempo punta alla fusione con Blello, ma una lingua di terra brembillese si interpone tra i due territori impedendo formalmente l’accorpamento. Ecco allora che si sta lavorando affinché Brembilla rinunci alla giurisdizione su questo fazzoletto di terra in favore di Berbenno. Solo successivamente si potrà procedere con la fusione dei due comuni montani.

Berbenno vanta una storia antichissima. I primi resti di presenza umana infatti risalgono all’età del rame: delle sepolture umane, con relativi arredi funebri, vennero infatti ritrovate nella grotta denominata «Büs del cunì». Si presume che il territorio sia stato stabilmente abitato anche in epoca etrusca e dai Galli Cenomani, poco prima dell’arrivo dei Romani. L’ipotesi più accreditata sull’origine del nome risalirebbe al celtico «Bere», ovvero «montagna».

La prima citazione di questa località in documenti ufficiali, tuttavia, si data all’anno 1187, quando venne sancita la gestione delle rendite di questi territori in favore della diocesi di Bergamo. La felice esposizione al sole e i pendii non troppo erti hanno da sempre caratterizzato l’economia del paese. Giovanni da Lezze nel 1596 lo differenzia dagli altri paesi imagnini, dediti principalmente alla pastorizia e alla lavorazione della lana, asserendo: «Ma il comun di Berbenno fa per sè tanta biava / et tanto vino che gli basta per sei mesi; il resto dil paese raccoglie castagne, noce et feno per sei mesi». Alla solatia peculiarità del territorio si deve il soprannome attribuito ai suoi abitanti: «i brustolìcc de Berbènn».

Lasciamo l’auto presso il piccolo posteggio del Cat (780m), ai piedi della bella santella dedicata a Maria Assunta. La cappelletta fu costruita nel 1634 per voto alla Vergine Maria dal medico Giuseppe De Donatis, scampato all’aggressione di un branco di lupi (!). L’edicola votiva conserva all’interno un bel dipinto dell’Assunzione del ‘600 di autore ignoto mentre all’esterno sfoggia un grande portico sormontato dal caratteristico tetto di piode, dove trovavano rifugio i viandanti.

Al valico imbocchiamo la strada asfaltata che sale in direzione del colle di san Pietro (segnavia CAI n°571). Procediamo per circa un chilometro fino al termine della strada. Sulla sinistra si diparte il sentiero lastricato, piuttosto ripido, che conduce alla chiesa di «San Piro», come viene chiamata dagli abitanti del luogo. Costruita a 933m sulla sommità del monte Poren (detto anche colle di San Pietro) è la chiesa più antica della valle Imagna e pare risalire al secolo XIV. Un’ipotesi sul periodo è stata fornita dagli studi di un affresco raffigurante i santi Pietro e Paolo, databile agli ultimi decenni del Trecento. San Piro è una chiesa alpestre, con le sue forme semplici e la lavorazione grezza delle pietre locali. Questa essenzialità la rende una perla di rara bellezza perfettamente inserita nell’ambiente circostante.

È curioso sapere che questa chiesetta nel 1618 divenne un luogo di devozione frequentatissimo allorché la Santa Sede concesse l’«indulgenza eterna» alla Confraternita di S. Pietro e a tutti i pellegrini che qui giungevano.

La chiesa è circondata da un bellissimo prato pianeggiante e ha la singolarità di avere il campanile posto a cinquanta metri di distanza. L’ingegnoso accorgimento nacque dalla necessità di consentire la vista del campanile o della chiesa da entrambe le vallate, risultato che non si sarebbe ottenuto se le due costruzioni fossero state unite.

Questo luogo particolarmente ameno e bucolico cambia decisamente aspetto il giorno di Pasquetta: un’antica tradizione popolare faceva convergere quassù gli abitanti di Berbenno e di Brembilla per un momento di festa. Oltre ai consueti picnic e alla messa pomeridiana, ci si intratteneva in canti, balli e giochi fino a notte inoltrata. Il più antico di questi giochi consisteva nel far rotolare lungo il prato le uova sode colorate: se le uova venivano bollite con la cipolla diventavano gialle, gli spinaci le coloravano di verde mentre con i fiorellini di campo si tingevano di azzurro. A seconda di come le uova rotolavano a valle gli anziani traevano auspici per la prossima stagione del raccolto. Con il passare del tempo i brembillesi hanno rinunciato all’appuntamento di San Piro, forse per la lunghezza del percorso a piedi. Rimane invece viva la tradizione per i berbennesi, che ancora oggi salgono numerosi a festeggiare con i bimbi che, anziché impegnarsi nel far rotolare le uova, ora si dilettano in una sorta di caccia al tesoro alla ricerca delle uova colorate, abilmente nascoste nei prati intorno alla chiesa.

Lasciamo San Piro procedendo lungo il sentiero CAI n°571 che scende fino a intercettare una strada forestale (detta strada della Baghina). Si attraversa la sterrata scendendo a destra per pochi metri fino a riprendere il sentiero che procede costeggiando lo splendido roccolo Zois. Giunti a una cappelletta abbandoniamo il 571 per seguire il sentiero sulla destra che rimonta il crinale. Dopo una decina di minuti raggiungiamo una seconda santella, dove seguiamo le indicazioni per la chiesa di Blello.

Un lungo traverso nel bosco ci conduce, in mezzoretta, al cospetto della seicentesca chiesa dell’Annunziata di Blello (950m). In posizione dominante sulla val Brembilla, la chiesa, con l’annessa canonica, è un piccolo gioiello di architettura rurale: la facciata rustica, il sagrato lastricato, gli spigoli di pietra e il tetto di piode sono l’immagine della sobrietà e della tenacia di queste popolazioni. Circondata dai pascoli è avvolta in un’atmosfera incantevole, fatta di silenzi e di colori della natura. La chiesa dista dal paese più di un chilometro e fino a dieci anni fa non esisteva la strada. Per andare a messa i fedeli dovevano camminare per venti minuti lungo l’antica mulattiera e in occasione dei funerali le bare venivano trasportate a spalla!

È sabato pomeriggio, ma la chiesa è chiusa, Peccato perché Chiara, berbennese acquisita, asserisce che anche l’interno è molto interessante.

Verso Curnino Alto
Verso Curnino Alto
La chiesa di Blello da Curnino alto
La chiesa di Blello da Curnino alto
Verso la bocchetta di Piazzacava
Verso la bocchetta di Piazzacava

Proseguiamo il cammino lungo lo sterrato che conduce al vicino cimitero. Appena superato il camposanto imbocchiamo il sentiero sulla sinistra, senza farci intimorire dai cartelli di proprietà privata che si riferiscono ai prati circostanti. Siamo sul percorso CAI n° 592E, che procede in salita tra pascoli abbelliti da frassini e faggi secolari. Si giunge così alla suggestiva contrada Curnino alto (1015m). Una visita è d’obbligo, anche se in questa stagione le case non sono abitate. Torniamo indietro pochi metri e prendiamo la stradella sterrata (alle spalle della contrada) che risale il pendio, serpeggiando tra i prati per raggiungere le baite più alte della zona.

Superata l’ultima cascina, la strada rientra nel bosco e procede fino a un tornante (1130m) dove si diparte il sentiero che, attraversando il versante orientale del monte Castello, raggiunge la bocchetta di Piazzacava. Con il monte Castello ho un conto in sospeso: lo scorso anno ho provato a salirlo partendo dalla bocchetta di Piazzacava, ma sono stato respinto da un impegnativo salto di roccia che ha spento il mio entusiasmo. Ecco ora l’occasione del riscatto con l’ascesa dal versante opposto. Non conosco il percorso così mi sgancio dal gruppo per una veloce sortita. Mi porto sul crinale in corrispondenza di un capanno di caccia e seguo la labile traccia che lo percorre quasi integralmente fino alla cima (1218m). Nulla di estremo, ma questa variante richiede esperienza e assenza di vertigini. Dalla piccola croce incastrata tra le rocce sommitali si gode uno splendido panorama sul Resegone e la valle Imagna. Spostandosi poco più a nord, si riesce a intravedere la val Brembilla con tutta la nobile cornice dei suoi monti.

Torno rapidamente sui miei passi e mi involo alla bocchetta di Piazzacava, dove i compagni stanno già addentando il secondo panino. Nei pressi della selletta sorge il bellissimo roccolo di Piazzacava. Si tratta di uno dei roccoli più vecchi della zona, confermato dall’intreccio spettacolare dei rami dei faggi pluricentenari. La parte più antica della costruzione risale al Settecento, mentre l’ampliamento porta la data 1821. Fino a qualche decennio fa il roccolo era in funzione, probabilmente utilizzato dai discendenti della Famiglia Berizzi di Corna Imagna, proprietari di tutti i roccoli e i capanni di questa costiera. Il roccolo di Piazzacava possiede una particolarità rara: la sella dove si trova oggi un tempo era stretta e non consentiva l’insediamento di un roccolo. Essendo il sito particolarmente favorevole alla cattura degli uccelli, i proprietari decisero di realizzare grandi muri di contenimento, che riempirono di terra per creare lo spazio necessario ad ospitare la complessa struttura del roccolo. Da questa particolarità probabilmente prende il nome Piazzacava, cioè «spiazzo scavato».

Ben rifocillati, ci rimettiamo in cammino per il rientro seguendo il sentiero 571. Procediamo ora sul versante rivolto verso la valle Imagna, accompagnati da un generoso sole pomeridiano. Ogni tanto si aprono scorci molto suggestivi sul Resegone e sulla vallata. Poco sotto la bocchetta di Piazzacava facciamo una breve deviazione a sbirciare la cascina Piazzacava, con la sua spettacolare conca pascoliva. Quindi ci involiamo rapidi verso Berbenno con un percorso che alterna tratti di strada sterrata a bei sentieri che agevolano la marcia. Anche se stiamo camminando a poca distanza in linea d’aria dal percorso seguito all’andata, il contesto paesaggistico e il panorama sono completamente diversi.

Il roccolo di Piazzacava
Il roccolo di Piazzacava
Foto di gruppo alla bocchetta di Piazzacava
Foto di gruppo alla bocchetta di Piazzacava
Ca’ Baghina
Ca’ Baghina

Raggiungiamo prima Ca’ Baghina e poco dopo transitiamo nuovamente per il roccolo Zois. A questo punto il sentiero 571 risalirebbe a San Piro, ma preferiamo scendere sulla strada provinciale, per non ripetere il medesimo percorso. Senza ulteriori salite, in un quarto d’ora ci ritroviamo nuovamente al Cat.

P.S. L’itinerario descritto è lungo circa 11 km con un dislivello positivo di 550m. Calcolare tre ore e mezza di comodo cammino. L’ascesa al monte Castello richiede altri 100m di dislivello e 20 minuti di cammino aggiuntivi.

(Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli)

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