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L’anello del Resegone, un trekking con vista tra Bergamo e Lecco

Racconto. Il percorso racconta la storia secolare di due territori e offre dei panorami mozzafiato sui laghi brianzoli

Lettura 6 min.
Il faggio monumentale sopra Brumano (sent. 576)

Le previsioni meteo per l’indomani parlavano chiaro: «Cime coperte da nuvole ma assenza di precipitazioni, il sole grande assente». Con queste premesse era difficile scovare un itinerario significativo…ma ecco balenare l’idea di un giro molto interessante che, pur escludendo le alte vette, risulta assai panoramico e divertente: l’anello del Resegone.

Non è la prima volta che dedichiamo la nostra attenzione al Resegone, salito da più parti e in tutte le stagioni, ma mai ci eravamo concentrati sul periplo di questo monte, nobile e affascinante. Eppure è l’unico modo per conoscere a fondo una montagna, con la sua storia, i paesaggi e la sua gente. Ci rechiamo così, fiduciosi in terra di Brumano, in Valle Imagna, località già visitata in precedenza.

Lungo il sentiero 576
Lungo il sentiero 576
Baite sopra Brumano
Baite sopra Brumano
Il cippo di confine al Passo della Porta
Il cippo di confine al Passo della Porta

Partiamo dal posteggio della chiesa (911m), seguendo il sentiero CAI 587 che si inerpica repentino nei prati sopra la parrocchiale. Si taglia ripetutamente la strada asfaltata costeggiando alcune dimore rustiche fino a quota 1000m dove, presso un tornante, deviamo a sinistra per il sentiero CAI 576 diretto alla Capanna Alpinisti Monzesi. Camminiamo tra prati e boschetti e, dopo essere transitati al cospetto di un magnifico faggio secolare (censito come albero monumentale), raggiungiamo un grande casolare (1080m). A fianco del casolare il sentiero entra nel bosco e, con percorso quasi pianeggiante, si spinge fino al Passo della Porta (1126m) così chiamato perché, poco più avanti, si transita attraverso un pertugio tra le rocce, una sorta di porta naturale, passaggio obbligato per raggiungere il valico della Passata.

In corrispondenza del passo della Porta si nota uno dei numerosi cippi di confine, posizionati alla fine del XVIII secolo sul confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia per porre fine ai continui sconfinamenti e alle interminabili controversie tra le popolazioni locali. Il «confine di monte» partiva dalla Chiusa Viscontea (l’attuale Chiuso, rione di Lecco) e, con percorso molto articolato, terminava al Pizzo del Cengio che, dopo questa operazione di tracciatura, cambiò il nome in Pizzo dei Tre Signori. I borghi orobici di Brumano e Vedeseta facevano parte del territorio milanese. Questo cippo è datato 1790, uno degli ultimi ad essere posizionato. Vale la pena ricordare che solo qualche anno più tardi, con la calata in Italia delle truppe napoleoniche e la firma del trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), la Repubblica Veneta cessò di esistere e i suoi territori furono assegnati all’Arciducato d’Austria.

Porta...presso l’omonimo passo
Porta...presso l’omonimo passo
La Passata
La Passata
L’ingresso delle miniere della Passata
L’ingresso delle miniere della Passata

Continuiamo nel bosco senza grossi dislivelli finché una breve salita ci conduce alla Passata (1244m), strategico valico di collegamento tra Bergamo e Lecco che per secoli ha ospitato uno degli impianti di cattura dell’avifauna migratoria più redditizi della nostra provincia. Nel secondo dopoguerra, per alcuni decenni, molti abitanti di Brumano si recavano a lavorare nelle fabbriche di Acquate e di Lecco transitando da qui: gli uomini nelle industrie metallurgiche mentre le donne nelle filande. Ogni lunedì mattina questo valico si ravvivava al passaggio dei lavoratori che, in circa tre ora di marcia, raggiungevano il luogo di lavoro e si rianimava il sabato sera, al loro rientro in famiglia. Anche alla Passata è presente un cippo di confine, datato 1781: era uno dei più importanti e venivano chiamati «Capotermini».

Siamo entrati in provincia di Lecco, affacciati sulla Valle di Erve, e per raggiungere la Capanna Alpinisti Monzesi seguiamo il sentiero CAI 575 che si diparte qualche metro oltre il valico sulla destra, leggermente più in alto. Dopo pochi minuti raggiungiamo uno degli ingressi delle ex miniere della Rolla, conosciute anche come miniere della Passata. Il giacimento venne aperto con le prime gallerie nel 1888: vi si estraeva la galena, un minerale da cui si ricava il piombo. Fu attivo fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando il minerale veniva utilizzato per la realizzazione dei proiettili destinati al fronte. L’attività estrattiva riprese poi alla fine degli anni Trenta per essere quindi definitivamente interrotta nel 1942. Vi lavoravano in gran parte uomini di Erve e di Brumano, di entrambe le opposte vallate, contadini che in tal modo riuscivano ad arrotondare le magre entrate del lavoro nei campi con quelle dell’attività mineraria. La galleria è stata messa in sicurezza ed è visitabile per un tratto. Perché rinunciare? Armati di pila frontale, decidiamo di intrufolarci: è un percorso breve ma divertente che consiglio di effettuare con torcia e caschetto.

All’interno delle miniere della Passata
All’interno delle miniere della Passata
La Valle di Erve dalle miniere della Passata
La Valle di Erve dalle miniere della Passata
Il Passo del Fò e, seminascosta, la Capanna Alpinisti Monzesi
Il Passo del Fò e, seminascosta, la Capanna Alpinisti Monzesi

Riprendiamo il cammino e in poche decine di minuti raggiungiamo la Capanna Alpinisti Monzesi (1173m). I miei ricordi corrono veloci a vent’anni fa quando, in squadra con gli amici Marco e Gabriele, affrontammo la Monza-Resegone, mitica gara di corsa in notturna di 42 chilometri, dalla città brianzola fino al rifugio Alpinisti Monzesi…mi viene ancora la pelle d’oca!

Alle spalle del rifugio il sentiero CAI 907 sale con decisione fino al Passo del Fò (1296m), punto di partenza per impegnative vie di roccia e ferrate dirette alla cima del Resegone. Qui si trova la Capanna «Giacomo Ghislandi», altro punto d’appoggio in caso di necessità. Il termine «fò» in dialetto locale indica il faggio e, in effetti, da adesso in poi questa elegante pianta sarà protagonista indiscussa dei boschi che attraverseremo.

La Capanna Alpinisti Monzesi
La Capanna Alpinisti Monzesi
La Capanna Ghislandi al Passo del Fò
La Capanna Ghislandi al Passo del Fò
Scorci sul lago dal sentiero per i Piani d’Erna
Scorci sul lago dal sentiero per i Piani d’Erna

Proseguiamo in direzione dei Piani d’Erna. Il percorso più bello e panoramico è quello del sentiero n° 5, riservato ad escursionisti esperti per via di un semplice passaggio attrezzato con catene, ma scopriamo che non è percorribile a causa di una frana che un mese fa ha compromesso parte del tracciato. Pertanto ripieghiamo sul sentiero principale che obbliga ad abbassarsi di quota nel bosco per un centinaio di metri. La discesa obbligata termina a 1145m, dove si intercetta un grande e invitante sentiero…non bisogna fare l’errore di seguirlo a destra in salita (porta in cima al Resegone!) bensì occorre scendere pochi metri a sinistra fino ad un grosso masso dove sono presenti alcuni cartelli segnalatori. Qui imbocchiamo il sentiero per i Piani d’Erna, che, risalendo il torrente, conduce ai 1291m della Bocca d’Erna, ampio valico d’accesso alla rinomata località alpestre. I Piani d’Erna sono una terrazza pascoliva naturale ai piedi del Resegone con affaccio privilegiato su Lecco. La sua particolarità è che è raggiungibile solo a piedi o in funivia (da Lecco). Notevole da qui la vista sul monte Due Mani e sulle Grigne.

Consiglio vivamente la deviazione panoramica per la croce del Pizzo d’Erna: una comoda strada accompagna alla stazione d’arrivo della funivia e da lì, per facile ed evidente sentiero, si arriva ai 1366m del Pizzo d’Erna. Dalla croce una vista mozzafiato regala emozionanti scorci su Lecco, i laghi brianzoli e i monti del triangolo lariano. Alla croce termina anche la via ferrata dei Piani d’Erna (Gamma 1), una delle vie attrezzate più frequentate della Lombardia, che oggi vede impegnate numerosi alpinisti.

Torniamo sui nostri passi fino alla Bocca d’Erna. Alle persone più curiose mi sento di consigliare anche una sbirciatina al sottostante Vecchio Borgo: una contrada rurale che per secoli è stata il punto di riferimento per gli alpeggiatori e che negli anni ’60 è divenuta una località di villeggiatura. Nel 1965, con la costruzione della funivia, qui approdò il turismo, soprattutto quello invernale, con la realizzazione di un piccolo comprensorio sciistico che poteva contare su una manovia e quattro skilift. Intere generazioni di lecchesi hanno mosso i primi passi sugli sci su questi pendii. Nonostante i piani di urbanizzazione, Erna è rimasta una piccola oasi di pace soprattutto grazie all’idea di collegarli a Lecco con la funivia e non con una strada. Quella che al tempo era sembrata una scelta svantaggiosa oggi si sta rivelando un punto vincente perché ha consentito a questo luogo di mantenere la sua integrità senza gli eccessi edilizi di altre località montane lombarde.

Alla Bocca d’Erna prendiamo il sentiero 7A diretto al passo del Giuff. Passiamo accanto alla sorgente Pesciola, fonte principale della località, poi attraversiamo i prati di una delle vecchie piste da discesa ed infine entriamo in una bella faggeta. Qui veniamo assaliti da un repentino cambio di temperatura, segno inequivocabile del passaggio sul versante settentrionale del Resegone. Istintivamente il cammino diviene lesto e in meno di mezzora raggiungiamo il Passo del Giuff (1520m). Il nome è assai curioso ma non sono riuscito a trovare una convincente radice toponomastica: potrebbe derivare dall’espressione dialettale giuf, giogo, che deriva dal latino iugum, ma è scritto con una «f» e non con due. Lascio la parola agli esperti.

Alpinisti impegnati nel tratto finale della ferrata Gamma 1
Alpinisti impegnati nel tratto finale della ferrata Gamma 1
Cascinali ai Piani d’Erna
Cascinali ai Piani d’Erna
Il Vecchio Borgo d’Erna dal sentiero per il passo del Giuff
Il Vecchio Borgo d’Erna dal sentiero per il passo del Giuff

Al valico intercettiamo un paio di sentieri che conducono in vetta al Resegone ma oggi la cima è avvolta dalle nebbie, pertanto proseguiamo il periplo alla volta della Bocca di Palio. Sempre forgiati dalle temperature e immersi nei colori bruni della splendida faggeta, raggiungiamo la sorgente delle Forbesette, preziosa fonte d’acqua per il paese di Morterone. In prossimità della sorgente, lungo il sentiero sono state recuperate a scopo didattico una vecchia calchera, fornace per la cottura della calce, e un poiàt, il sistema di produzione di carbone vegetale dalla combustione lenta della legna. Forbesette dovrebbe derivare dal termine dialettale fòrbes, forbici, con probabile riferimento all’insetto che ha la coda biforcata a guisa di forbici. Anche questa ipotesi mi lascia un po’ perplesso…

La sorgente della Pesciola
La sorgente della Pesciola
Il versante Nord del Resegone con i Piani d’Erna
Il versante Nord del Resegone con i Piani d’Erna
Il passo del Giuff
Il passo del Giuff

Un’ultima salitella ci riporta in territorio bergamasco attraverso la Bocca di Palio (1390m). Qui occorre fare attenzione perché è facile sbagliare sentiero. La nostra destinazione è il rifugio Resegone e il sentiero (CAI 587) corre verso Sud in leggera discesa, poco più a destra dell’altro sentiero che scende a valle più diretto e visibile. In poche decine di minuti siamo al rifugio Resegone (1270m). Sono ormai le 14 e la fame sta impossessandosi dei nostri istinti. Proviamo a chiedere ospitalità ai rifugisti e veniamo accolti con grande cordialità e saziati con gli ottimi piatti della tradizione montana. Non è la prima volta che ci fermiamo al rifugio e in ogni occasione i volontari che si avvicendano nella gestione della struttura hanno dimostrato un genuino spirito di accoglienza, senza mai rifiutarci un piatto anche negli orari più inconsueti. Grazie! Rimangono da percorrere gli ultimi chilometri di discesa verso Brumano che volano via con il sorriso nel cuore.

P.S. l’itinerario qui descritto, compresa la deviazione al Pizzo d’Erna, è lungo 17 chilometri con 1250m di dislivello. Non fatevi spaventare da questi numeri, le salite non sono mai ripide e il sentiero è molto scorrevole. Fino ai Piani d’Erna i punti d’appoggio sono numerosi. Calcolare 5/6 ore di cammino.

Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli

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