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Nel cuore della Val Taleggio e della Valsassina con la bellezza senza confini del Monte Due Mani

Racconto. L’itinerario di oggi ci porta nella parte più occidentale della nostra provincia, al confine con Lecco. Il panorama che offre nei giorni tersi è davvero sorprendente

Lettura 4 min.
Il panorama verso la pianura

Quest’oggi ci spingiamo fino al margine più occidentale della nostra provincia, in Val Taleggio, alla scoperta del Monte Due Mani. Questa cima rappresenta l’apice di una panoramica linea di cresta sullo spartiacque tra la Val Taleggio e la Valsassina, ovvero tra i territori di Bergamo e Lecco. Orograficamente questa è la sua collocazione ma amministrativamente il Monte Due Mani si trova interamente in provincia di Lecco. Il perché di questa anomalia è da far risalire al XV secolo, ai tempi delle diatribe tra il Ducato di Milano, di fede ghibellina, e la Serenissima, dichiaratamente guelfa. In quegli anni i confini della Val Taleggio subirono numerose modifiche fino alla pace di Lodi (1454), quando Milano dovette rinunciare definitivamente alle mire sul territorio bergamasco (Val Taleggio, Valtorta e Valle di Averara). Agli Sforza rimase soltanto un piccolo lembo della Val Taleggio, il territorio di Vedeseta. Con la fine della Serenissima (1797), Vedeseta venne assegnata a Bergamo ma quel valico di comunicazione tra le due valli, la Culmine di San Pietro, rimase legato al territorio di Lecco.

I pascoli della Culmine
I pascoli della Culmine
Il Resegone dalla sterrata per Morterone
Il Resegone dalla sterrata per Morterone
Alla bocchetta di Redondello
Alla bocchetta di Redondello

Per secoli il valico è stato utilizzato dagli abitanti della Val Taleggio per raggiungere la Valsassina e Lecco, dove intrattenevano rapporti commerciali riguardanti principalmente la vendita di formaggio. Il motivo per cui questo passo viene chiamato al femminile (la Culmine) anziché al maschile è da far risalire all’origine latina del nome: deriva infatti dal sostantivo neutro latino culmen, il punto più alto di una salita, poi traslato al femminile (colma). Colma è un termine spesso utilizzato in territorio lecchese (Colma di Sormano, Colma di Ravella, Colma del Piano).

Il Monte Due Mani dalla bocchetta di Redondello
Il Monte Due Mani dalla bocchetta di Redondello
I ruderi dell’alpe Desio
I ruderi dell’alpe Desio
La bella faggeta verso la bocchetta di Desio
La bella faggeta verso la bocchetta di Desio

Proprio dalla Culmine (1258m) parte l’itinerario di salita più breve per raggiungere il Monte Due Mani (1666m): una gita breve e divertente che può impegnare anche solo mezza giornata, a patto che ci siano cieli tersi perché il panorama è davvero sorprendente. Sottolineo cieli tersi perché lo scorso anno salimmo al Due Mani dal versante della Valsassina (dal paese di Maggio) ma, giunti in vetta, i classici nuvoloni delle Orobie ebbero il sopravvento lasciandoci solo intuire la suggestione degli scorci da lassù. Mi ripromisi di tornare ma solo con garanzia di bel tempo. Qualche sabato addietro ecco presentarsi l’occasione: la mattina su Bergamo imperversava un acquazzone dagli infausti presagi ma il meteo prometteva un netto miglioramento sulla nostra provincia per il pomeriggio, partendo da ovest verso est. Certo, a guardar dalla finestra nessuno avrebbe scommesso una lira sul sole ma, dopo un rapido consulto al radar e alle immagini satellitari mi convinco e ripropongo agli amici il monte Due Mani. La presentazione dell’itinerario terminava con la fatidica frase «fiducia che buca!». Per la verità solo la mitica Dani ha osato sfidare i nembi minacciosi ma la scelta è stata vincente.

Così, mentre su Bergamo incombevano ancora le piogge, alle 14 ci presentiamo alla Culmine di San Pietro (1258m) con i raggi di sole che già sorridono alle due valli. Imbocchiamo la sterrata che dal ristorante bar del Passo si spinge in leggera discesa verso Ovest, in direzione di Morterone. Il primo tratto è un dolcissimo percorso ondulato attraverso pascoli rigogliosi e assolati. Si lambiscono alcuni invitanti agriturismo ma a settembre notiamo che sono già chiusi. Mantenendoci sulla strada sterrata tocchiamo dapprima la bocchetta di Ferrera (1238m) e poi sfioriamo la bocchetta di Dongoli (1304m). Poco oltre, ad una biforcazione, abbandoniamo la strada per Morterone e saliamo sulla destra. Nei pressi di una cascina diroccata, sulla destra, si diparte il sentiero diretto alla bocchetta di Desio e al Monte Due mani. I cartelli indicatori non lasciano dubbi.

l crinale verso la croce del Due mani
l crinale verso la croce del Due mani
Il vecchio bivacco del Due Mani (giugno 2024)
Il vecchio bivacco del Due Mani (giugno 2024)
Verso la croce
Verso la croce

Raggiungiamo così la bocchetta di Redondello (1358m) e poi, con un saliscendi all’interno di uno splendido bosco di faggi e panoramiche radure, approdiamo all’alpe Desio (1315m). Il destino di questo storico alpeggio pare inevitabilmente segnato: le baite sono diroccate e i pascoli, non più utilizzati dalle mandrie, stanno cedendo il passo al bosco. Procediamo sempre verso ovest fino alla bocchetta di Desio (1340m), un altro pascolo ormai abbandonato. Abbiamo raggiunto la bocchetta di Desio in un’oretta di piacevole cammino ma qui la musica cambia: il placido fluire dei passi nel morbido sottobosco lascia il posto all’affannoso arrancare sull’erto pendio sassoso del Monte Due Mani. Una schioppettata di soli 300 metri di dislivello , breve ma intensa. La affrontiamo con decisione per dare un “senso di fatica” a un’escursione fin qui troppo facile… e quando giungiamo poco sotto la vetta non ci lasciamo sedurre dal più morbido sentiero di sinistra ma manteniamo quello diretto.

Il panorama verso i piani di Artavaggio
Il panorama verso i piani di Artavaggio
Il Monte Due Mani con Grignetta e Grignone
Il Monte Due Mani con Grignetta e Grignone
Il Resegone e la costa del Palio dalla croce del Due Mani
Il Resegone e la costa del Palio dalla croce del Due Mani

Giungiamo così sul crinale senza fiato non tanto per lo sforzo profuso quanto per la meraviglia che si presenta ai nostri occhi: Grignetta, Grignone, Ballabio e il pian dei Resinelli sono lì dinnanzi a noi, talmente vicini che sembra quasi di toccarli. L’entusiasmo ci fa percorrere gli ultimi metri di salita senza più percepire la fatica. Procedendo sul crinale la vista si apre ulteriormente verso Sud regalandoci scorci eccezionali sui laghi di Lecco, Garlate, Annone e Pusiano e sul Resegone che da qui ha tutt’un altro aspetto.

Come il Resegone, anche il Monte Due Mani ha un nome che deriva dalla morfologia delle sue cime. Il Due Mani è costituito infatti da dieci piccole cimette frastagliate che nel loro insieme possono ricordare due mani aperte. Più volte e da prospettive diverse ho provato ad osservarlo alla ricerca di questa suggestione ma le due mani aperte non sono mai riuscito ad intravederle…mah, forse tale nome si riferisce a chi lo osserva da Ballabio. Comunque sia vale la pena fermarsi in vetta a godere dello spettacolo.

L’immancabile foto di vetta
L’immancabile foto di vetta
Scorci sulla Valsassina e le Orobie lecchesi
Scorci sulla Valsassina e le Orobie lecchesi
Grignetta e Grignone protagonisti assoluti
Grignetta e Grignone protagonisti assoluti

In cima ecco un’altra sorpresa: in prossimità della croce c’è sempre stato un bivacco bianco a forma di igloo, il bivacco Locatelli-Milani Scaioli, ma quest’anno il bivacco non c’è più! Rimane solo il triste basamento di cemento. Apprendo dalle persone presenti in vetta che è stato recentemente asportato con l’elicottero per provvedere alla manutenzione, ma tornerà presto al suo posto.

Distratti dai superbi panorami non ci accorgiamo del tempo che passa e così, dopo un’occhiata alle lancette, capisco che dobbiamo rientrare alla base senza ulteriori divagazioni: la bottega della cooperativa Sant’Antonio a Reggetto chiude alle 18 e vogliamo tornare a Bergamo con adeguata scorta di Strachìtunt e Taleggio! Così, lesti, ripieghiamo alla Culmine seguendo il medesimo itinerario dell’andata.

Scendendo dal Due Mani per il sentiero più...morbido
Scendendo dal Due Mani per il sentiero più...morbido
La località la Foppa lungo la variante ad anello (giugno 2024)
La località la Foppa lungo la variante ad anello (giugno 2024)
Tornando alla bocchetta di Desio
Tornando alla bocchetta di Desio

A chi invece non ha fretta suggerisco di completare l’escursione compiendo un piccolo anello: dalla croce di vetta si segue il panoramico sentiero del crinale Nord (in direzione di Maggio) fino alla località la Foppa (1260m), bel pascolo con alcune cascine ben ristrutturate. Da qui, salendo sulla collinetta sopra il caseggiato, si prende il «Sentiero dei Grignoni» (paletti bianco/rossi) che, in leggera salita, riconduce alla bocchetta di Desio. Da qui si torna alla Culmine per lo stesso sentiero dell’andata.

Una volta alla Culmine vale la pena concedersi una sbirciatina alla bella chiesetta dei Santi Pietro e Paolo, di origini cinquecentesche e rimaneggiata nel 1749, con il suo convento-foresteria. Appena sopra la chiesa c’è un interessante roccolo, di pertinenza della chiesa, dove spicca un magnifico frassino che con i suoi rami abbraccia la torretta del roccolo. Sono ragguardevoli le sue dimensioni: con i suoi 3 metri di circonferenza del tronco e i 12 metri di altezza rappresenta un record per le piante di questa specie.

P.S. l’itinerario qui descritto è lungo circa 11km con un dislivello positivo di 700 metri. Calcolare 3 ore e mezza di cammino. La variante ad anello aggiunge 4km e 200m di salita (un’ora). Non esistono difficoltà tecniche, tuttavia consiglio i bastoncini per affrontare con disinvoltura l’erta ascesa finale al Due Mani.

Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli, ad eccezione di dove diversamente indicato

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