93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Non solo lungolago. Un pomeriggio tra i vicoli, le chiese e gli affreschi di Iseo

Articolo. Dal Santuario della Madonna delle Neve alla Chiesa di San Silvestro, passando per un capolavoro firmato da Hayes e una «Danza Macabra» risalente al 1500: ecco il nostro viaggio alla scoperta di curiosità in uno dei centri più importanti del Sebino

Lettura 5 min.

Ѐ una domenica di novembre, autunno inoltrato ma con un sole deciso. La pioggia dei giorni scorsi ha pulito e lucidato l’atmosfera, rendendo i colori ancora più vividi. Le foglie gialle sui sampietrini luccicano, ancora intrise di umidità e colpite dai raggi obliqui del sole autunnale, mentre la superficie del lago è vetro liscissimo, che riflette il cielo azzurro. Una giornata così era troppo bella per non uscire a godersela, sembrava fatta apposta per bersi un caffè, lentamente, ad un tavolino sul lungolago, con la pelle del viso scaldata dal sole e gli occhiali scuri a proteggere gli occhi. E così eccomi ad Iseo, in compagnia della mia solita curiosità che ben presto mi impone di abbandonare il tavolino vista lago e addentrarmi nelle vie meno affollate, per scoprire i tesori che si celano all’interno del paese.

Lungo viale Repubblica mi imbatto subito in un mercatino che occupa gran parte della via e che, complici il tepore del primo pomeriggio e gli oggetti colorati esposti ad ogni bancarella, inizia ad attirare diverse persone. Sul viale si affaccia anche una delle tre torri medioevali ancora visibili a Iseo, mentre più avanti, dove la strada si allarga su una rotonda, si fronteggiano la scuola dell’infanzia, con l’adiacente Chiesa ai Caduti e Dispersi e l’Oratorio, che alloggia in quella che con tutta probabilità era un’elegante villa con relativo giardino.

Più in là, superando il monumento ai marinai, si può proseguire fino alla stazione, posta sulla linea Brescia-Edolo, che attraversa la Franciacorta e costeggia il lago d’Iseo fino a giungere in Val Camonica, una tratta panoramica su cui a volte viaggiano anche dei treni storici (al momento in cui scrivo, alcune tratte sono interessate da lavori e sono percorse da bus sostitutivi).

In treno volendo è possibile visitare la Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino, zona umida di importanza internazionale nonché luogo meraviglioso dove poter passeggiare in mezzo alla natura, adocchiando qua e là qualche animaletto e parecchia avifauna. Io però decido di tornare sui miei passi perché ho puntato una meta ben precisa: l’elegante Piazza Garibaldi, circondata da palazzi dai colori tenui e signorili porticati, con qualche accenno di affreschi recuperati sotto all’intonaco, che ricordano un’epoca lontana. Divisi dalla linea che separa l’ombra dei portici e il sole della piazza, spuntano i tavolini dei bar, mentre nel centro, a controllare la situazione, svetta una statua di Garibaldi, insolitamente rappresentato in piedi e non a cavallo. Scopro in seguito che gli iseani erano particolarmente affezionati a Garibaldi, anche perché molte persone della zona lo seguirono tra i Mille: per questo motivo Iseo fu tra i primi comuni ad erigere una statua a lui dedicata dopo la sua morte.

Dirimpetto alla statua si trova il Palazzo Comunale, che fino al 1952 era il Palazzo dei Grani, sede della borsa del grano. L’edificio originario fu ingrandito e per fare ciò venne demolita una chiesa del Cinquecento. Un vero peccato, ma mi rincuora scoprire ad un angolo della piazza la Chiesa di Santa Maria del Mercato, che vado subito a sbirciare. La chiesa venne fatta costruire dagli Olofredi, nel 1360 venne donata ai Francescani che vi rimasero fino al 1779, quando il convento venne soppresso. Se dall’esterno passa quasi inosservata, all’interno è un edificio prezioso: la luce calda che penetra dalle finestre trafiggendo il pulviscolo accarezza gli splendidi affreschi medievali, tra i quali un «San Giorgio che uccide il drago» alle pareti e una «Madonna del Latte» sull’altare.

Proseguendo a zonzo per le vie, mi imbatto in un lavatoio addossato a una parete ricoperta di foglie che stanno gradualmente lasciando spazio ai colori dell’autunno. Sulla sinistra, una scalinata sale sulla collinetta su cui si erge il Santuario della Madonna della Neve. I segni del tempo sono ben visibili sulla facciata sobria, dove spiccano uno scuro portale barocco e affreschi sbiaditi che rappresentano i quattro evangelisti, Sant’Antonio di Padova e San Giovanni Battista. All’interno, dal gusto decisamente barocco, predominano il rosso e gli stucchi, e sull’altare si nota subito un piccolo affresco che raffigura la «Vergine e Sant’Antonio Abate», considerato miracoloso e recuperato quindi dalla precedente chiesa, che fu demolita prima della costruzione dell’attuale Santuario nel 1655.

Uscendo dal Santuario si nota subito il retro del vicino Castello Oldofredi. Decido di raggiungerne subito la parte anteriore: ora gli spazi sono del Comune di Iseo, che vi ha adibito la Biblioteca Comunale. Leggere o scegliere un libro mentre ci si trova all’interno di un castello deve avere il suo fascino! Una prima struttura probabilmente era presente già in epoca romana e il castello ebbe importanza militare fino all’avvento della Repubblica di Venezia, quando venne riadattato a convento, con l’aggiunta di una piccola chiesa che ora è adibita a sala civica.

I frati francescani cappuccini abitarono il convento fino al 1797, anno in cui gli editti napoleonici ne confiscarono i beni e l’edificio tornò ad essere di proprietà privata, fino all’acquisto e alla ristrutturazione negli anni Sessanta da parte del Comune di Iseo. È curioso il fatto che il castello venga nominato Oldofredi perché, pur essendo questo il cognome di un’importante famiglia nobile e ghibellina di Iseo, non ci sono documenti che ne attestino la passata proprietà. Se il nome è rimasto, però, un motivo ci sarà!

Nelle ultime ore di sole di questa giornata così luminosa, ho tempo per visitare un luogo davvero prezioso ad Iseo. Lontano dalla folla e dal chiasso del lungolago, su uno slargo della strada acciottolata si fronteggiano la Pieve di Sant’Andrea e la Chiesa di San Giovanni Battista, la prima con un maestoso campanile che campeggia al centro della facciata in pietra e che termina contro al cielo blu intenso. Alla sinistra del campanile, ecco che torna un segno della famiglia Oldofredi: l’arca funeraria murata nella facciata è quella di Giacomo Oldofredi, signore di Iseo, morto nel 1325 e il cui cenotafio è stato trasferito qui dal vecchio cimitero nel corso dell’Ottocento.

L’interno della Pieve è un vasto tripudio di bellezza e, nonostante ci siano diverse opere importanti, l’occhio viene catturato subito dalla tridimensionalità dell’abside e della cupola, da dove le figure sembrano affacciarsi. Ciò rischia però di distrarre dall’ «Arcangelo Michele» della navata sinistra, firmato da nientemeno che Francesco Hayez.

Una volta uscita dalla Pieve di Sant’Andrea, ho la fortuna di poter entrare a sbirciare nella dirimpettaia Chiesa di San Giovanni Battista, che essendo sconsacrata è aperta solo in determinate occasioni: rispetto alla Pieve, l’atmosfera è molto più umile ma anche più raccolta e intima. A pochi passi da qui, in un angolo un po’ nascosto da tre grossi alberi che ad ogni leggera ventata perdono qualche foglia sull’acciottolato, noto un piccolo cancello. Oltre a quel cancello trovo una delle più belle sorprese che mi regala Iseo, ovvero la piccola Chiesa di San Silvestro, di origini antichissime.

Le pietre imprecise della facciata e le pareti screpolate all’interno sono un chiaro segno di tutte le vite che ha vissuto questo edificio: inizialmente sede della confraternita dei Disciplini, poi magazzino e in seguito falegnameria, mentre in un ambiente inferiore, conosciuto come «Carnerio», furono tumulati i morti di peste nel Seicento. Il passato variegato della Chiesa di San Silvestro ne amplifica il fascino, che però in gran parte è catalizzato dalla «Danza Macabra» del XV secolo dell’abside, rinvenuta solo nel 1985 durante i lavori di ristrutturazione e che peraltro copre ulteriori opere, in una stratificazione che potrebbe essere indice di infinite scoperte. Mi fermo per un po’ ad osservare le diverse immagini della morte che accompagna figure intente nelle loro professioni e mansioni quotidiane, affascinata da questo luogo trovato quasi per caso eppure così prezioso.

La mia giornata a Iseo non può che concludersi come quella delle molte altre persone che si stanno affollando sul lungolago per l’appuntamento con il tramonto. I tavoli dei bar sono pieni nonostante la temperatura si stia abbassando di pari passo con il sole che scende piano dietro le montagne che circondano il lago, qualcuna già con una lieve spruzzata di bianco sulla sommità. I tramonti autunnali sanno essere speciali, soprattutto quando il Lago d’Iseo che permette al cielo di specchiarsi sulla sua superficie liscia e ferma.

Mentre i grappoli di nuvole all’orizzonte si colorano di rosa, torno sui miei passi verso Piazza Garibaldi, dove mi aspetta un aperitivo prima di tornare a casa con lo zaino di nuovo pieno di nuove, bellissime scoperte.

Approfondimenti