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Sulle orme di Colleoni, un viaggio tra i luoghi e le leggende del celebre condottiero

Articolo. Per celebrare i 550 anni dalla morte del capitano di ventura bergamasco, vi presentiamo un itinerario tra castelli, cappelle, dimore e borghi che raccontano la sua storia tra Bergamo e Venezia

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La Cappella Colleoni (Foto Studio Da Re)

«Scusi, può farmi una foto davanti al Duomo?», mi chiede una signora sul ballatoio del Palazzo della Ragione in Città Alta. Indica nel frattempo, dietro di sé, la Cappella Colleoni in uno dei migliori scorci in cui può essere immortalata, con i muri di pietra del Palazzo della Ragione e del Campanone che le fanno da cornice.

Scommetto che la signora non è l’unica turista a confondere la facciata ricamata di marmi policromi che, ammettiamolo, è la più bella della città, mentre il vero Duomo rimane purtroppo un po’ nascosto e snobbato nel suo angolino, sebbene non se lo meriti.

Quest’anno ricorre il 550esimo anniversario della morte di Bartolomeo Colleoni, il condottiero più famoso di Bergamo che militò al servizio degli Sforza, dei Visconti e della Repubblica di Venezia, e le cui spoglie riposano proprio nella Cappella più bella della città, insieme a quelle dell’adorata figlia Medea. Per celebrare l’anniversario, il progetto «Terre Colleonesche» di Pianura da Scoprire ha in programma un fitto calendario di eventi, visite guidate e mostre per un anno intero. Una buona scusa, per noi bergamaschi contemporanei, per scoprire (o riscoprire) i luoghi colleoneschi sparsi tra città e provincia e conoscere meglio questa figura quasi leggendaria.

Perché non iniziare questo itinerario nella storia proprio dalla Cappella Colleoni? Pare che la sua costruzione iniziò nel 1472 e suscitò grandi polemiche perché l’edificio avrebbe preso il posto della sagrestia vecchia della Basilica di Santa Maria Maggiore. Il Colleoni però non fece una piega, evidentemente determinato a ottenere un mausoleo che celebrasse la sua gloria e il suo prestigio. E chi poteva dire di no a un uomo così potente, in fondo?

I turisti spesso si fermano solo ad ammirare la splendida facciata dove – per nulla modesto mi viene da dire – il committente accoglie i visitatori con i busti di Giulio Cesare e Traiano. Oppure sostano presso la cancellata, per svolgere il rito portafortuna di toccare lo stemma di famiglia, raffigurante i tre testicoli che la leggenda attribuisce a Bartolomeo. Meritano però una visita anche gli interni, per i sarcofagi in marmo e la statua equestre di Colleoni, ma soprattutto per gli affreschi del Tiepolo. Una curiosità legata a questo luogo è che solo nel 1969 venne ritrovato il corpo del condottiero, che non riposava in un sarcofago sotto il pavimento della Cappella. Fu ritrovata nella tomba anche una targa da cui sembra il Colleoni si presentasse come più giovane di qualche anno rispetto alla realtà!

Sempre in Città Alta, proprio in via Colleoni, si trova anche un secondo luogo che, diversamente dall’orgogliosa magnificenza della Cappella, mostra il lato più umano del condottiero. Si tratta del Luogo Pio della Pietà, che un tempo era nientemeno che la dimora cittadina del Colleoni. Egli ebbe ben otto figlie, tra legittime e illegittime, ma non avendo eredi maschi lasciò tra le sue volontà la fondazione di un’istituzione di carità che avrebbe procurato alle cittadine più povere la dote necessaria al matrimonio. L’ente di carità, uno dei più antichi d’Europa, è ancora attivo e tra l’altro la sede ha l’obbligo di non alienazione. L’unica modifica a quanto disposto dal Colleoni è avvenuta nel 1975: l’anacronistica dote è stata sostituita da un aiuto economico.

Il Luogo Pio apre raramente al pubblico, in occasione di eventi dedicati o mostre, ma quando si trova il portone aperto non bisogna farsi sfuggire l’occasione. Il primo piano ospita l’archivio documentale privato dell’ente dalla fondazione dal 1476 a oggi, ma le due sale al piano terra, quelle che di solito vengono rese accessibili, sono ricche di affreschi e decorazioni. Le Virtù affrescate nella Sala Picta sono lì per guidare le decisioni del consiglio del Luogo Pio che qui si riuniva, ma riescono anche a lasciare i visitatori a bocca aperta.

Dopo aver visto la Cappella Colleoni, dove giacciono le spoglie del condottiero, è bene visitare anche il luogo dove è nato, presumibilmente nel 1395 anche se come già citato, sulla sua data di nascita Bartolomeo ha voluto lasciare intenzionalmente un alone di mistero, dando disposizioni perché il suo biografo diffondesse quella del 1400. Siamo certi però del luogo di nascita, ovvero il Castello di Solza, non lontano dalle sponde dell’Adda.

Nel corso del tempo la struttura ha subito svariati interventi e, grazie ad essi, racconta oggi una storia in parte militare e difensiva, ma soprattutto quella del passato povero e a vocazione agricola del territorio dell’Isola Bergamasca. A partire dal 1994 ha preso il via un lungo progetto di recupero concluso nel 2005 e ora il Castello Colleoni è sede della biblioteca e ludoteca comunali, del Centro di Documentazione e Studi Colleoneschi, del Centro di Documentazione e Studi sul territorio dell’Isola Bergamasca e della Pro Loco di Solza. In alcune giornate durante l’anno la Compagnia d’Arme del Carro organizza allestimenti storici nel Castello di Solza, che sono ottime occasioni per andare a sbirciare un edificio e un’epoca tanto affascinanti.

Di stampo più sfarzoso è il Castello di Malpaga, sicuramente tra i più affascinanti della bergamasca. Il merito di tutto ciò, guarda un po’, è proprio di Bartolomeo Colleoni, che nel 1456 comprò un vecchio castello diroccato e abbandonato e lo elesse a sua dimora personale. Il Castello venne ben presto trasformato in una vivace cittadella, dove ogni giorno si tenevano ricche feste e banchetti sontuosi con ospiti di tutto rispetto.

Oggi il Castello di Malpaga è di proprietà di Malpaga SpA che organizza svariate esperienze, dalle visite guidate classiche agli eventi tematici. Qualsiasi sia l’occasione, le splendide sale affrescate vanno visitate almeno una volta nella vita, magari immaginando di essere invitati all’elegante corte del Colleoni.

L’intero borgo di Martinengo è stato un luogo chiave per Bartolomeo Colleoni, che lo ebbe in concessione come «feudo nobile e gentile» dalla Repubblica di Venezia nel 1454. All’interno del borgo c’è lo zampino di Colleoni in molti edifici, a cominciare dalla Torre di quello che era il Castello, che il nostro condottiero fece alzare a 28 metri. La Casa del Capitano in Largo Sporchia fu acquistata da Bartolomeo Colleoni per realizzare un hospitale, ovvero un luogo dove viaggiatori e pellegrini potessero sostare. Il progetto però cambiò in corsa, e alla fine questa rocca divenne la residenza di famiglia: qui vissero Bartolomeo e la moglie Tisbe Martinengo insieme alle figlie. Secondo una leggenda c’è anche un tesoro nascosto nell’edificio, ma non è (ancora) stato trovato. Il Colleoni mise mano anche al fossato che circondava Martinengo, ampliandolo per aumentare la sua capacità difensiva. Oggi è una bella passeggiata e si chiama, indovinate? Vallo Colleonesco!

Per onorare un voto della moglie Tisbe Martinengo, nel 1475 Bartolomeo Colleoni fondò il Monastero di Santa Chiara, che per oltre tre secoli ospitò le monache di clausura, fino alla soppressione dell’ordine religioso da parte di Napoleone. All’interno della chiesa dell’ex complesso monastico, trasformata in epoca fascista in un Sacrario dei Caduti, sono ancora ben visibili preziosi affreschi quattrocenteschi che vengono attribuiti a un misterioso «Maestro di Martinengo». Il Colleoni ottenne anche il permesso papale per fondare il Convento francescano e la Chiesa dell’Incoronata, un complesso ricco di opere d’arte tra le quali si riconoscono altri affreschi del «Maestro di Martinengo». Sabato 7 settembre sono in programma visite guidate per scoprire tutti i tesori del Convento dell’Incoronata con Pianura da Scoprire.

Fanno parte degli eventi colleoneschi anche le rievocazioni storiche nei borghi di Cologno al Serio il 30 e 31 agosto e di Romano di Lombardia, in programma dal 19 al 21 settembre. Il Colleoni ottenne infatti la signoria di Cologno da Francesco Sforza, insieme a quella di Urgnano. In entrambi i casi, il condottiero trasformò i borghi, potenziandone sia le difese che lo sviluppo agricolo e di conseguenza migliorando le condizioni degli abitanti. A Urgnano inoltre Bartolomeo Colleoni visse uno dei dolori più grandi della sua vita: seppellì infatti la figlia Medea al Santuario della Basella, dove il sepolcro rimase fino al 1842, quando venne trasferito nella Cappella Colleoni di Città Alta.

Anche la signoria di Romano di Lombardia venne affidata al Colleoni, che trasformò la Rocca rendendola una fortezza inespugnabile ma anche una dimora elegantemente decorata. La Rocca è stata recentemente riqualificata ed è possibile visitarla, esplorare le torri e percorrere i camminamenti panoramici, durante le «Giornate dei Castelli, Palazzi e Borghi Medievali», iniziativa promossa da Pianura da Scoprire.

L’elenco di luoghi dove Bartolomeo Colleoni ha lasciato una traccia non si esaurisce qui, e a dire la verità non si esaurisce nemmeno nei confini del territorio bergamasco. Un monumento equestre a lui dedicato si incontra anche a Venezia e testimonia l’importanza che la sua figura rivestiva. Non ci resta quindi che continuare ad esplorare con curiosità, magari in bicicletta lungo uno degli itinerari cicloturistici, per scovare altri luoghi chiave della vita del condottiero e imparare a conoscerlo un po’ di più, nel bene e nel male. E se alla fine ci risulterà antipatico, per lo meno avremo passato un pomeriggio in un castello, in una chiesa o in un borgo storico, e ci saremo riempiti gli occhi di bellezza.

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