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In Bergamasca ci sono 89 siti inquinati

Terreno, sottosuolo, falde da bonificare e riqualificare. In Lombardia sono 1.114 i luoghi inquinati. Il 39% in aree industriali dismesse, il 14% in attività.

Terreno, sottosuolo e falde inquinate, in attesa di essere bonificate e aperte a opportunità di riqualifica o diversa valorizzazione. In Lombardia sono 1.114 i siti contaminati, di cui 89 a Bergamo. Ma che cosa sono, esattamente?

Come spiega l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, con il termine «sito contaminato» ci si riferisce a tutte quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane pregresse o in corso, è stata accertata un’alterazione delle caratteristiche qualitative delle matrici ambientali suolo, sottosuolo o acque sotterranee, tale da rappresentare un rischio per la salute umana.

Quali sono e dove

Le aree contaminate in Lombardia si concentrano nei territori storicamente caratterizzati da un’estensiva presenza di insediamenti industriali: la Città metropolitana di Milano conta il maggior numero di siti contaminati, pari a 556.

I siti contaminati, infatti, sono rappresentati nel 39% circa dei casi da aree industriali dismesse. In misura minore la contaminazione riguarda aree industriali in attività (circa 14%) e impianti di stoccaggio o adduzione carburanti (circa 14%). La ripartizione percentuale delle tipologie di attività che hanno causato uno stato di contaminazione si è mantenuta sostanzialmente simile negli ultimi anni: è evidente nelle analisi effettuate da Arpa Lombardia sui dati estratti da Agisco, l’Anagrafe e gestione integrata dei siti contaminati.

Come spiegato sul sito della Regione, gli eventi accidentali, gli sversamenti e lo scarico abusivo di rifiuti nel suolo e nel sottosuolo costituiscono le cause principali dei maggiori casi di inquinamento rilevati sul territorio, inquinamento che interessa in maggiore o minore misura tutte le matrici ambientali (aria, suolo, sottosuolo, acque di falda e superficiali).

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Gli inquinanti più frequenti, secondo quanto riportato da Arpa Lombardia, sono gli idrocarburi e i metalli per la matrice terreno, mentre per la matrice acque sotterranee si tratta per lo più di metalli, idrocarburi, alifatici clorurati cancerogeni e organici aromatici. Nel caso degli inquinanti riguardanti il suolo, la loro presenza è, secondo Arpa Lombardia, presumibilmente riconducibile alla presenza sul territorio di attività che riguardano lo stoccaggio e adduzione di carburanti e ad attività del settore della lavorazione dei metalli.

In Lombardia le bonifiche hanno preso avvio nel 1996, a seguito dell’adozione della Dgr 6/17252 dell’1 agosto 1996, che ha definito i criteri per l’applicazione degli standard di qualità dei suoli. A partire da questa data nel territorio regionale sono stati bonificati e restituiti all’uso legittimo oltre 3.000 siti contaminati. Gli interventi di bonifica hanno riguardato principalmente le aree urbane e suburbane circostanti le grandi città, dove le maggiori potenzialità di riconversione urbanistica incentivano il riutilizzo dei siti.

Sono più di un migliaio, invece, i siti classificati negli anni come «non contaminati», per i quali cioè è stato chiuso il procedimento di analisi della potenziale contaminazione per assenza di superamenti dei limiti normativi per la specifica destinazione d’uso o a seguito delle risultanze dell’analisi di rischio sito specifica.

Aumentano le azioni di prevenzione

La storia industriale lombarda è alla base della gran parte dei siti attualmente contaminati e di quelli un tempo contaminati e ora bonificati. Questo perché, come spiega Maria Teresa Cazzaniga di Arpa Lombardia, «sono risultati di pregresse attività produttive, a Bergamo come in tutta la Lombardia. Nella maggior parte dei casi si tratta di aree industriali dismesse, anche molto grandi, spesso abbandonate alla fine degli anni Settanta e Ottanta e ora in un contesto appetibile per la riqualificazione». Anche oggi l’attività industriale è un potenziale rischio per le matrici ambientali, perché «l’operatività quotidiana può portare a casi di contaminazione, come, per esempio, uno sversamento, una rottura di un impianto o una fuoriuscita da un serbatoio. Le contaminazioni derivanti da situazioni emergenziali attuali e non storiche sono una casistica ben presente sia nel territorio regionale che provinciale».

La maggiore incidenza delle aree industriali dismesse rispetto alle aree industriali attualmente in attività rilevata in particolare negli ultimi anni è, secondo l’analisi di Arpa Lombardia, «presumibilmente determinata anche dalla maggiore attenzione verso le azioni di prevenzione dell’inquinamento perseguite dalla normativa di settore». La contaminazione legata all’attività industriale riguarda non solo il terreno ma anche le falde sotterranee: «Il relativo quadro di contaminazione, composto da sostanze come metalli, idrocarburi, alifatici clorurati cancerogeni e organici aromatici, è per lo più dovuto a sostanze di più ampia diffusione nell’attività manifatturiera».

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