«Crick-Flakes». I primi fiocchi di cereale con farina di grillo saranno made in Bergamo, pronti a spopolare nel mercato europeo. Sono tre i fondatori, tutti bergamaschi, della startup Cricking , con sede al Point dell’incubatore d’impresa di Bergamo Sviluppo. Il progetto innovativo si occupa di sviluppare, produrre e commercializzare prodotti a base di farina di grillo (Acheta domesticus) ad alto valore proteico, per la nicchia di mercato europeo dei prodotti per la colazione.
«Cricking» lancia sul mercato i fiocchi di cereale con farina di grillo
I «Crick-flakes» saranno disponibili sull’e-commerce della startup bergamasca dal primo trimestre del 2026. Il flakes innovativo è una valida alternativa alle proteine tradizionali. Vantaggi anche ambientali: meno consumo di suolo, emissioni e impiego d’acqua
«Esser parte della soluzione, un cucchiaio alla volta»
«Abbiamo aperto la startup due anni fa – spiega l’ad e presidente Marcello Bugini, fondatore insieme agli altri due soci e amici Andrea Albergoni e Marcello Ghilardi -. La nostra mission è migliorare il profilo nutrizionale di un alimento di uso quotidiano, come lo sono i cereali da colazione, e cercare di sdoganare l’utilizzo di una materia prima (la farina di grillo, ndr), che dal punto di vista nutritivo è estremamente efficiente, senza compromettere le esigenze del palato». I «crick-flakes» saranno disponibili per l’acquisto sull’e-commerce della startup dal primo trimestre 2026.

(Foto di «Cricking»)
«Be part of the solution, one spoon at a time», ovvero «esser parte della soluzione, un cucchiaio alla volta», è infatti il motto della startup. Ed è facile comprenderne il senso: la farina di grillo è una fonte completa di proteine ad alto valore biologico (fino al 75%), e rappresenta un’alternativa funzionale ed efficiente rispetto alle proteine tradizionali. Oltre al contenuto proteico, è una fonte naturale di fibre, grassi insaturi, vitamina B12, ferro, potassio, calcio e omega-3 – micronutrienti rilevanti per una dieta varia ed equilibrata.
Fan bene all’ambiente
A questi benefici nutrizionali si affianca un impatto ambientale drasticamente ridotto. «L’acqua necessaria a produrre un chilo di proteine di grillo è lo 0,05% rispetto al manzo e lo 0,5% rispetto alla soia – spiega Bugini –. Ancora più interessante dal punto di vista dell’impronta carbonica: le emissioni prodotte per ottenere un chilo di proteine di grillo sono lo 0,1% rispetto a quelle della carne bovina e il 70% rispetto alle proteine vegetali». E infine c’è il tema del suolo: «La quantità di terreno necessaria per produrre un chilo di proteine di grillo è di 15 metri quadri – aggiunge –; ne servono 100 per le proteine vegetali e 200 per un chilo di manzo».
La genesi dell’idea
Ma com’è nata l’idea di investire in prodotti a base di insetti? Amicizia, interesse per le tematiche ambientali e tanta, tanta curiosità. «Marcello Ghilardi (35 anni) è un grafico e vive in Olanda – racconta Bugini, che ha 37 anni e ha studiato ingegneria edile -. Poi c’è Andrea Albergoni (38 anni), che vive in Spagna, è laureato in conservazione ambientale e lavora nel campo delle energie rinnovabili».

La genesi dell’idea risale a tre anni fa, ma nel frattempo la startup si è autofinanziata cedendo quote della società agli investitori. A seguito di una cessione limitata di partecipazione, oggi è valutata con un valore di mercato di 900mila euro. «In questi due anni abbiamo lavorato alla creazione di un prodotto da colazione, con il supporto di tecnologi alimentari e produttori industriali – spiega l’ingegnere –: si tratta di un fiocco di cereale multigrain, con la particolarità di avere il 24% di livello proteico (il 75% da farina di grillo e il 25% restante da proteine di riso, ndr)».
La farina di grillo è ancora costosa
«La formulazione dei nostri fiocchi di cereale include una doppia fonte proteica: questa scelta nasce dalla volontà di bilanciare valore nutrizionale, profilo sensoriale ed equilibrio complessivo del prodotto - specifica l’ad -.L’elevata concentrazione di farina di insetto, infatti, può impattare sull’esperienza organolettica, e l’integrazione con proteine di riso consente di mantenere un gusto più accessibile, senza compromettere l’apporto proteico». La decisione di inserire una seconda fonte proteica è dettata anche dal fatto che il prezzo di mercato della farina di grillo è ancora molto alto: intorno alle 40-45 euro al chilo. Per quanto riguarda la materia prima, la startup si affida alla farina di grillo parzialmente sgrassata, fornita dall’azienda vietnamita Cricket One, la prima ad aver ottenuto l’autorizzazione europea alla produzione e commercializzazione in Italia. «La scelta di un fornitore asiatico è legata al fatto che attualmente solo pochi operatori dispongono delle necessarie autorizzazioni in Europa, il che limita ancora la disponibilità di alternative locali», precisa il fondatore.
I test sul mercato
Il target a cui la startup si sta rivolgendo è quello europeo: «Stiamo portando avanti diversi progetti pilota per testare la risposta del mercato in contesti culturalmente e commercialmente diversi. Attualmente ci stiamo concentrando su Germania, Benelux, Spagna e Italia ma il nostro obiettivo è più ampio: questi test rappresentano un primo passo verso un’espansione graduale su altri mercati europei e, in futuro, anche extraeuropei, seguendo le opportunità che emergeranno». C’è più fermento rispetto all’Italia, dove invece c’è ancora una certa resistenza, anche se – secondo una ricerca recente dell’Università di Bergamo – 1 italiano su 3 sarebbe disposto a mangiare insetti, mosso da curiosità e voglia di sperimentare alimenti innovativi.
Un allevamento più rispettoso
Un aspetto interessante riguarda anche l’etica dell’allevamento. «I grilli vengono soppressi alla fine del loro ciclo vitale attraverso un processo di raffreddamento controllato – spiega Bugini –. Questo metodo, che induce uno stato simile all’ibernazione, è considerato tra i più rispettosi del benessere animale disponibili oggi per questo tipo di allevamento. Insieme ai miei soci abbiamo visitato diversi allevatori di grilli, osservando da vicino le pratiche adottate, che si sono dimostrate trasparenti e attente al ciclo biologico dell’animale». Pur non potendo essere classificato formalmente come cruelty-free, il sistema adottato garantisce standard etici sensibilmente più alti rispetto a quelli degli allevamenti tradizionali di proteine animali.

(Foto di «Cricking»)
Come procederà quindi il business nei prossimi mesi? Per dare qualche numero: «Puntiamo a incrementare progressivamente la produzione, raggiungendo volumi significativi già nelle prossime fasi – spiega l’amministratore delegato della startup -. L’attività sarà focalizzata inizialmente sui canali e-commerce e B2B, con l’obiettivo di consolidare la nostra presenza sul mercato e sostenere una crescita costante e dinamica». La nicchia alla quale si rivolgeranno sarà, in particolare, quella di «scuole di surf, palestre di arrampicata e grande distribuzione organizzata, ma specifica su alcuni settori. Dall’analisi di target emerge che il consumatore più indicato è quello attento a ciò che mangia, sia dal punto di vista nutrizionale che della sostenibilità. Potenzialmente un Millennial», conclude Bugini.
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