La sensibilità delle imprese bergamasche verso la sostenibilità si sta raffreddando, anche se resta alta. Lo dicono i dati dell’ultima indagine condotta dalla Camera di Commercio di Bergamo.
Le imprese rallentano l’adozione di misure per la sostenibilità
L’indagine della Camera di Commercio di Bergamo su industria, artigianato, commercio al dettaglio e servizi. La sensibilità resta alta ma in calo, soprattutto nei servizi. «Sintomo di un cambio di paradigma internazionale»
I numeri, di per sé, sono ottimi: l’82% delle industrie bergamasche ritiene la sostenibilità «molto importante» o «abbastanza importante» per il proprio business, mentre il dato scende – pur mantenendosi su percentuali elevate – nel commercio al dettaglio (75%), nell’artigianato (68%) e nei servizi (64%). Tre delle quattro rilevazioni – tutte eccetto i servizi – sono persino al di sopra della media lombarda, sottolineando come il tessuto economico orobico sia mediamente più attento all’ambiente rispetto a quello regionale.
Il confronto tra i dati
Il problema, però, è il confronto con i dati relativi al 2023 e al 2022. Per l’industria, infatti, il dato del 2024 è identico a quello del 2023 e in calo di quattro punti rispetto all’anno precedente. Per il commercio al dettaglio, si è passati dal 78% del 2022 al 79% dell’anno successivo, per poi scendere di quattro punti percentuali in un solo anno. Ancora peggio per l’artigianato: la sensibilità ecologica era salita dal 72% al 77% nella scorsa rilevazione, mentre in quella più recente si riscontra un calo di poco inferiore al 10%. La vera Caporetto, però, è nei servizi: 80% nel 2022, 73% nel 2023 e 64% nel 2024, un tracollo di sedici punti percentuali in due anni.
La stessa Camera di Commercio spiega i motivi di questa inversione di rotta: «Rispetto ai risultati emersi nella rilevazione del 2023, notiamo un certo raffreddamento dell’atteggiamento delle imprese, sintomo di un cambio di paradigma a livello internazionale», spiega il comunicato stampa che illustra i dati dell’indagine statistica. Insomma, il vento che cambia a Washington e Bruxelles – sempre più scettiche nei confronti della transizione verde, quando non apertamente negazioniste nei confronti del cambiamento climatico – si sta riflettendo anche nella Bergamasca.
Al di là della percezione dell’importanza della sostenibilità da parte degli attori economici, è importante capire quante realtà si stiano muovendo concretamente per implementare delle misure di riduzione dell’impatto ambientale nel proprio business. Anche qui, i risultati non sono dei migliori, soprattutto a confronto con gli anni scorsi. La percentuale di artigiani che ha adottato o programmato sistemi di abbattimento dell’impatto ecologico è salita dal 57% del 2022 al 62% del 2023, salvo poi crollare al 45% nel 2024. Nel commercio al dettaglio, la percentuale è prima passata dal 55% al 60%, per poi scendere al 48% nell’ultima rilevazione. Per quanto riguarda i servizi, invece, il calo è costante: 63% nel 2022, 55% nel 2023, 49% nel 2024. Quantomeno, tutti e tre i dati sono in linea con la media regionale.
L’eccezione positiva
L’unica eccezione positiva è quella industriale: le aziende «sostenibili», infatti, sono passate dal 78% del 2022 al 76% del 2023, poi tornare al 78% nell’ultima indagine della Camera di Commercio. Per tutte le realtà dell’economia orobica, la misura «verde» più popolare è il monitoraggio dei consumi di energia, che fa spesso il paio con l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile e con il controllo dei consumi di acqua.
Particolare attenzione alle emissioni arriva sia dagli artigiani che dalle imprese, che stanno implementando in numero sempre maggiore dei sistemi di gestione degli inquinanti. Mentre le aziende si focalizzano sulle catene di approvvigionamento e sulle certificazioni di produzione, gli artigiani puntano tutto sull’economia circolare, con il riciclo degli scarti di produzione e la riduzione dei materiali impiegati.
L’attenzione alla «supply chain» è al centro della risposta alla transizione verde anche per i servizi, che si stanno adeguando alle regole europee selezionando fornitori sostenibili e trasporti a basso impatto, i due sistemi di abbattimento dell’impatto ambientale considerati anche dal commercio al dettaglio.
Sostenibilità sociale a rischio
La sostenibilità, però, non è solo ambientale, ma anche sociale. L’indagine della Camera di Commercio ha valutato anche questo aspetto, con dei risultati che, sfortunatamente, confermano la tendenza bergamasca al disimpegno. Nell’industria, la percentuale di imprese che hanno adottato o programmato misure per migliorare il proprio impatto sociale è salita dal 61% al 67% tra il 2022 e il 2023, salvo poi scendere nuovamente al 60% nel 2024 (in Lombardia la media è del 58%). Tra gli artigiani, il picco del 2023 – in un solo anno l’attenzione sul tema era quasi raddoppiata, passando dal 28% al 46% – è un lontano ricordo: oggi sono il 22% le imprese che hanno implementato o intendono adottare delle misure per migliorare il proprio impatto sociale (il 6% in meno del dato medio regionale). Al di sotto dei valori medi lombardi sono anche i servizi e il commercio al dettaglio: tra i negozianti, il calo è stato costante e pronunciato, dal momento che la discesa è stata di ben 16 punti percentuali, dal 55% del 2022 al 39% dell’anno scorso. Nel settore dei servizi, il dato positivo fatto registrare due anni fa – con un aumento del 3% dell’attenzione alla sostenibilità sociale – è stato completamente cancellato negli ultimi dodici mesi, quando la percentuale di aziende virtuose è scesa dal 51% al 40%, undici punti in meno in un solo anno e cinque in meno della media regionale al 2024.
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