L’entrata in vigore del regolamento europeo sull’ecodesign è ormai dietro l’angolo: i primi requisiti specifici – quelli per il tessile, l’arredamento, gli pneumatici e i materassi – entreranno in vigore già tra la fine del 2025 e i primi mesi del 2026. Gli obblighi si estenderanno a numerose categorie merceologiche entro il 2027, mentre la copertura totale dei prodotti europei sarà raggiunta entro il 2030, completando un piano quinquennale approvato ad aprile 2024 dal Parlamento europeo e poco dopo anche dalla Commissione europea.
Prodotti sostenibili: «Per i progetti servono requisiti più semplici»
Più della metà delle imprese italiane si sta muovendo per l’analisi del ciclo di vita e la dichiarazione ambientale in vista dell’entrata in vigore del regolamento europeo. Lovato racconta la propria esperienza
Le aziende non vogliono farsi cogliere impreparate: un’indagine di Interzero svela che l’85% delle imprese italiane ha attuato o intende implementare dei progetti per la sostenibilità, che per più del 50% dei casi riguardano l’ecodesign, il «Life cycle assessment» (Lca) o la Dichiarazione ambientale di prodotto (Epd). Anche Lovato Electric, gruppo bergamasco che progetta e produce componenti elettrici in bassa tensione per applicazioni industriali, si sta adeguando alle normative europee: «Fin dal 2023, in azienda esiste un gruppo di lavoro che riunisce gli esperti con competenze in materia di sostenibilità. Del team fanno parte le sezioni che si occupano della progettazione dei prodotti, della gestione degli approvvigionamenti e delle vendite», spiega Stefano Piffari, Hse manager della compagnia con sede a Gorle. «La priorità, al momento, è quella di sviluppare un’analisi del ciclo di vita dei prodotti che sia comprensiva e facile da eseguire. Ad oggi, abbiamo sviluppato un Lca per alcuni dei nostri prodotti di punta, ovvero un contatore per l’elettromeccanica e un “energy meter” per l’elettronica. Utilizziamo la tecnologia Pef, o “Product energy footprint”, raccomandata dall’Ue».

Lovato Electric ha recepito le raccomandazioni dell’Ue in materia di ecodesign, progettazione sostenibile e Lca, facendo proprio anche il Regolamento UE 2024/1781 del 13 giugno 2024 sul calcolo dell’impatto ecologico dei beni di consumo. «Ma – aggiunge Piffari – l’analisi del ciclo di vita resta una procedura complessa, che per due soli prodotti ha richiesto sei mesi di lavoro. La parte più difficile è la raccolta dei dati: oltre alle informazioni dettagliate del prodotto, dobbiamo produrre una grande mole di dati sulle catene di approvvigionamento, sui Paesi di provenienza delle singole componenti, sul consumo energetico della produzione e sui sistemi di trasporto. In passato, non consideravamo nemmeno alcuni di questi dati: non li ritenevamo utili al business». Per Lovato Electric, il Lca è un impegno monumentale. L’azienda, infatti, produce circa 21mila codici di prodotto: «Effettuare un’analisi completa per ciascuno, visti i tempi e le informazioni che richiede, sarebbe oggi semplicemente impensabile», continua il responsabile Hse del gruppo. Molte altre imprese sono nella stessa situazione: ora la speranza è che l’Ue allenti i requisiti, imponendo l’analisi del ciclo vitale per le famiglie di prodotti, anziché per i singoli oggetti. «In questo caso – riporta Piffari – ottemperare agli obblighi sarebbe molto più semplice: anziché eseguire 21mila studi, dovremmo condurne “solo” qualche centinaio».
Mentre si attende una decisione di Bruxelles, l’azienda sta cercando di ottimizzare la raccolta dei dati e di rendere più rapidi i processi. «Stiamo sfruttando il digitale e i software avanzati, che si interfacciano direttamente con i nostri gestionali, per abbattere i tempi di analisi e automatizzare gran parte del processo», dichiara il manager di sicurezza e ambiente della compagnia. A prescindere dal numero di Lca da eseguire, però, resta una grande criticità: quella dei fornitori esteri. «L’80 per cento dei fornitori di Lovato ha sede in Europa, perciò ha farmiliarità con i sistemi di Lca – dichiara Piffari – ma il restante 20 per cento arriva da fuori Europa. Quando abbiamo mosso i primi passi nel mondo dell’ecodesign, ci siamo accorti che molti partner non ne avevano mai sentito parlare. Le imprese europee sono le più avanzate e attente: stiamo trainando il resto del mondo. Lo svantaggio è che le catene di approvvigionamento non sono ancora pronte alla trasmissione delle informazioni sulla sostenibilità dei prodotti».
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