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In bici per la sicurezza serve l’obbligo del casco

Il nuovo codice della strada non ha introdotto, purtroppo, l’attesa norma: in caso di caduta, riduce del 90% le lesioni gravissime o mortali.

Tra le novità del nuovo Codice della strada approvato l’anno scorso, molti si aspettavano l’obbligo del casco in bicicletta. Secondo una ricerca internazionale della Fiab, Federazione italiana ambiente e bicicletta, laddove l’obbligo è stato introdotto si sarebbe ridotta la circolazione dei ciclisti, scoraggiati dalle multe e dall’associare la bicicletta con il pericolo. Come tecnico ricostruttore di incidenti stradali, non sono d’accordo e osservo che non sono motivi validi per non introdurre l’obbligo del casco: questo, innanzitutto, aumenta la prudenza nei ciclisti stessi, ovvero la loro percezione di quanto la bicicletta possa essere davvero pericolosa, così che già questo fatto riduce i loro errori e li può aiutare a prevedere le imprudenze altrui.

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Una caduta a terra dalla bicicletta, quando avviene a bassa velocità e senza incremento della stessa a causa di urto veicolare, provoca lesioni mortali o gravissime che, con il casco, si riducono del 90%: la protezione della testa ne salvaguarda la parte superiore, che ospita il cervello, con questa intensità di caduta tutelando sufficientemente. Il casco per ciclisti non è ingombrante, non limita le capacità di occhi e orecchie, è perfino elegante, protegge da insolazioni e da colature di piogge non intense.

I casi di Francia e Svezia

In Francia dal 2017 il casco è obbligatorio per i bambini, in sella o trasportati, fino a 12 anni (multa di 135 euro per i genitori che non lo fanno indossare ai figli). In Svezia tutti i bambini e ragazzi fino a 15 anni devono indossarlo in bicicletta, norma introdotta sulla base di una ricerca nazionale da cui risulta che il casco riduce quasi del 50% il rischio di morte in qualsiasi incidente. Ciò significa riduzione ancora più significativa delle lesioni gravi. In Italia i ciclisti professionisti e amatori che percorrono lunghe distanze, consapevoli dei rischi, utilizzano frequentemente il casco.

Coloro che ricorrono alla bicicletta per brevi percorrenze su piste ciclabili o nei centri abitati avrebbero una protezione ancora più significativa perché, nel caso di cadute a bassa o bassissima velocità, il caschetto per ciclisti è in grado di ridurre le lesioni craniche da gravi a lievi in quasi tutti i casi. Nei centri abitati i ciclisti sono molto spesso persone anziane che usano la bicicletta per fare la spesa, andare dal medico o in posta e, comunque, per brevi percorsi: i rischi si presentano nelle zone di interferenza tra piste ed aree ciclabili con il traffico. Si possono incontrare, poi, i bambini che, con accanto i genitori o i nonni, imparano ad andare in bicicletta per strada. In costante aumento, infine, i bicicli e monopattini elettrici. Tutti costoro fanno uso del casco raramente.

Utenti molto vulnerabili

L’utilità del casco è anche psicologica, perché ricorda agli altri e a se stessi che il veicolo a due ruote qualifica un utente estremamente vulnerabile, inducendo a maggiore attenzione. L’utilità del casco si associa a quella della manutenzione della bicicletta, ai cui dispositivi raramente si pensa: mantenere in efficienza gli impianti di frenata e di illuminazione è essenziale. Per l’illuminazione, negli ultimi decenni, si è assistito a una violazione generalizzata delle norme, troppo poco verificata dalle forze dell’ordine. I dispositivi di segnalazione visiva e di illuminazione delle biciclette prevedono l’obbligatoria presenza di un proiettore anteriore atto a illuminare la strada antistante, di luce di posizione sul parafango della ruota posteriore e di catarifrangenti sui pedali. Da quando si è sviluppata l’industria delle biciclette da corsa, prodotte senza tutti questi dispositivi, si sono diffuse luci intermittenti o continue molto piccole e molto luminose, a batteria. Tali dispositivi non sempre sono conformi alle norme del Codice della strada, che aveva concepito le luci in modo che l’altezza e la posizione loro e dei catarifrangenti rendessero visibili, evidenziandone la sagoma, ciclisti e biciclette.

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