Sono fortunata per due ragioni: la prima è che 1.480 euro sono tanti (è lo stipendio mensile medio di un’impiegata contabile o di un macellaio) ma potrebbero benissimo essere di più. La seconda è che riusciamo a pagarli senza indebitarci. È quanto spenderemo quest’anno mio marito ed io in centri estivi, a Bergamo, con soli due figli e senza certo pretendere di mandarli a fare il corso di vela o di minigolf. Credo che la nostra situazione sia comune a molti genitori: a tutti quelli che lavorano e non hanno nonni disponibili a curare per un paio di mesi i nipoti a tempo pieno.
Un problema di aritmetica
Ho un figlio alla primaria, e l’altra alla scuola dell’infanzia. Il primo sta 3 mesi a casa da scuola (dal 6 giugno al 12 settembre, cioè 14 settimane), la seconda fortunatamente solo 2 mesi (dal 31 giugno al 5 settembre, cioè 10 settimane). Andremo in vacanza tutti insieme 3 settimane, che mi sembra più o meno il tempo medio delle ferie estive per un adulto. Sottraendo 3 settimane di vacanze condivise, rimangono rispettivamente 11 e 7 settimane in cui i bambini sono a casa e i genitori lavorano: 18 settimane nelle quali il tempo dei bambini va organizzato, pianificato e pagato.
Quanto costano 18 settimane di centri estivi? Qui trovate elencate le iniziative organizzate dai soggetti che hanno sottoscritto il Patto educativo con il Comune di Bergamo e potete farvi un’idea dei prezzi. Facendo una media, e tenendoci bassi, circa 100 euro a settimana. Sì, in oratorio si spende un po’ meno, ma raramente i Cre parrocchiali coprono tutto il periodo estivo. Inoltre, esistono una moltitudine di centri estivi che costano ben più del doppio. E ci sta che un genitore, se appena se lo può permettere, cerchi il camp in lingua inglese o assecondi le passioni del figlio, che siano l’arte, il padel o l’arrampicata sportiva. Una stima ragionevole - lo ripeto: al ribasso, senza alcun tipo di lussi né anticipo né posticipo - è sui 1.800 euro per due figli (100 euro X 18 settimane). Ovviamente le settimane da coprire aumentano se entrambi i figli sono alle elementari o se i genitori possono prendersi meno ferie. Capite quindi che i miei 1.480 euro stimati sono addirittura un buon prezzo.
L’organizzazione
Non sono una brava pianificatrice, se lo fossi avrei prenotato i centri estivi già ad aprile. A mia discolpa posso dire che non si sa mai con esattezza quando usciranno i moduli di iscrizione (l’anno scorso era già giugno). Ho cercato di capire se il Cre comunale frequentato la scorsa estate da mio figlio – dove si era trovato benissimo - fosse sempre gestito dalla stessa cooperativa (purtroppo no) e in base a quello avrei scelto di iscrivere lì anche la figlia piccola. Così ho perso tempo, e il centro ricreativo nella scuola dell’infanzia di mia figlia è già in overbooking per le prime tre settimane. Quindi dovrò piazzare la piccola da qualche altra parte e trovare il campo estivo “giusto” per mio figlio. Ho due opzioni: farlo tornare nella stessa struttura dell’anno scorso, ma gestita da una cooperativa che non ha recensioni stellari fra noi genitori, o iscriverlo a un Cre sportivo vicino casa, che sembra carino, ma costa 135 euro a settimana più 35 per i pasti.
Questo pedante resoconto è per spiegare che noi genitori non cerchiamo semplicemente di “parcheggiare” i nostri figli: vorremmo che si divertissero e si riposassero, che giocassero con altri bambini e ampliassero la loro rete di amicizie e, magari, si dedicassero ad attività ludiche e formative che durante l’anno non hanno troppo tempo di fare. Il fatto è che, come del resto vale anche per la scuola, il centro ricreativo lo fanno le persone. Incontrare un bravo educatore e un gruppo affiatato di bambini è più una fortuna che un extra disponibile a pagamento. Per questo mi sarebbe piaciuto trovare continuità con il centro estivo dello scorso anno, ma in un mondo che non garantisce neanche la continuità didattica a scuola mi rendo conto che pretenderla da un Cre sia fantascienza.
In conclusione, credo che a giugno terremo a casa il figlio “grande” (deve compiere 8 anni) perché penso sia giusto che si riposi un po’ ed è gestibile lavorare da casa con lui (ci alterneremo con il cosiddetto smart working, a volte sarà ospite di qualche parente o amico). Diversa la situazione di mia figlia di 4 anni, per la quale è necessario avere un aiuto se si vuole riuscire a lavorare. A conti fatti credo che manderemo mio figlio al costoso Cre sportivo (ma non fra i più costosi, ci tengo a ricordarlo: ce ne sono anche da 200 o 300 euro a settimana) per sole 5 settimane (850 euro) mentre con mia figlia dovremmo riuscire a cavarcela con 90 euro a settimana pasti inclusi per 7 settimane (630 euro). Totale 1.480 euro.
Come fanno gli altri?
Le soluzioni possono essere le più diverse: chi usufruisce dei congedi parentali per stare con i figli, altri che alternano i turni (praticamente mamma e papà non si vedono mai, che sia il segreto di un buon matrimonio?), chi si gioca permessi e ferie, chi ha la fortuna di poter lavorare da casa (con il sottofondo di caos dei bambini lasciati allo stato brado); chi fa salire il nonno ottantenne dal paesino della Basilicata per avere un aiuto; i divorziati si dividono le vacanze, altri – pur stando insieme – fanno comunque vacanze separate per ottimizzare le ferie; chi se li porta in negozio, chi usa i risparmi per pagarsi il Cre o la baby sitter.
Ci sono poi, ovviamente, le mamme che non lavorano , e davanti alla prospettiva di un’altra estate di incastri in molte si chiedono se effettivamente valga la pena sprecarsi ad andare in ufficio. Ho più di un’amica che, avendo ottenuto il part-time per coniugare carriera e famiglia, consegna pressoché l’intero stipendio al centro estivo, così come nei primi anni del bambino lo consegnava al nido. I genitori più fortunati hanno i nonni in salute, o guadagnano ben sopra la media nazionale e possono permettersi i centri estivi deluxe o si guardano bene dal fare più di un figlio (sì, lo so che esiste lo sconto fratelli del 10% circa se si fa lo stesso Cre, non è che sia proprio una misura risolutiva).
Le soluzioni non le ho, ma so che il problema non siamo noi
Le soluzioni io non ce le ho. O meglio non ne ho che siano realistiche, giuste, ragionevoli, risolutive, condivisibili da tutti. Credo che sarebbe giusto riformare il calendario scolastico, ma non per questo immagino che gli insegnanti debbano diventare baby-sitter o animatori. Penso che il centro estivo sia un servizio alle famiglie che deve essere garantito a prezzi bassi, ma sono anche convinta che chi lavora va pagato. Credo che il problema siano – per tutti, ma per chi ha figli ancora di più – gli stipendi bassi mentre il costo della vita si alza. Ripenso alle mie, di estati: vivevo in campagna, giocavo fuori con i vicini di casa senza alcun controllo adulto – sembra di parlare di cent’anni fa ma erano solo gli anni ’90. Mi chiedo a che età potrò mandare mio figlio a giocare da solo all’oratorio o ai giardinetti senza essere una madre degenere.
Cosa voglio, quindi? Per me, niente. Non è la mia situazione personale a essere difficile, ma quella di tutti noi genitori cui viene costantemente ricordato – tramite rette del nido esorbitanti, lamentele sui bambini al ristorante o in qualsiasi luogo pubblico, centri estivi da pagare per tre mesi - che i figli sono un problema nostro e di nessun altro. In un mondo ideale chiederei una pianificazione collettiva un po’ più attenta, in questo mi accontenterei di non sentire più le solite frasi fatte giudicanti, ogniqualvolta un genitore si lamenta dell’infernale tetris estivo: «Basta organizzarsi» (detto solitamente da chi ha cresciuti i figli con 4 nonni a disposizione e un lavoro da insegnante) «Perché avete fatto i figli se non vedete l’ora di liberarvene» (scusateci se abbiamo procreato pur non avendo tre mesi di ferie), «La scuola non è un parcheggio» (siamo tutti d’accordo), «Perché avete fatto figli se non potete permetterveli» (questa è la più vera di tutte, e infatti di figli se ne fanno sempre meno). A tutti noi - genitori affettuosi ed esauriti, equilibristi, colleghi di tetris, lavoratori indefessi ma aspiranti bagnanti -: solidarietà e buone “vacanze”.