«Troppo spesso le persone non vanno al museo perché temono di non essere preparate, si sentono in soggezione di fronte agli esperti. Ma l’arte non vuole questo. Lei chiede di essere guardata, senza porsi domande, senza dare giudizi. È un momento per se stessi in cui ci si ferma e si ascolta quello che nasce dentro di noi. Parte dal cuore fino alla testa, un viaggio dalla comprensione alla riflessione. È qui che l’arte compie la sua vera magia: l’opera si connette a noi, rievoca qualcosa di nostro. Un ricordo, un’immagine, una sensazione. Tutto va bene. Anche il nulla.»
Le parole di Chiara Medolago , storica e critica d’arte, aprono le porte dell’ottava edizione di «Un fiume d’arte», la manifestazione artistica di Ponte San Pietro che vuole coinvolgere un pubblico sempre più ampio per condividere la bellezza dell’arte. Domenica 17 settembre sarà una giornata di ricerca e di fantasia.
La manifestazione gode del patrocinio e del contributo economico dell’amministrazione comunale di Ponte San Pietro: «Con questo evento davvero originale nel suo genere si persegue l’obiettivo di valorizzare il territorio e creare occasioni di incontro per la comunità attraverso l’attrazione magnetica dell’arte e la passione degli artisti: la collaborazione e la sinergia con l’associazione Fiume d’Arte è proficua, si sviluppa sia sul piano degli eventi sia su quello delle migliorie che progressivamente riguardano il nostro patrimonio artistico», commenta il sindaco Matteo Macoli.
«Noi del Fiume d’Arte siamo lieti di invitarvi all’appuntamento che ormai per tradizione chiude la stagione estiva a Ponte San Pietro. Per gli adulti è l’occasione di immergersi in un’atmosfera magica, fatta di colori e di musica. Per i bambini è una grande festa del divertimento. Con 130 artisti per le strade, mostre, laboratori e monumenti aperti alle visite guidate, vi regaliamo una domenica diversa dal solito, all’insegna della fantasia e dell’accoglienza», dichiara Marco Botte, artista del direttivo.
Inaugurazione
In programma c’è un “vero e proprio fiume d’eventi”. I protagonisti saranno i bambini, ma non solo. Per i più piccoli ci saranno laboratori di ceramica e gessetti con i Madonnari di Bergamo e l’appuntamento «Coloriamo lo striscione più lungo», in cui i decori dei bambini resteranno sul fiume Brembo anche dopo la manifestazione. Per tutti, al Centro Universitario Teatrale si vestiranno i panni delle maschere più famose al mondo durante il laboratorio «Commedia dell’arte». La giornata sarà arricchita da spettacoli nelle strade con Micaela Vernice, i giocolieri di Fem Circus e «Rocco il trottolaio» e, infine, da un incantevole concerto di arpe con «Il cerchio delle fate», in programma alle ore 15.30 alla Chiesa Vecchia.
Tutti i monumenti saranno aperti per le visite guidate e molti accoglieranno delle mostre. I luoghi visitabili a partire dalle ore 11 saranno la Chiesa Sant’Anna, la Chiesa Vecchia con la mostra «Il viaggio» di Elvezia Cavagna e la Pinacoteca (presso la Biblioteca) con «Miniature Medievali» di Simone Algisi, con il nuovo allestimento della «Bibbia Figurata» di Vanni Rossi. Dalle ore 11 alle 12 e dalle ore 16 alle 18 il Museo dello Smalto accoglierà «I colori e le voci di Bergamo e la sua provincia» e gli artisti dell’associazione Fiume d’arte. Infine, gli amici dell’Associazione Marinai allestiranno nella Sala Civica «Oriana Fallaci» una mostra di modellistica nautica.
Un viaggio tra le calligrafie
«In pochi sanno che spesso, in antichità, i calligrafi erano analfabeti – spiega Simone Algisi – Immaginiamo questi uomini responsabili della trascrizione delle opere antiche, incapaci di comprenderne il significato. Tutto ciò era possibile poiché la calligrafia medievale era basata su immagini ripetute e il compito del calligrafo consisteva nella semplice ricopiatura. Ma talvolta venivano commessi errori involontari, come il troncamento di parole a fine pagina o tratti di opera con significati diversi. Altre volte il calligrafo era così stremato dal lavoro, che arrivava a scrivere dei messaggi di protesta ai margini delle pagine. In alcuni lavori si può leggere “non ce la faccio più, ho le mani che tremano e gli occhi che pulsano”, estenuati dalla trascrizione che spesso avveniva senza una buona luce e senza un appoggio adeguato, come un tavolo o una sedia».
Simone Algisi, studioso della miniatura e della calligrafia, è curatore di una mostra dedicata alle fasi produttive del libro antico, dalla materia prima alla pagina decorata, aperta al pubblico e visitabile fino a domenica 17 settembre. La mostra continuerà su prenotazione fino al 24 settembre per chi desiderasse, contattando l’autore al 347.6040667 o contattando l’associazione.
La mostra è divisa in due parti: da un lato opere finire e dall’altro postazioni da lavoro. Domenica 17, dalle 11 alle 17, ci saranno degli appuntamenti particolari dedicati ai materiali e alle tecniche di traduzione: laboratori adatti a tutti e adatti a ogni età per mettersi alla prova con gioia e tranquillità.
«Un altro aneddoto davvero interessante sulla storia della calligrafia riguarda l’introduzione dei caratteri mobili. Storicamente ci fu un piccolo shock per i lettori. L’occhio non era abituato ai caratteri meccanici ed era “infastidito” da tanta perfezione. Così Gutenberg dovette inserire una serie di caratteri mobili imperfetti, affinché l’occhio continuasse ad armonizzare le sbavature». Gli aneddoti sulla calligrafia sono tanti e Simone Algisi li racconterà in compagnia degli spettatori. Ad esempio, pochi sanno che tanti calligrafi hanno una pessima scrittura. L’autore della mostra racconterà il perché, le origini del carattere «Times New Roman», le stagioni della calligrafia e molto altro.
Un viaggio tra i quadri
Nella Chiesa di via Roma, nei due fine settimana del 16-17 e del 23-24 settembre, si parlerà di viaggio con una mostra dell’artista Elvezia Cavagna.
«Il primo – sottolinea Chiara Medolago – è il viaggio attraverso le forme artistiche sperimentate da Elvezia Cavagna, sia pittrice che illustratrice. Il secondo viaggio è il percorso che compie lo spettatore, senza una strada chiara, in metafora con la vita. Infine, l’ultimo viaggio è spirituale, rappresentato dall’ingresso nella chiesa. L’accesso sarà limitato alla porta secondaria, che simbolicamente rappresenta la purezza necessaria per accedere alla casa di Dio ma, al tempo stesso, l’accoglienza rivolta a tutti».
Il luogo scelto per l’esposizione è «un luogo pensato per la risonanza di bellezza che genera» , continua a spiegarmi Chiara. Lo spazio è stato infatti sfruttato al massimo, rimuovendo le panche e permettendo alle persone di muoversi e dialogare con le opere. Ognuna di esse è connessa con la chiesa e ne richiama le caratteristiche. «Quando ho visto la raffigurazione di “Ophelia” nell’acqua, una delle opere che verranno collocate per la mostra, ho avuto i brividi – prosegue la critica d’arte – Sarà messa accanto all’altare dell’Annunciazione. La connessione che si crea tra queste due opere è potente. L’acqua in cui è immersa la donna shakesperiana rappresenta la vita e al contempo la morte, per la tragica fine a cui è destinata Ophelia. L’acqua torna anche al giorno d’oggi con gli uomini e le donne che fuggono sui barconi e cercano una nuova vita, che talvolta non arriva. È un’ulteriore riflessione sul tema del viaggio».
Nel corso della mostra si potranno fare domande, chiacchierare con leggerezza di spirito e lasciarsi sorprendere dalle emozioni che nascono in noi. «Davanti all’arte non si può dire mi piace o non mi piace, bisogna fare un passo in più e chiedersi perché. Perché non stacco gli occhi da quel quadro? Perché osservare quel dipinto genera in me un sentimento di turbamento?», conclude Chiara Medolago. Per chi vorrà si potrà provare a rispondere insieme.