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«Bergamo Next Level»: sfruttare le avversità come strumento di crescita

Articolo. Vincere l’inerzia causata dalle avversità della vita. Questo è il concetto alla base dell’incontro organizzato dal professor Andrea Greco nell’ambito della rassegna «Bergamo Next Level». Nella tavola rotonda in programma martedì 16 aprile alle 15 nell’Aula Magna della sede di Sant’Agostino dell’Università di Bergamo, si analizzeranno le problematiche legate alle fragilità giovanili e si porteranno esempi virtuosi di rinascita

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Quella in cui viviamo è una realtà complessa, dalle dinamiche sempre più fluide ed eterogenee, che portano sì enormi possibilità, ma anche parecchi problemi. A farne le spese sono molte volte i più giovani: c’è una distanza tra le difficoltà reali e le difficoltà percepite dagli adulti che dovrebbero far loro da “guida”. Se da un lato gli studi riconoscono e catalogano le cosiddette “problematiche giovanili” (siano di natura psicologica, sociale, economica), dall’altro per i giovani risulta spesso difficile vincere l’inerzia generata da queste problematiche. Alcuni utilizzano le difficoltà come uno scudo dietro cui ripararsi, invece di incamerarle nel loro bagaglio di esperienze e sublimarle in atteggiamenti propositivi.

Su questa tesi si basa l’incontro «Giovani e avversità: storie di resilienza e di coraggio», parte della rassegna «Bergamo Next Level» organizzata dall’Università degli Studi di Bergamo e dall’associazione Pro Universitate Bergomensi. L’incontro, a ingresso gratuito, si terrà martedì 16 aprile alle ore 15 nella cornice dell’ex chiesa di sant’Agostino, attuale Aula Magna dell’Università di Bergamo.

Dalla fragilità all’avversità

Dialogando con il professor Andrea Greco dell’Università degli Studi di Bergamo ho avuto modo di approfondire i temi e i concetti alla base dell’incontro da lui organizzato. Ho apprezzato il suo approccio positivo alla problematica, e di conseguenza libero da congetture e pregiudizi basati sul classico luogo comune delle «nuove generazioni alla deriva».

«Stiamo diventando sempre più in grado di riconoscere le fragilità, di dar loro un nome e di accettarle. Dal mio punto di vista, però, quando arriviamo a mettere “un’etichetta” a questi problemi, tendiamo semplicemente ad accettarli senza provare a fare qualcosa, come se una persona vista come fragile non possa più essere in grado di crescere, diventando statica all’interno della fragilità che l’accompagna. Questo sfocia in un ulteriore problematica a cui io stesso sto assistendo osservando alcuni dei miei studenti, ovvero che l’essere fragile diventa nel tempo una situazione nel quale il soggetto tende a voler rimanere e dal quale non si può più pretendere una rilettura della fragilità come un qualcosa in grado di diventare, nel tempo, la base per una crescita personale. In un mondo complesso come quello in cui stiamo vivendo, dove ogni possibilità porta con sé problematiche di tipo economico, sociale, psicologico e ambientale, i giovani più fragili si sentono soverchiati dalle difficoltà e, usando la loro stessa fragilità come “arma di difesa” cominciano a diventare inermi, riparandosi anche da quelle situazioni che potrebbero rappresentare la possibilità di poter vivere proattivamente la propria vita. Partendo da questo, mi son reso conto che il termine “fragilità”, che indica una situazione statica, alle volte dovrebbe essere sostituito da “avversità”, che invece indica una situazione con possibilità di evoluzione».

Gli interventi

Nel corso dell’evento, oltre all’introduzione curata dallo stesso Andrea Greco, prenderanno la parola ospiti provenienti da varie realtà legate a dinamiche sociali di fragilità e avversità, i cui interventi verranno moderati dalla giornalista e scrittrice Adelaide Barigozzi.

«Daremo spazio a due psicologi del territorio di Bergamo, il dottor Luca Biffi di ATS Bergamo e la dottoressa Maria Simonetta Spada di ASST Papa Giovanni XXIII, che porteranno il loro punto di vista sull’argomento. Il dottor Biffi, che si occupa di tutte quelle che sono le abilità personali riconducibili alla sfera sociale, porterà i risultati delle indagini che ha condotto ed eventuali soluzioni atte a rinforzare l’individuo e la società, in modo da poter reggere le possibili avversità. Allo stesso modo, la dottoressa Spada porterà la sua esperienza come psicologa e come componente del comitato tecnico scientifico dello sportello di counseling dell’Ateneo. Per noi è molto importante, perché ci è di grandissimo aiuto nella gestione di quegli studenti che arrivano con delle situazioni particolarmente complesse e che non possono essere gestite senza l’ausilio di professionisti. Infine, dopo due ospiti “tecnici”, abbiamo deciso di dedicare dello spazio ad un punto di vista diverso da quello prettamente accademico, per cui abbiamo invitato ad intervenire Guido Marangoni».

Guido Marangoni nasce come ingegnere e docente d’informatica, professione che ancora esercita presso l’Università di Padova, ma è da sempre appassionato di arti espressive come teatro, musica e scrittura. È padre di tre figlie, Marta, Francesca ed Anna, quest’ultima «con quel famoso cromosoma in più che tanto spaventa» citando le sue parole. Nel 2007 porta in scena lo spettacolo comico «Punti di viSta – Spunti di vita» da lui scritto e interpretato. Il suo stile scanzonato nel trattare i temi delle fragilità lo ha portato a collaborare con realtà come TEDx, Il Corriere della Sera e RAI. Tra i vari frutti della sua carriera artistica, va ricordato «Anna che sorride alla pioggia», il suo primo libro vincitore del «Premio selezione Bancarella 2018».

«Marangoni ovviamente non c’entra nulla con la psicologia, ma nel suo modo di fare spettacolo riesce a scherzare su tematiche spesso difficili da trattare, legate soprattutto a degli eventi nella sua vita privata che gli hanno fatto cambiare il modo di vedere le cose, mettendolo di fronte alla necessità di reagire e rinnovarsi».

Gli esempi virtuosi

A chiudere l’evento, una tavola rotonda con tre ragazzi che, con le loro storie, rappresentano situazioni in cui avversità e fragilità sono diventate la base per l’inizio di una nuova vita. «Abbiamo deciso di dedicare l’ultima parte dell’avvenimento alle testimonianze di tre giovani con storie sicuramente non semplici che hanno saputo sfruttare le proprie difficoltà come leva per costruire qualcosa di proattivo. Il primo a parlare sarà Yusuf Traoré, un nostro ex studente malese, che ha vissuto per anni in una Libia in guerra. Arrivato in Italia e inserito in una comunità di accoglienza, comincia a vivere tra studio e lavoro fino ad arrivare a laurearsi in Scienze dell’Educazione, arrivando a lavorare come educatore proprio in quella comunità che l’ha accolto. In seguito, contatteremo in videochiamata l’atleta Martina Caironi, che ci racconterà la sua esperienza da atleta paralimpica nata dopo l’incidente in motorino che le ha causato l’amputazione della gamba sinistra. Infine, a intervenire sarà Chiara Rota, da dipendente a fondatrice dell’azienda My Cooking Box. Rota ha ottenuto il Premio Innovazione 2018 della Camera di Commercio e l’inclusione di Forbes nella sua lista delle 100 leader al femminile».

Tre storie di successi che, insieme agli interventi di psicologi, docenti e artisti, comporranno quella che sarà una discussione ad ampio respiro, ma basata su un unico grande tema: riflettere sulle proprie problematiche e trovare il modo, come singoli e come comunità, di sfruttarle come forza motrice per accrescere le proprie competenze e migliorare il proprio stile di vita.

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