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Una miscela per monitorare Pfas in atmosfera

Lo studio al laboratorio dei «Gas della vita» a Osio Sopra. Al centro di ricerca che si occupa anche di miscele per le tarature si raggiungono concentrazioni bassissime di componenti: parti per milione e parti per miliardo

Sono chiamati «inquinanti eterni», anche se la terminologia specifica è Pfas, sostanze perfluoroalchiliche: si trovano in molti oggetti di uso quotidiano, dalle pentole all’abbigliamento, agli imballaggi, alle vernici, ai cosmetici. Questi composti chimici, quando i prodotti finiscono tra i rifiuti, possono impiegare migliaia di anni per degradarsi e rimangono nell’ambiente, inquinando aria, acqua e suolo. Da qui l’aggettivo «eterni».

Quando si parla di inquinamento da Pfas molto spesso si pensa subito alle acque e ai sistemi di monitoraggio adottati per rilevare la presenza degli inquinanti nei corpi idrici superficiali e sotterranei. Studi statunitensi ed europei hanno confermato la presenza dei Pfas nell’aria. Ne sono conseguite normative per offrire al mercato standard di taratura per effettuare misure affidabili nel rilevare le concentrazioni degli inquinanti eterni in atmosfera. Il progetto, anche se non ha ancora preso ufficialmente il via, è in fase di sviluppo all’interno del laboratorio dei «Gas della vita» di Siad a Osio Sopra: in particolare, nel centro di ricerca sui gas che si occupa di produrre miscele standard o «su misura» in vari settori.

«Possiamo distinguere tra due categorie di sostanze perfluoroalchiliche», ci racconta Francesco Pigazzini, ingegnere chimico di Siad, responsabile Metrologia e Qualità. «Quelle che troviamo in acqua, che hanno un peso molecolare maggiore, e quelle più “leggere”, che si trovano in basse concentrazioni in atmosfera». Le linee guida arrivano dagli Usa: «La Epa (Environmental Protection Agency, l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, ndr) ha pubblicato un metodo che stabilisce i criteri e le modalità di monitoraggio dei Pfas nell’aria», prosegue Pigazzini. «Stabilisce come svolgere le analisi e lo standard di riferimento per tarare lo strumento di monitoraggio ambientale. L’impegno di Siad è quello di riprodurre in laboratorio lo standard».

Produzione delle miscele

Entrando più nel dettaglio,

Laura Gagni, ingegnera chimica di Siad, responsabile di produzione delle miscele accreditate e medicinali, ci spiega come avviene la «creazione» di una miscela di componenti: «Si parte da componenti puri che sono diluiti in modo da minimizzare le reazioni che possono avvenire (all’interno della bombola, ndr). I componenti puri si trovano allo stato gassoso, liquido o solido», spiega Gagni. «Ad esempio, per le miscele Pfas allo studio il punto di partenza sono stati i cinque componenti Pfas puri. Questi sono stati introdotti in una bombola nei quantitativi tali da raggiungere attraverso successive diluizioni le concentrazioni finali desiderate alla pressione solitamente di 100/150 bar».

Bisogna tenere bene a mente che si sta parlando di concentrazioni bassissime di componenti all’interno della miscela: in gergo tecnico, sono ppm, quindi «parti per milione» o ppb «parti per miliardo». Per dare un’idea concreta, equivale a trovare «un elemento di 40 centimetri nella distanza tra la Terra e la Luna». Il secondo aspetto non indifferente, all’interno delle fasi di produzione della miscela, sono i test da fare prima di poterla consegnare al cliente finale, che la utilizzerà per tarare il proprio strumento di monitoraggio.

«Il nostro team, oltre ai due ingegneri chimici, è composto da altri due dottori in chimica e una decina tra analisti e preparatori», conclude Francesco Pigazzini: «È molto importante condurre anche studi di stabilità, perché i componenti possono essere molto reattivi tra loro, oltre alle fasi di controllo che richiedono personale altamente qualificato».

Miscela record

Uno degli ultimi successi del distretto dei «Gas della vita» di Siad a Osio Sopra è stato la creazione di una miscela con ben 135 componenti. Un record che conferma Siad come una delle poche aziende al mondo ad aver portato a termine un tale compito. Una delibera di giunta regionale del febbraio 2012 riportava una serie di componenti che potevano essere fonte di molestie odorigene per la popolazione. Il laboratorio di Siad, lavorando per circa due anni al progetto, è riuscito a produrre una miscela che, ad oggi, è riservata a un mercato di nicchia all’interno del comparto ambientale. Il laboratorio si occupa della produzione di miscele che sono utilizzate come metro di valutazione a livello ambientale per diversi scopi: ad esempio, per monitorare i livelli di inquinanti ambientali gassosi, come, ad esempio, ossidi di azoto, ossido di carbonio, eccetera, nelle centraline di Arpa oppure per rilevare le cosiddette «emissioni odorigene» in alcuni punti delle città. Il distretto si occupa anche della produzione di miscele per monitorare le emissioni da camino, di autoveicoli e di motori a combustione, oltre che di sicurezza e igiene. In questo caso, si parla di miscele standard che seguono le indicazioni di legge e che costituiscono un metro di valutazione sicuro, indipendente e riferibile. Un altro comparto di cui si occupa il laboratorio è quello delle miscele per l’analisi strumentale impiegate sia per le analisi di laboratorio sia per i controlli di processo. Si tratta di miscele per la maggior parte accreditate: Siad, infatti, è un centro di taratura accreditato e un produttore di materiali di riferimento accreditato.

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