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Allarme ozono: livelli in aumento con i raggi solari

Le concentrazioni più elevate del gas in estate si registrano nelle zone extraurbane sottovento rispetto ai centri urbani. Gli altri macroinquinanti principali si moltiplicano nella stagione invernale.

Sabato 21 giugno, un articolo pubblicato dall’Eco di Bergamo parlava di «allarme ozono» nella nostra città, segnalando come i dati della centralina Arpa di via Meucci di giovedì 19 giugno fossero stati i peggiori in tutta la Lombardia. Il giorno dopo, domenica 22 giugno, si parlava addirittura di valori «oltre la soglia di attenzione». La concentrazione di ozono a Bergamo, in effetti, è stata al di sopra della media regionale per (quasi) tutta l’estate, stando ai dati raccolti da Arpa Lombardia e riportati nella tabella a corredo dell’articolo.

Ma perché la qualità dell’aria di Bergamo è stata ridotta da una quantità così alta di ozono? Risponde Guido Lanzani, responsabile dell’unità operativa Aria di Arpa Lombardi a.

L’inquinamento atmosferico aumenta d’estate?

«Dipende. Per i principali macroinquinanti, di solito la stagione più critica è quella invernale, sia perché ci sono sorgenti di emissioni come riscaldamento, stufe e caminetti, che in estate sono spenti, sia perché l’atmosfera ha delle capacità dispersive peggiori. Fa eccezione l’ozono, un inquinante di origine secondaria, la cui formazione è favorita dalla radiazione solare. Per questo, mentre inquinanti come il PM10 e il biossido di azoto superano raramente i livelli di guardia in estate, l’ozono li scavalca in modo ricorrente principalmente nei mesi caldi».

Giovedì 19 giugno, la concentrazione di ozono nell’aria di Bergamo ha superato i 248 microgrammi per metro cubo d’aria. Da dove arrivano dei valori così alti?

«Tutto dipende dalla radiazione solare: maggiore è l’irraggiamento e più alta è la probabilità che si verifichi la reazione chimica che porta alla formazione di ozono. Nei giorni intorno al 20 giugno una serie di fattori concomitanti, come la stabilità atmosferica, l’elevato irraggiamento solare e l’aumento della temperatura - insieme alla presenza in atmosfera dei precursori dell’ozono, ossia gli ossidi di azoto e i composti organici volatili - ha portato ai risultati che hanno fatto parlare di un “allarme ozono”».

I livelli registrati nel 2025 sono eccezionali o siamo nella norma?

«L’estate appena trascorsa non è stata molto diversa dalle altre. Le tendenze sono quelle che già conosciamo: non abbiamo registrato superamenti per gli altri inquinanti, mentre per l’ozono abbiamo riscontrato scavalcamenti dei limiti a Bergamo e non solo. Ecco alcuni parametri per orientarci nella valutazione. La normativa vigente ha tre soglie di riferimento: quella di informazione, con una concentrazione media oraria di 180 mg/m3, quella di allarme, con una concentrazione media oraria di 240 mg/m3, e il valore obiettivo, che è pari a 120 mg/m3 sulla massima media mobile sulle 8 ore per ogni giorno da inizio anno. Al 31 agosto, la stazione di via Meucci ha registrato 72 superamenti della soglia di informazione e due della soglia di allarme, mentre in 76 giorni è stato superato il valore obiettivo. Si tratta di dati in linea con quelli degli ultimi anni. Su scala regionale, i superamenti delle soglie di informazione e di allarme sono in diminuzione, mentre per il valore obiettivo non esiste una tendenza omogenea».

Quindi il problema della concentrazione di ozono è comune a tutta la Lombardia?

«Sì. Però c’è da fare una precisazione. L’ozono si forma con lo spostamento delle masse d’aria che contengono i suoi precursori, ossia gli elementi che generano le reazioni chimiche che poi formano l’ozono stesso. Questi precursori vengono emessi soprattutto nelle aree urbane, perciò le concentrazioni maggiori si registrano nelle zone extraurbane sottovento rispetto ai centri urbani. Generalmente, la fascia prealpina registra le concentrazioni maggiori: le province più colpite sono Bergamo, Lecco, Varese e l’alto bresciano».

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