C’è biodiversità da preservare anche nel contesto di una cava, dove la principale attività è quella di estrarre calcare, materia prima fondamentale per la produzione del cemento. Stiamo parlando della cava di Colle Pedrino, a 1.200 metri di altitudine, situata tra i comuni di Palazzago e di Caprino Bergamasco.
Così la fauna e la flora tornano a Colle Pedrino
La cava a 1.200 metri di quota tra Palazzago e Caprino. Un tunnel porta il calcare alla cementeria di Calusco. Sulle scarpate si ricreano vegetazione e biodiversità: 678 specie animali, aree boschive, nidificazione
Il sito estrattivo alle pendici della vetta del Monte Linzone, con vista su tutta la Pianura Padana, fornisce il calcare, attraverso un tunnel sotterraneo, alla cementeria di
Calusco d’Adda. Carlo Bonfanti, geologo del Servizio Cave di Heidelberg Materials, ci racconta del viaggio del materiale calcareo e come si recupera l’ambiente circostante a una cava. «Il materiale calcareo scavato è caricato su mezzi di grande portata, in grado di trasportare fino a sessanta tonnellate di materiale, poi scaricato all’interno di un impianto sotterraneo – spiega Bonfanti –. All’interno della montagna il materiale subisce due fasi di frantumazione prima di raggiungere il deposito. E dal momento in cui entra nella galleria (lunga quasi 10 chilometri, ndr), in sostanza, non vede più la luce fino a che non raggiunge la cementeria di Calusco d’Adda».
Le specie da tutelare
Il sito estrattivo si trova all’interno di un contesto montano popolato da specie animali e vegetali che necessitano di essere tutelate. Proprio per questa ragione, in contemporanea all’attività estrattiva ha trovato spazio negli anni un processo di recupero ambientale. «La cava è coltivata per piani orizzontali: si avanza, quindi, in direzione del versante della montagna – prosegue Bonfanti – e, una volta completato una zona della cava e raggiunta la morfologia definitiva delle scarpate, si procede con le operazioni di recupero ambientale». Il termine «morfologia definitiva» indica che il versante raggiunge l’inclinazione adatta per predisporre un piano di recupero che poi non sarà smantellato, come avviene, invece, nel caso dei recuperi provvisori. Ma quali sono le fasi di ripristino? «Le fasi essenziali sono sostanzialmente due – approfondisce il geologo –: la prima è la “riprofilatura” della scarpata, in cui si va a ricreare un’inclinazione naturale, che va dai 30 ai 35 gradi. La seconda operazione consiste nel ricreare uno strato vegetale su cui può colonizzarsi la vegetazione attraverso le operazioni di idrosemina o semina. L’aspetto successivo al piano di recupero ambientale è quello di gestione della biodiversità, tuttora in corso».
Quasi 700 visitatori
Sono quasi settecento le specie identificate finora come «visitatori» dell’habitat della cava. Per la precisione, anche grazie alle attività di ripristino ambientale, sono state trovate 678 specie viventi tra flora e fauna: 231 piante, 8 funghi, 319 insetti, 37 invertebrati, 4 anfibi, 6 rettili, 64 uccelli e 9 mammiferi.
Con il piano di gestione della biodiversità gli obiettivi sono valutare lo stato dei recuperi ambientali, suggerire delle nuove implementazioni ma soprattutto monitorare nel tempo l’evoluzione dell’habitat naturale: «All’interno e nei contorni della cava abbiamo principalmente aree boschive: faggeti, castagneti, querceti alternati a spazi aperti, zone prative», aggiunge Bonfanti. «Negli anni anche il paesaggio della cava è molto cambiato: se 10, 15 anni fa la neve era praticamente garantita, oggi le temperature sono cambiate e di conseguenza anche il passaggio di specie animali o vegetali si è modificato negli anni». La cava è un punto di passaggio importante per l’avifauna, aggiunge il geologo: «Ci auguriamo che in alcune zone della tesa unica (cioè dove non viene diminuita l’inclinazione del versante ma si lascia il “gradone”, ndr) si verifichi la nidificazione». Non a caso il sito estrattivo si trova all’interno di una Rete ecologica regionale (Rer) e gli avicoli che da nord si dirigono verso sud si fermano sulle pareti soleggiate che volgono verso la Pianura Padana per nidificare e riposarsi prima di riprendere la migrazione.
Un grande progetto, avviato ormai da diversi anni, è il «Quarry Life Award», un concorso scientifico ed educativo lanciato dal gruppo HeidelbergCement , che si svolge ogni tre anni, con l’obiettivo di proteggere e promuovere la biodiversità nei siti estrattivi di tutto il mondo. Nel 2018 proprio la cava di Colle Pedrino era stata oggetto di numerosi progetti, tra cui il «501 specie a Colle Pedrino», promosso da un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano Bicocca, che mirava a catalogare almeno 501 specie viventi (tra vegetali, animali e insetti) nell’area del sito estrattivo e che ha ottenuto anche un riconoscimento a livello internazionale proprio per l’importante portata scientifica e di ricerca del progetto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA