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L’Italia deve prepararsi a estati torride, siccità e alluvioni

Luca Mercalli: il riscaldamento globale influenza l’aumento degli eventi estremi anche nel nostro Paese. Nel 2018 la tempesta Vaia, nel 2021 i 49 gradi a Siracusa, e le piogge estreme in diciotto mesi in Romagna

L’estate del 2024 è stata la più calda mai registrata a livello mondiale: l’anno ha superato i record sia per le temperature stagionali sia per quelle nei dodici mesi. La comunità scientifica non ha dubbi: la colpa è del riscaldamento globale provocato dalle emissioni di gas serra. Che è anche la causa del peggioramento non solo delle ondate di calore ma anche dei lunghi periodi di siccità e delle piogge torrenziali, tutti fenomeni che ormai colpiscono sempre più anche l’Italia. Ma come saranno le estati del futuro? Ne abbiamo parlato con Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società meteorologica italiana: noto per l’attività divulgativa, ha incontrato le scuole di Bergamo nell’ambito della «Fiera dei Librai».

Esiste un nesso tra riscaldamento globale e aumento dei periodi di siccità?

«Sì, e dipende da due fenomeni. Il primo è la circolazione delle correnti atmosferiche. Il riscaldamento globale cambia la meteorologia, causando anticicloni più robusti e duraturi, che possono generare siccità prolungate, con una durata di diversi mesi. Nei casi peggiori si parla di un anno intero, come nel 2022. Il secondo è il caldo, che amplifica le conseguenze del mutare delle correnti. Tutte le siccità del passato sono state “fredde”. Oggi, invece, la siccità si combina con temperature molto alte, soprattutto per regioni come la Pianura Padana, dove si raggiungono i 38-40°C in estate. In queste condizioni, la poca acqua disponibile dura ancora meno a causa dell’evaporazione superficiale».

Il cambiamento climatico è anche tra le cause delle ondate di calore?

«Le ondate di calore sono una delle più chiare e più evidenti manifestazioni del cambiamento climatico. Quest’ultimo deriva dal riscaldamento globale: in media, su tutto il pianeta fa più caldo di 1,3°C rispetto a un secolo fa. Sulle terre emerse, in Europa in particolare, registriamo 2-2,5°C in più dei livelli preindustriali. E più fa caldo, più le ondate di calore sono frequenti».

La comunità scientifica traccia un nesso diretto tra cambiamento climatico e fenomeni come piogge torrenziali e alluvioni.

«Piogge, tempeste, tornado e nevicate imponenti sono fenomeni che ci sono stati anche in passato: ne racconto numerosi nel mio ultimo libro, “Breve storia del clima in Italia”. Ma oggi succedono più spesso, perché l’elevata quantità di energia nell’atmosfera e la maggior evaporazione dell’acqua dagli oceani ne aumentano frequenza e intensità. E si sono aggiunti degli eventi nuovi, legati al caldo: le ondate di calore sono iniziate negli anni Duemila. I 40°C nella Pianura Padana non sono mai stati documentati prima del 2003».

Quali sono gli eventi che dovrebbero metterci in guardia dal cambiamento climatico?

«L’esordio del cambiamento climatico percepibile dalle persone comuni risale al 2003, con il raggiungimento dei 40°C in Nord Italia. Da lì in poi abbiamo visto una lunga serie di fenomeni chiaramente influenzati dal riscaldamento globale: dalle estati con caldo torrido – fino a 49°C a Siracusa, nel 2021 – alla tempesta Vaia del 2018, fino alla siccità del 2022 e alle quattro alluvioni in un anno e mezzo che si sono verificate tra il 2022 e il 2023 in Romagna, insieme a quelle che sono avvenute nelle ultime settimane in Toscana, Piemonte e Valle d’Aosta. Le alluvioni, in particolare, erano eventi rarissimi: fino al secolo scorso si verificavano ogni cinquant’anni. Vederne quattro in 18 mesi dà la misura del mutamento in corso».

Come prevede che saranno le estati del futuro, se non faremo nulla per fermare il cambiamento climatico?

«Sicuramente ci troveremo con un territorio sempre meno vivibile. Saremo continuamente assediati da eventi estremi, che prima di tutto sono uno stress per la popolazione e per l’economia. Per qualcuno significherà perdere la vita, perché durante le alluvioni e le ondate di calore ci sono dei morti. Le aziende avranno dei contraccolpi, le persone subiranno danni, l’agricoltura perderà produttività. Ogni evento estremo è un danno per l’economia del territorio: quando ce n’è uno ogni cinquant’anni ci si tira su le maniche e si sistemano i danni. Ma quando ce n’è uno ogni sei mesi le cose cambiano. Per quanto riguarda le temperature, l’aumento sarà costante: a Bergamo, tra cinquant’anni – intorno al 2070 sfioreremo i 50°C. Non è una previsione catastrofista: oggi in Sicilia arriviamo a 49°C, l’anno scorso a Forlì ne abbiamo registrati 43».

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