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Virus pericolosi da zanzare e zecche

In Italia nel 2024 confermati ben 693 casi di Dengue, 7 di Zika, 15 di Chikungunya, 50 di encefalite da zecca e 90 di virus Toscana.

C’è un crescente allarme tra i virologi per la diffusione degli arbovirus che, con l’aumento delle temperature a causa del riscaldamento globale di origine antropica, e i viaggi estivi con ogni mezzo, stanno colonizzando anche il nostro Paese.

Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità sulle arbovirosi in Italia, dall’1 gennaio al 3 dicembre 2024, al sistema di sorveglianza nazionale risultavano segnalati ben 693 casi confermati di Dengue, 7 di Zika, 15 di Chikungunya, 50 di encefalite da zecca e 90 di virus Toscana. Gli arbovirus sono virus trasmessi da vettori artropodi, per lo più zanzare e zecche, e provocano malattie sia all’uomo che agli animali. Richiedono una sorveglianza attenta e misure di prevenzione per ridurre il loro impatto. Ambienti caldi e umidi favoriscono la proliferazione di zanzare, l’aumento dei viaggi internazionali facilita il trasporto degli insetti e il contagio. In Italia sono soggetti a sorveglianza speciale gli arbovirus che provocano le malattie Dengue, Zika, Chikungunya, West Nile, Usutu, encefalite da zecca e infezioni da virus Toscana.

La Dengue è una malattia infettiva tropicale con febbre, in alcuni casi emorragica, trasmessa da virus inoculati con punture di zanzare del genere Aedes. Anche la Zika è una malattia virale diffusa da zanzare del genere Aedes. La Chikungunya si manifesta con febbre acuta e forti dolori articolari ed è provocata da virus trasmessi ancora da zanzare del genere Aedes. La malattia provocata dal virus West Nile prende il nome dal distretto in Uganda in cui fu isolato nel 1937: i serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare del genere Culex, il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Usutu è un’infezione aviaria dal nome del fiume sudafricano della zona in cui fu isolato per la prima volta in una zanzara femmina di Culex neavei. L’encefalite da zecca è una malattia virale che colpisce il sistema nervoso centrale, trasmessa da alcune specie di zecca: identificata per la prima volta in Italia nel 1994, in trent’anni in Europa è cresciuta del 400% nelle regioni endemiche come l’Austria e la Svizzera. Il virus Toscana, isolato all’inizio degli anni ’70, è trasmesso dai pappataci ed è collegato a casi di meningite e di meningoencefalite nell’uomo.

Agenti patogeni

La comunità scientifica è allarmata per la presenza di diverse specie di zecche, i cui agenti patogeni trasmessi stanno aumentando in termini di distribuzione con conseguenze anche gravi. Le zecche, artropodi appartenenti alla famiglia degli acari che si nutrono di sangue, rappresentano a livello mondiale il vettore che trasporta più tipi di patogeni pericolosi per l’uomo, per il bestiame, per gli animali domestici e selvatici. In Italia ne sono presenti 40 specie, suddivise in due famiglie, gli Argasidi o zecche molli che parassitano gli uccelli (sette specie) e gli Ixodidi o zecche dure (33 specie) che parassitano i mammiferi. La specie più pericolosa è la zecca dei boschi (Ixodes ricinus), vettore della malattia di Lyme, nota anche come borreliosi di Lyme, malattia infettiva che, se non diagnosticata e curata in modo precoce, può causare disturbi al sistema nervoso, alla pelle, agli organi interni.

Effetti del clima più caldo

Il cambiamento climatico ha un ruolo importante. L’aumento delle temperature amplia il periodo dell’attività e della sopravvivenza delle zecche anche nei mesi invernali. Negli anni ’80 nell’arco alpino erano assenti o rare, mentre ora la loro presenza è stata segnalata anche al di sopra dei mille metri di quota, confermando che la loro distribuzione è favorita sia da fattori ambientali (umidità, temperatura, acqua, tipo di vegetazione) sia dalla disponibilità di ospiti per nutrirsi. Anche nella Bergamasca le zecche si stanno diffondendo sempre più: per questo motivo, è bene porre attenzione, soprattutto in estate, alle zecche dei boschi, presenti negli ambienti freschi e umidi del sottobosco ma anche nei prati, dove si attaccano ad arbusti e fili d’erba in attesa del passaggio di animali o persone. La zecca del cane, invece, frequenta zone a clima caldo e asciutto, dove la vegetazione è più rada. Le zecche non sono selettive nella loro scelta dell’ospite, animale selvatico, domestico o l’uomo, non volano ma si portano sull’estremità delle piante erbacee o dei cespugli, aspettando i passaggi e lasciandosi cadere su cani, cervi, scoiattoli e sull’uomo. All’Istituto superiore di sanità hanno osservato che, oltre ai grandi mammiferi, le zecche, quando sono nello stadio di larva e ninfa, possono parassitare anche gli uccelli. Temperature più calde possono favorire la produzione, la schiusura delle uova, il completamento del ciclo vitale, con un’attività di ricerca dell’ospite più elevata. Questa propensione, secondo gli studiosi, è preoccupante, vista la tendenza delle temperature ad aumentare.

Malattie da nuova zecca

Il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste ha segnalato recentemente la presenza nel Nord Italia della zecca marginata (in zoologia Hyalomma marginatum), giunta indirettamente tramite uccelli migratori o animali vivi trasportati verso i macelli. La zecca marginata, originaria del Nord Africa e del Medio Oriente, è stata identificata in Italia, in particolare sull’altopiano del Carso in Friuli-Venezia Giulia, ma, secondo diverse fonti, la sua presenza è in aumento ed è giunta anche in Lombardia. Questa nuova specie di zecca, delle dimensioni di 2 centimetri, è conosciuta per il suo comportamento di cacciatrice, in grado di inseguire le prede fino a cento metri, individuate grazie al calore corporeo, all’odore e all’anidride carbonica. È da tempo tenuta sotto osservazione dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), essendo pericolosa perché può trasmettere virus come la febbre virale emorragica di Crimea-Congo, oltre ad altre zoonosi coma la malattia di Lyme o borreliosi, l’anaplasmosi, la babesiosi, l’encefalite da zecca, la febbre maculosa delle Montagne Rocciose.

Abiti adatti a prevenire i morsi di zecca

Durante le escursioni è utile indossare un abbigliamento adeguato, con pantaloni lunghi, maglie o camicie a maniche lunghe e di colore chiaro perché rende più facile l’individuazione delle zecche. Portare preferibilmente un cappello. Si consiglia di usare repellenti efficaci, in vendita nelle farmacie, e di controllare la presenza di zecche sulla pelle. Nel caso in cui il rostro, l’apparato boccale con il quale la zecca si attacca alla pelle per succhiare il sangue, è penetrato nella pelle, possono insorgere rischi per la salute, causati dalla possibilità di contrarre infezioni: è necessario, di conseguenza, riconoscere precocemente i sintomi, consultando un medico. Nel caso della presenza di una zecca attaccata alla pelle, non disinfettare la zona né bruciarla; non usare le mani per toglierla; non schiacciare il corpo della zecca, perché il rigurgito potrebbe aumentare la possibilità di trasmissione di agenti patogeni; usare una pinzetta parallela alla pelle, tirando piano verso l’alto. Se non si stacca, si può ruotare e tirare contemporaneamente. Disinfettare la zona solo dopo aver rimosso la zecca. Infine, è importante contattare un medico se il rossore attorno alla zona del morso persiste.

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