La primavera è la stagione del risveglio della natura. Fino a maggio numerose specie di uccelli tornano in Italia dall’Africa, dove hanno trascorso il periodo più freddo, rientrando nelle zone più congeniali per la riproduzione. Le migrazioni sono uno degli spettacoli più affascinanti della natura: quest’anno le Giornate mondiali dedicate al tema sono state fissate il 10 maggio e l’11 ottobre.
La crisi climatica mette a rischio le abitudini dell’avifauna
Primavere anticipate e inverni miti minano la soppravvivenza degli uccelli migratori. La popolazione globale di rondini si è ridotta del 40 per cento.
Molte specie seguono una stagionalità precisa nel loro ciclo di vita. Negli ultimi anni, però, gli scienziati hanno osservato variazioni nelle tempistiche migratorie: i cambiamenti climatici, con l’aumento delle temperature globali, stanno influenzando il comportamento degli uccelli. Secondo gli studiosi, la migrazione non è un semplice spostamento da un luogo all’altro su lunghe distanze, ma è un fenomeno ordinato e regolare che si ripete stagionalmente ogni anno. Gli uccelli migratori sono dei veri e propri «pendolari» tra due aree: in primavera si dirigono a nord per nidificare, in autunno si spostano a sud per svernare in luoghi più caldi. In linea generale, le migrazioni sono una risposta di adattamento ai cambiamenti stagionali, influenzati anche dalla disponibilità delle risorse: a nord non si trovano insetti in inverno.
Oltre il deserto del Sahara
Tra le oltre 10mila specie di uccelli note, circa il 40% sono considerate migratrici regolari, presenti in quasi tutti gli ordini e le famiglie zoologiche. Gli uccelli che trascorrono l’inverno oltre il deserto del Sahara, come il rigogolo e l’upupa, di solito lasciano le aree di nidificazione già a fine estate, tra agosto e settembre, per ricomparire nei nostri territori in primavera inoltrata, tra aprile e giugno. Altri migratori che tornano a maggio sono pigliamosche, tortora selvatica, averla piccola, cannaiola verdognola, quaglia, tarabusino, falco pecchiaiolo. I migratori a corto raggio, come il codirosso spazzacamino e il pettirosso, migrano più tardi, in autunno, e sono i primi a ricomparire nelle zone di nidificazione, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Tutti gli uccelli sanno esattamente quando arriva il momento di partire. La variazione nell’alternanza delle ore di luce nell’arco della giornata è il segnale del momento della partenza: i migratori entrano in uno stato di inquietudine migratoria, chiamato dagli studiosi, con un termine tedesco, zugunruhe.

Grazie ai dati del Gps (Global Positioning System, il sistema computerizzato di copertura planetaria), è stato possibile capire come molti uccelli migratori seguano le linee di costa, sfruttando gli stretti del Bosforo, di Messina e di Gibilterra per spostarsi, accorciando i tempi e correndo meno rischi rispetto a un attraversamento diretto sopra il mare. Le prime specie che tornano, già a marzo, sono l’allodola, la ballerina bianca, il tordo bottaccio, il migliarino di palude, il luì piccolo, il codirosso spazzacamino, la capinera, la passera scopaiola, il cardellino, la cicogna bianca, il nibbio bruno. Ecco, poi, le specie che rientrano ad aprile. Il balestruccio che oggi, come la rondine, ha difficoltà a trovare siti di riproduzione idonei: nidifica sugli edifici, dove i nidi vengono distrutti perché si ritiene che sporchino le facciate. L’upupa dall’inconfondibile cresta erettile e dal piumaggio bruno arancio. Il torcicollo dal caratteristico piumaggio mimetico che, appartenente alla famiglia dei picchi, non scava il legno negli alberi ma usa le cavità naturali. Il cuculo, noto per il canto e l’utilizzo dei nidi di altri uccelli. L’usignolo dal canto melodioso e variato quando i maschi si sfidano nella quiete notturna per attirare le femmine: vivendo nascosto, non è facile osservarlo. La balia nera, il codirosso comune facile da osservare tra i frutteti, il rondone comune, in volo simile a una rondine, la cannaiola comune tipica dei canneti, dove scivola su e giù lungo le canne e saltella di stelo in stelo.

(Foto di Jessica Peruzzo)
Il lodolaio con le ali a forma di falce, simile a un rondone e abile cacciatore. Lo stiaccino tipico frequentatore delle zone prative. Le rondini, che già da marzo annunciano la primavera, grazie alla loro inconfondibile silhouette e all’abitudine di nidificare vicino agli uomini sono riconoscibili facilmente e da sempre sono legate, nell’immaginario collettivo, alla migrazione degli uccelli e al ritorno della bella stagione. Migrano in massa dall’Africa sub-sahariana dopo avere svernato in un’area molto ristretta della Nigeria chiamata Ebbaken, dove sono stati trovati esemplari con anelli europei. La migrazione delle rondini è lunga, perché percorrono fino a 11.000 chilometri con un ritmo medio di 320 chilometri al giorno, ed è legata alla disponibilità di cibo: come altre specie, si nutrono quasi esclusivamente di insetti. La loro migrazione è legata, inoltre, alla regolazione del comportamento sulla combinazione di fattori ambientali e biologici. La durata della luce del giorno, il fotoperiodo, è uno dei segnali principali: quando le giornate si allungano, il loro organismo produce ormoni che stimolano la migrazione, ma anche la genetica, la temperatura e la pressione atmosferica possono giocare un ruolo chiave nell’influenzare il comportamento migratorio.
Insetticidi naturali
Negli ultimi anni la crisi climatica sta influenzando le abitudini della rondine a causa di primavere anticipate e inverni miti, con conseguenze negative. Secondo una ricerca del Birdlife International, l’organizzazione internazionale per la protezione e la conservazione dell’avifauna, negli ultimi anni la popolazione globale di rondini si è ridotta del 40%. Giova ricordare che tutti gli uccelli insettivori hanno un importante ruolo ecologico perché sono insetticidi naturali: una rondine si nutre con 170 grammi al giorno di insetti, il 90% mosche e zanzare. Se il riscaldamento globale continuerà ai ritmi degli ultimi anni, il comportamento migratorio di molte specie può cambiare in modo radicale.
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