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Processionarie in aumento a causa del cambiamento climatico

Possono provocare gravi reazioni allergiche a contatto con la pelle, le mucose degli occhi e le vie respiratorie. Il Sistema Fitosanitario dice che al momento non esiste una normativa specifica per la lotta biologica.

Diversi studi stanno dimostrando che, a causa del surriscaldamento globale di origine antropica, le processionarie, che sono larve di lepidotteri, si stanno espandendo. Ciò dipende dagli inverni miti, che limitano la mortalità degli insetti nella stagione fredda. La primavera inoltrata è la stagione favorevole all’uscita delle larve dai nidi, rinvenibili sui rami delle conifere e delle querce e distinguibili perché bianchi e lanugginosi. Le larve si mettono in fila dirigendosi sugli aghi dei pini e sulle foglie delle querce. Si tratta della processionaria del pino (in entomologia Thaumetopoea pityocampa) e della processionaria della quercia (Thaumetopoea processionea). Gli adulti sono lepidotteri appartenenti alla famiglia Notodontidae.

La processionaria del pino è considerata un «organismo nocivo non regolamentato». Il Servizio Fitosanitario Regionale riferisce che «allo stato attuale non esiste una normativa specifica per la lotta. In caso di rischi per la salute a persone ed animali, gli interventi di profilassi sono disposti dalle Autorità sanitarie competenti». La processionaria è dannosa per diverse specie di conifere appartenenti ai generi Pinus (pino nero e pino silvestre nei boschi, pino domestico lungo i viali alberati) e del Cedrus (cedro dell’Atlante in parchi e giardini).

Lunghi peli urticanti

Le larve raggiungono una lunghezza di 30-40 mm circa, hanno una colorazione bruno-rossastra dovuta ai lunghi peli urticanti che causano problematiche sanitarie sia all’uomo sia agli animali. Gli adulti sfarfallano, in base all’andamento climatico, da giugno ad agosto. Le femmine in estate depongono da 150 a 350 uova in caratteristiche ovature cilindriche a manicotto su aghi e rametti. Le uova schiudono dopo circa 30-45 giorni dalla deposizione: subito dopo le giovani larve iniziano a defogliare la pianta colpita partendo dagli aghi più giovani, nel contempo iniziano a costruire leggeri nidi sericei estivi che, gradualmente, divengono più grandi e compatti. In autunno-inverno le larve di quarta età (stadio finale prima di trasformarsi in pupe e poi in farfalle) costruiscono il nido invernale e passano l’inverno aggregate per proteggersi dal freddo. L’uscita delle larve dal nido inizia a primavera: durante la notte si nutrono degli aghi, provocando danni alle chiome degli alberi. Negli spostamenti, le larve si muovono in fila indiana, da cui deriva il nome processionaria.

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Tra la fine di febbraio e maggio, in relazione all’andamento climatico stagionale, le larve abbandonano il nido e scendono lungo il tronco in processione, per poi interrarsi a 5-20 cm di profondità e incrisalidarsi. Gli adulti fuoriescono dal suolo in estate come farfalle, volano dove si possono accoppiare e ovideporre su altre piante vicine. La processionaria del pino è presente nelle pinete di pino silvestre (circa 250 ettari) in Valle Brembana e in Valle Seriana oltre che in piante singole di parchi e giardini.

La processionaria della quercia attacca solo il genere Quercus, assomiglia nelle fasi larvale e adulta alla processionaria del pino e compie una generazione all’anno. Le uova vengono posizionate sulla corteccia delle querce, riunite in gruppi di circa 200-300 unità sulla parte più soleggiata. Sulla corteccia le uova svernano e le larve escono solo alla primavera successiva, verso aprile: al primo stadio sono di colore marrone e misurano pochi millimetri. Per proteggersi, costruiscono un nuovo nido, dove si rifugiano di giorno; si sentono più sicure ad uscire al crepuscolo e di notte, formando una lunga fila indiana. Per nutrirsi scelgono le foglie tenere, lasciando da parte le nervature fibrose, negli stadi larvali successivi consumano tutta la foglia. È questo il momento peggiore per le querce, perché a giugno rischiano una forte defogliazione della chioma, ma sono pericolose anche per l’uomo e per gli animali.

Tenersi alla larga dai nidi

Per la prevenzione, nei boschi di quercia in collina e pianura, nelle pinete lungo le valli e in piante singole di giardini e parchi è importante porre la massima attenzione alle chiome e alle cortecce. Se si notano nidi delle processionarie, è bene tenersi alla larga. Ciò in quanto i peli ricoprenti il corpo delle larve sono molto urticanti e possono provocare gravi reazioni allergiche se a contatto con la pelle, con le mucose degli occhi e con le vie respiratorie.

Alcuni anni fa era stata tentata la lotta con l’uso di prodotti a base di Bacillus thuringiensis, un insetticida biologico, ma era risultata di difficile attuazione e molto costosa. Altra modalità di lotta è quella biotecnologica, che prevede l’uso di trappole sessuali (a feromoni), obbligatoria in Italia dal 2007, che catturano molti maschi. Le trappole, posizionate a giugno e luglio, periodo di sfarfallamento degli esemplari adulti, vengono controllate ogni 3-4 giorni per vuotare il contenitore dove vengono intrappolati i lepidotteri. È risultata efficace anche la lotta biologica con l’impiego della formica rufa, uno dei pochi nemici naturali delle processionarie.

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