C’è uno spazio a Bergamo in cui la biodiversità è al centro dell’attenzione cittadina. Si tratta della Valle della Biodiversità, la sezione di Astino dell’Orto Botanico di Bergamo. Lo spazio, che quest’anno compie dieci anni, è nato con l’obiettivo di divulgare il rapporto che lega gli uomini alle piante. A parlarci degli inizi e dei progetti portati avanti è Gabriele Rinaldi, che dal 1999 ricopre l’incarico di direttore dell’Orto Botanico di Bergamo.
Una valle dove la biodiversità è protagonista
Ad Astino oltre 10mila metri quadrati, circa 300 specie e almeno 1.000 varietà con l’agricoltura biologica.L’intervista al direttore dell’Orto Botanico:«Nel mondo ci risorse sufficienti per sfamare tutti, ma disuguaglianze sociali e sprechi non lo consentono»
«Nel 2015 abbiamo iniziato a sottolineare l’importanza della biodiversità in generale e in particolare di quella alimentare, che ha un impatto molto forte sul pianeta e su noi uomini, che trasformiamo parti della Terra in cibo per nutrirci». Quando si varca l’ingresso del cancello della sezione di Astino ci si trova di fronte al regno delle piante: oltre 10mila metri quadrati con circa 300 specie di piante e almeno 1.000 varietà. Accompagnati solo dalla quiete e dai suoni della natura, i visitatori possono osservare, annusare e scoprire le varietà disposte lungo le aiuole, immergersi nelle spiegazioni riportate sui pannelli divulgativi, inquadrare il qr code dedicato a ogni varietà.
Biodiversità uguale ricchezza
«Il nostro obiettivo è rendere le persone consapevoli e responsabili del fatto che la biodiversità è una ricchezza enorme: facciamo in modo che diventi un concetto facile da comprendere – prosegue Rinaldi –. Per ogni aiuola abbiamo piantato varietà che appartengono alla stessa famiglia». Il singolare qui scompare, si parla di pomodori, di mais, di frumenti. I numeri parlano chiaro: «Abbiamo cento tipi di pomodori, cinquanta e più di mais, quaranta di patate e un centinaio di varietà di frumento». Il tutto coltivato secondo i principi dell’agricoltura biologica. Quando si parla di cibo, la riflessione che ne scaturisce è profonda: «Tre specie vegetali, riso, mais e frumento, forniscono più del 50% del fabbisogno energetico alimentare mondiale – spiega Rinaldi –. Se a queste tre ne aggiungiamo una trentina riusciamo a coprire più dell’80% del fabbisogno. Inoltre, l’uomo è un creatore di biodiversità: ha ottenuto specie alimentari non solo osservandole, ma addomesticando quelle che potevano migliorare le prestazioni».
Una popolazione globale in crescita deve affrontare non solo sfide agroalimentari, ma anche climatiche: «Le risorse che abbiamo a disposizione sono sufficienti a sfamare più delle persone che abitano il pianeta, ma le disuguaglianze sociali e lo spreco di cibo non lo consentono». Secondo la Fao, ogni anno un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, corrispondente a circa 1,5 miliardi di tonnellate. L’Italia è in cima alla classifica dei Paesi più spreconi secondo i dati dell’osservatorio Waste Watcher International, terza dopo Canada e Stati Uniti.
Dieta ed emissioni
Dal punto di vista degli impatti che i cibi hanno a livello ambientale è sufficiente osservare la «doppia piramide», alimentare ed ecologica, per comprendere quali cibi dovremmo consumare meno: «Dobbiamo trovare fonti alternative di nutrimento, perché il cambiamento di dieta di milioni di persone sta portando al depauperamento delle risorse naturali per fare spazio a grandi colture foraggere per gli allevamenti», aggiunge Rinaldi: «Basterebbe ridurre le proteine di origine animale e optare per una dieta vegetariana anche solo per alcuni giorni della settimana per ridurre le nostre emissioni di CO2».
Accanto alle scelte quotidiane di ognuno di noi è indispensabile la divulgazione a ogni livello, attività di cui l’Orto Botanico si occupa da molti anni. Dagli incontri con le scuole, dall’infanzia alla secondaria, a quelli aperti alla cittadinanza: visite guidate, science café, conferenze e laboratori per un totale di oltre cento eventi all’anno e un flusso di visite di circa 20mila visitatori, di cui un 10 per cento stranieri.
Lo sfalcio differenziato
«La percezione è che il tema della biodiversità stia diventando popolare, anche grazie al lavoro svolto in questi ultimi anni. Stiamo collaborando con l’amministrazione comunale per incrementare la biodiversità nei parchi urbani con lo sfalcio differenziato e rendere i cittadini più consapevoli dei fenomeni di cui non ci accorgiamo: uno di questi è l’impollinazione». A questo proposito, solo un mese fa è stato inaugurato il nuovo settore della Valle della Biodiversità, il parco apistico: per ricordarci che, senza api, la natura e l’uomo si impoverirebbero drammaticamente.
Novità del parco apistico
Gli insetti impollinatori sono una risorsa essenziale per il nostro pianeta: più ne abbiamo e meglio è. Il primo pensiero va alle ape mellifere, anche se ci sono altri insetti impollinatori altrettanto a rischio e da tutelare, come farfalle, falene, coleotteri, vespe. La loro sopravvivenza è messa a dura prova da minacce come la distruzione e il degrado degli habitat, la diffusione di pesticidi e piante invasive, i cambiamenti climatici.

Il parco apistico è stato progettato dal paesaggista Filippo Piva e realizzato grazie al contributo della Fondazione Banca del Monte di Lombardia e al sostegno del Rotary Club Bergamo «Terra di San Marco». Ora gli impollinatori hanno una nuova casa: qui in cambio di polline e nettare, che potremmo considerare al pari di carboidrati e proteine per gli uomini, contribuiscono a un’attività fondamentale per la salvaguardia degli ecosistemi. Grazie ai pannelli illustrati in collaborazione con l’Accademia di Brera i visitatori possono apprendere numerose nozioni e curiosità su quanto siano affascinanti le tecniche di impollinazione. «L’impollinazione animale – i si legge – è alla base dell’ecologia delle specie, del funzionamento degli ecosistemi naturali e della loro conservazione e anche degli agro-ecosistemi. Più del 75% delle colture agrarie e circa il 90% delle piante spontanee da fiore si servono di impollinatori per trasferire il polline da un fiore all’altro; in Europa contribuiscono alla produzione di 150 colture, pari all’84% di quelle sul continente».
Due sezioni dell'orto
L’Orto Botanico di Bergamo è un’istituzione municipale fondata nel 1972: protagonisti della nascita l’ingegnere capo del Comune di Bergamo Luciano Malanchini, appassionato di scienze naturali, e Guido Isnenghi, agrotecnico, conoscitore della flora locale. La Valle della Biodiversità si raggiunge da via Astino, all’incrocio con via dell’Allegrezza; alla sezione di Città Alta si accede dalla scaletta di Colle Aperto. Ingresso libero da marzo a novembre.
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