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#amisuradibici: pedalando da Villa d’Almè a Bergamo

Articolo. Le automobili che assediano quotidianamente la bassa Val Brembana rappresentano forse il problema viabilistico più rilevante della bergamasca. Tutto il traffico si concentra sulla statale causando un tappo sulla porta d’accesso settentrionale della città. La realizzazione della linea tramviaria T2, insieme a una ciclovia funzionale, rappresenta un’opportunità per migliorare la viabilità della valle e incentivare il turismo lento. Attualmente, infatti, le biciclette sono costrette a percorrere l’itinerario delle auto

Lettura 6 min.
Direttrice ciclabile N Ponteranica-Piazzale Oberdan

Ho rimandato la stesura di questo articolo poiché, prima di valutare la ciclabilità lungo la direttrice d’accesso alla città dalla Val Brembana, era bene attendere il completamento dei lavori di Pontesecco che hanno riempito le pagine di cronaca e alimentato animate discussioni negli ultimi mesi. Le infinite code di auto e il cantiere aperto hanno influenzato anche la viabilità a pedali, seppur in maniera minore. Ora che le due rotatorie sono state realizzate, possiamo affermare che l’obiettivo preannunciato, ovvero il significativo miglioramento della viabilità da e per Bergamo, non è stato raggiunto. Risulta infatti che gli interventi eseguiti favoriscono una maggior fluidità solo in una direzione di marcia, a discapito dell’altra.

Si è ricorso dunque ad aggiustamenti posticci, quali lo smussamento dei cordoli, lo spostamento della fermata del bus e il reintegro dei birilli, ma la situazione è ancora critica: Pontesecco, con sole tre corsie per le auto, continua ad essere un collo di bottiglia per chi viaggia da e verso la Val Brembana, specialmente di sera. Questa congestione influenza anche la viabilità ciclistica considerando che questo nodo costituisce l’ingresso settentrionale principale alla città.

Proseguendo con la mappatura della ciclabilità, ho pedalato da Villa d’Almè alla stazione di Bergamo per valutare l’accessibilità al centro città dalla Val Brembana in bicicletta. I due itinerari di seguito descritti, confrontando idealmente i tragitti per le due e le quattro ruote, seguono la statale SS470 fino a Pontesecco, per poi procedere lungo l’arteria cittadina attraverso i quartieri di Valtesse e Conca Fiorita, fino al centro città.

Questa direttrice non è propriamente una via d’accesso bike friendly, dato che è priva di piste ciclabili vere e proprie ed è molto trafficata. Secondo il Piano della mobilità sostenibile del Comune di Bergamo, su di essa si muove il 13% circa del traffico in entrata a Bergamo. In alternativa alla statale, è possibile percorrere la Greenway, ovvero il percorso ciclopedonale G del Biciplan che si snoda dalla Ramera a Valverde ai piedi dei colli. Questo itinerario immerso nel verde, seppur piacevole, non si presta agli spostamenti quotidiani a causa del notevole dislivello e della conformazione tortuosa.

Come per le scorse puntate, ho valutato la ciclabilità dei due itinerari sulla base di indicatori oggettivi, riassunti nell’immagine sottostante.

Cominciamo con il primo itinerario.

La statale 470

Dal municipio di Villa d’Almè percorriamo via Locatelli, e ci immettiamo sulla statale della Val Brembana. Procediamo in direzione Bergamo, costeggiando i comuni di Almè, Petosino, Sorisole e Ponteranica fino a giungere al nodo di Pontesecco, porta d’accesso al capoluogo. In questo primo tratto, lungo circa 4.5 km, la strada è priva di corsie ciclabili; dunque siamo costretti a pedalare a bordo careggiata, stretti tra le automobili e il margine, spesso disconnesso. Superata la strettoia di Pontesecco, proseguiamo in via Ruggeri da Stabello fino alla parrocchia di S. Antonio dove iniziano le corsie ciclabili.

Stando in corsia percorriamo via Baioni e via C. Battisti, superiamo Piazzale Oberdan e raggiungiamo la torre del Galgario. Svoltiamo poi a destra in via Frizzoni che percorriamo sino all’incrocio con via Madonna della Neve, abbandoniamo la corsia ciclabile, svoltiamo a sinistra e ci portiamo su via Angelo Maj. Procediamo dunque fino a viale Papa Giovanni XXXIII che ci conduce dritti alla stazione ferroviaria.

Il percorso ciclabile

Rimontiamo in sella e partiamo dal municipio di Villa d’Almè. Questa volta, anziché immetterci direttamente sulla statale SS470, prendiamo via Aldo Moro e successivamente via Brughiera, che ci consentono di evitare il traffico e raggiungere la statale una volta attraversato il centro abitato, a pochi metri dal confine con Petosino. Stando attenti alle auto che sfrecciano al nostro fianco, procediamo lungo l’asse principale per circa 3.5 km fino al quartiere di Valtesse così come descritto nell’itinerario precedente. Qui inizia la direttrice ciclabile N che prosegue fino a Piazzale Oberdan.

La seguiamo fino alla torre del Galgario dove intercettiamo la direttrice I Martinella-Porta Nuova. Svoltiamo a destra in via Frizzoni e proseguiamo lungo la corsia riservata ai bus e poi ancora su corsia tratteggiata fino a Porta Nuova, dove ci portiamo sulla ciclabile B che collega Città Alta con Piazzale Marconi, meta del nostro tragitto.

Efficacia e sicurezza dei percorsi

I due itinerari descritti sono molto simili poiché entrambi seguono la statale SS470 della Val Brembana e l’arteria stradale principale che collega Pontesecco con il centro cittadino. Le principali differenze riguardano i tratti iniziali e finali del percorso, poiché è preferibile, per chi viaggia in bicicletta, evitare per quanto possibile lo stradone e privilegiare le strade secondarie e le corsie ciclabili. Queste ultime rappresentano il 43% dell’itinerario suggerito per le due ruote, e il 34% di quello utilizzato normalmente dalle auto.

Entrambi gli itinerari si sviluppano per circa 9 km e richiedono circa mezz’ora di tempo, qualche minuto in più se si sceglie il percorso ciclistico a causa del maggior numero di attraversamenti (24 invece di 20). La prima metà del percorso (da Villa d’Almè a Pontesecco) presenta solo cinque attraversamenti (sette nel caso dell’itinerario ciclabile) e non offre corsie ciclabili, mentre la seconda parte è caratterizzata da una maggiore discontinuità (15-17 semafori) e da corsie ciclabili tratteggiate (con qualche interruzione) quasi sempre su entrambi i lati della carreggiata, ad accezione dell’ultimo tratto da via Madonna della Neve a viale Papa Giovanni XXIII.

In entrambi gli itinerari, le biciclette condividono l’intero percorso con le automobili, per cui bisogna prestare attenzione, soprattutto quando la carreggiata è stretta e le auto corrono veloci. Senz’altro la realizzazione delle corsie ciclabili N e I del Comune di Bergamo ha contribuito a migliorare la fluidità del traffico ciclistico e a renderlo più visibile agli automobilisti; tuttavia, sono necessarie infrastrutture più efficaci e sicure per garantire una ciclabilità ottimale da e verso la Val Brembana, soprattutto nei comuni del fondo valle.

Un’opportunità per la Val Brembana

Spostarsi nella bassa Val Brembana non è affatto agevole, né sui pedali, tantomeno con le quattro ruote. L’assenza di una superstrada che consenta un rapido accesso verso la media e alta valle provoca ingorghi nel fondo valle, specialmente in prossimità di Pontesecco, snodo strategico tra Val Brembana (e Imagna), Val Seriana e il centro città. La recente sostituzione dei semafori di Valtesse e Ponteranica con due rotatorie non ha ridotto il congestionamento e pare che solamente interventi strutturali importanti, come la realizzazione di un bypass sulla circonvallazione Fabriciano o l’allargamento/interramento della statale possano definitivamente risolvere gli ingorghi. A questo proposito, quello che personalmente mi stupisce della vicenda di Pontesecco è che il dibattito si concentri quasi esclusivamente sulle auto, come se tutta la mobilità della valle dovesse necessariamente basarsi sulle quattro ruote.

Forse il punto principale della questione Pontesecco è proprio che un miglioramento della viabilità non può avvenire senza una riduzione significativa del numero di auto. Ritenere, senza il supporto di robuste simulazioni dei flussi automobilistici, che la sola realizzazione di due rotatorie potesse risolvere un problema di viabilità che si trascina da decenni, pare miope e approssimativo. Se non altro poiché le rotonde, al più, possono incidere sulla velocità di transito dei veicoli, e dunque sulla fluidità del traffico, mentre il problema sostanziale è il traffico stesso, ovvero il numero sconsiderato di auto in circolazione (663 ogni 1000 abitanti contro i 560 della media europea). Quali benefici si sarebbero ottenuti se i 3.5 milioni fossero stati spesi per promuovere il car sharing tra utenti che percorrono la stessa tratta o per incentivare veicoli meno ingombranti quali bus e bici? D’altronde, come abbiamo già visto, le auto sono altamente inefficienti dal punto di vista dell’occupazione dello spazio pubblico, soprattutto quando viaggiano vuote.

In sintesi, anche in questo caso constatiamo che un approccio autocentrico risulta inefficace. D’altro canto, lo ribadiamo, il miglioramento della viabilità si ottiene principalmente riducendo le auto e promuovendo il trasporto pubblico e la mobilità leggera. Un passo avanti in questa direzione è rappresentato dalla linea tramviaria T2 Bergamo-Villa d’Almè che dovrebbe essere realizzata entro il 2026. Verrà ripristinata dunque la viabilità su ferro nella bassa Val Brembana, come avveniva prima del 1966 quando il trenino Bergamo-Piazza Brembana venne definitivamente smantellato a favore dell’asfalto. Gli 11.5 km di rotaie e le 17 fermate che saranno realizzate lungo il vecchio sedime ferroviario agevoleranno gli spostamenti nel fondo valle e il pendolarismo tra il centro cittadino e la periferia nord. È previsto che il tragitto Villa d’Almè-Piazzale Marconi richiederà solamente mezz’ora, un miraggio in confronto agli svariati minuti impiegati attualmente per superare i due chilometri di Pontesecco.

Insieme alla realizzazione della tramvia è prevista l’implementazione di una pista ciclopedonale connessa alle reti già esistenti. Come abbiamo avuto modo di raccontare, in Val Seriana, l’introduzione della tramvia T1 è stata accompagnata da un percorso ciclopedonale poco funzionale, poiché interrotto e discontinuo. Si auspica che, almeno in questo caso, non si ripetano gli stessi errori e si tracci finalmente una ciclabile a doppio senso di marcia, con spazi dedicati esclusivamente alle bici e priva di interruzioni, sul modello delle superciclabili d’oltralpe. Una vera ciclovia, parallela alla tramvia, rappresenta infatti una grande opportunità per il territorio bergamasco. Da un lato, incentiverebbe la mobilità tra i paesi della bassa e media Valle Brembana e il comune di Bergamo e la bassa Val Seriana, riducendo il traffico e i problemi ad esso connessi. Dall’altro, promuoverebbe il turismo lento dei cittadini e dei turisti che da Bergamo avrebbero piacere a salire in valle per una biciclettata lungo il Brembo o una scampagnata a piedi.

(Tutte le foto sono di Luca Bonacina, eccetto dove diversamente indicato)

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