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«Vantaggi competitivi? Ancora no, ma vogliamo investire sul futuro»

A giugno 2026, il cosiddetto«Ecodesign for sustainable products regulation» (Espr), il regolamento europeo 2024/1781 del 13 giugno 2024 sull’ecodesign, inizierà ad applicarsi nel mercato dell’Unione Europea. Tante sono le aziende che si stanno adeguando in anticipo alle misure.Tra queste c’è anche Lovato Electric, che ormai da anni adotta la sostenibilità come mantra per il design dei prodotti e per la propria operatività in generale. A tracciare il bilancio di questi sforzi è Diego Perani, Product manager della compagnia di Gorle.

Che cosa significa, per un’azienda come la vostra, adattarsi alle normative europee sull’ecodesign e sull’analisi del ciclo di vita dei prodotti, Lca?

«Dipende molto dall’attenzione riposta sul tema: noi da sempre poniamo molta cura al rispetto dell’ambiente in cui operiamo e ai temi ambientali in generale e abbiamo iniziato a interessarci di questo regolamento già da metà 2022, quando è stata pubblicata la prima proposta dell’Espr. In questo specifico caso il nostro ragionamento è stato semplice: un regolamento Europeo è un obbligo, e se non lo si rispetta non si possono più vendere i prodotti. Per questo è stato importante seguirlo fin dalle prime fasi, capire come avremmo potuto raggiungere e mantenere la conformità con i requisiti e iniziare precocemente le analisi. Per esempio, ci siamo subito resi conto che l’elemento più impattante per i nostri flussi di lavoro era il calcolo dell’impronta ambientale dei prodotti, anche perché attualmente esistono diverse metodologie per calcolare gli impatti dei prodotti lungo il loro ciclo di vita, non è stato ancora definito uno standard univoco».

Come è stato calcolare l’impronta ecologica dei vostri prodotti?

«All’inizio è stato molto difficile. Le primissime schede le abbiamo fatte a mano, con una tabella Excel, per capire quanti dati fossero richiesti e come ottenerli. La mole di numeri è soverchiante: bisogna tenere traccia delle materie prime, della loro origine e di come vengono estratte, dei processi e dell’energia necessaria alla trasformazione nei semilavorati e nel prodotto finito, dell’elettricità utilizzata - che in parte può arrivare da fonti pulite e in parte da fonti fossili. Poi bisogna sommare i costi di trasporti verso il cliente, i consumi energetici durante tutto il ciclo vitale (che per i nostri dispositivi può durare anche qualche decennio), e infine i costi di smaltimento, riuso, riciclo e riparazione. I dati da considerare sono tantissimi: per questo stiamo vagliando dei software che ci permettano di automatizzare il processo di calcolo del Lca».

Lovato si è mossa in anticipo nell’adeguamento alle normative europee. Questa mossa ha portato dei vantaggi concreti?

«Al momento, parlare di vantaggi reali è difficile. Abbiamo speso del tempo nell’eseguire dei controlli a cui prima non pensavamo, così come abbiamo investito denaro e risorse per effettuare i primi Lca a mano e per la ricerca di un software che possa automatizzare per quanto possibile i restanti. E sicuramente tra le categorie di impatto risultanti dai calcoli ce ne sono alcune - dai dati sull’eutrofizzazione terrestre a quelli sull’acidificazione e sulle radiazioni ionizzanti - che risultano di difficile interpretazione per poi tradursi in azioni concrete, soprattutto per i non addetti ai lavori. Quando abbiamo deciso di impegnarci nell’ecodesign, però, non l’abbiamo fatto per i guadagni immediati: abbiamo sempre considerato questa parte del lavoro come un investimento per il futuro. Siamo certi che dopo che l’analisi degli impatti diventerà un obbligo per tutti e si imparerà a interpretarla per prendere decisioni concrete, il beneficio sull’ambiente potrà cominciare a vedersi, e potenzialmente, averla attuata con buon anticipo ci potrebbe dare un vantaggio competitivo. Poi è anche una questione culturale e di responsabilità: le case di gran parte dei nostri collaboratori sono vicine alla sede dell’azienda, ci troviamo immersi in un’area abitata alle porte di Bergamo. Se dovessimo fare un’analisi costi-benefici saremmo in perdita, ma i nostri sforzi non si limitano a questo: sono un investimento sul futuro dell’azienda e dell’ambiente in cui tutti viviamo, perchè la sostenibilità mira proprio a questo: garantire uno sviluppo industriale senza compromettere le generazioni future, sia in termini ambientali che sociali e di governance».

Le scelte utili in azienda

L’attenzione di Lovato Electric per il territorio va di pari passo con la storia ultracentenaria dell’azienda. Consapevole della sua collocazione a pochi passi da Bergamo e da Gorle, l’azienda ha deciso di abbattere completamente l’inquinamento di aria e acqua, riducendo al minimo anche le emissioni rumorose. La compagnia ha poi deciso di internalizzare alcune procedure proprio per ridurre la quantità di scarti, occupandosi di alcune filiere dalla progettazione fino alla vendita.

In reparto stampaggio delle materie plastiche, Lovato Electric ha sostituito le presse di stampaggio plastico oleodinamiche con macchine in versione elettrica o ibrida, in modo da efficientare i consumi elettrici e abbattere la produzione di olio esausto e i problemi di smaltimento ad esso connessi. L’impianto di illuminazione è stato ammodernato con la sostituzione di tubi fluorescenti a favore di punti luce a Led a minor consumo - scelta che, secondo l’azienda, non ha solo fatto bene all’ambiente, ma ha anche ridotto notevolmente i costi delle bollette. Il tetto della sede di Gorle è stato tappezzato di pannelli fotovoltaici al fine di autoprodurre la maggior quantità possibile di energia elettrica da fonte rinnovabile a zero emissioni di carbonio. Il coronamento di questi sforzi è stato il progressivo aumento del punteggio ottenuto dall’agenzia di Rating EcoVadis.

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