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Ascoltare il grido della terra e dei poveri

Il richiamo continuo e accorato all’urgenza della conversione ecologica è fondamentale nell’eredità del magistero di Papa Francesco

«Ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri». Il continuo, accorato richiamo all’urgenza della conversione ecologica è fondamentale nell’eredità del magistero di Papa Francesco, coniugando l’appello per la cura del pianeta gravemente malato con quello per l’attenzione ai più colpiti dal degrado ambientale, i più fragili, gli ultimi.

Custodire il creato

Coltivare e custodire: il lascito biblico del libro della Genesi è caduto nella storia umana sulla prima azione, determinando il dispotismo antropocentrico che ha legittimato ogni forma di sfruttamento delle risorse. Francesco riorienta sulla necessità inderogabile della custodia della natura di cui noi stessi siamo compenetrati: «Tutto è connesso», come non si è stancato di ripetere. C’è un’immagine che racchiude più di ogni altra il messaggio di Bergoglio, quei passi solitari, sotto una pioggia leggera, in Piazza San Pietro il 27 marzo 2020, nel momento più tragico della pandemia: «Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato». Dall’esperienza del Covid siamo usciti cambiati. La terza guerra mondiale a pezzi, davanti a cui proprio Francesco ci apriva gli occhi, è diventata sempre più evidente e cruenta, dall’Ucraina a Gaza. Ma proprio in questi tempi bui si è levata la sollecitazione vibrante alla speranza, cui è dedicato il Giubileo di quest’anno.

Il nome del Santo di Assisi

Eco.bergamo, rivista di ambiente, ecologia, green economy, che ha trovato nell’insegnamento di Bergoglio una guida e un incoraggiamento, si focalizza sul suo magistero sulla cura della casa comune in ampie interviste a due autorevoli esperti. Il teologo Simone Morandini osserva che l’insegnamento di Francesco inizia già dalla scelta del nome del Santo di Assisi, «l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato». Il messaggio non si basa solo sull’etica della sostenibilità, ma su una solida prospettiva teologica. All’economista Leonardo Becchetti abbiamo chiesto di parlarci, in particolare, dell’enciclica Laudato si’, che proprio quest’anno compie dieci anni. La crescita disordinata dei consumi rischia di diventare uno sfogo che non produce più ricchezza al senso del vivere, mentre in molti casi meno è di più: è la ricca sobrietà. Bergoglio ricorda con chiarezza la responsabilità umana del cambiamento climatico, dovuto alle emissioni di gas serra. Il monito diventa particolarmente forte nell’esortazione Laudate Deum del 2023, dedicata in modo esplicito alla crisi climatica. È una vera denuncia dell’inazione della politica: «Il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura». L’invito è la transizione da un’economia basata sullo scarto, di persone e di beni della terra, a una fondata sulla giustizia e l’impiego circolare delle risorse. Un’economia al servizio della persona umana, nel solco della dottrina sociale della Chiesa, incarnata da Bergoglio nell’era dell’antropocene. Il tema ecologico attraversa davvero l’intero magistero, comprendendo anche l’istituzione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Negli ultimi tempi Francesco è apparso quasi come l’unica sentinella della terra, mentre la politica distoglie lo sguardo dalla minaccia che incombe sulla casa comune e sul futuro di tutti e la follia delle guerre invade gli scenari internazionali.

Il mondo che ci aspetta dovrà rafforzare la cura del creato, perché diventeranno sempre più evidenti gli effetti della crisi ecologica e climatica, che già oggi deturpa la casa comune, devastando la natura e coinvolgendo drammaticamente molte vite umane. I richiami profetici di Papa Francesco sono un’eredità preziosissima.

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