Burger button

A Bergamo ci sono due auto ogni tre abitanti

In linea con la media italiana, mentre quella europea è di 56 vetture ogni 100 persone. L’esperto: «Il modello di mobilità occidentale costruito sul mezzo privato non funziona più». Il paradosso: nelle ore di punta circola solo il 10-12% dei veicoli, gli altri sono parcheggiati.

Nella Bergamasca ci sono due auto ogni tre persone. Con 716.634 vetture su 1,1 milioni di residenti, cioè 65 auto ogni 100 abitanti, la nostra provincia è in linea con la media italiana di 67 auto ogni 100 abitanti e ben al di sopra di quella europea di 56 auto ogni 100 abitanti. Certo, non si raggiungono i livelli estremi di Valle d’Aosta (più di due auto a persona) e Trentino-Alto Adige (1,1 auto a persona), ma la Bergamasca resta, comunque, una provincia a misura di auto.

I numeri – riportati dagli annuari statistici Aci e dall’osservatorio di Segugio.it e riferiti al 2024 – indicano che la nostra provincia si muove alla stessa velocità del resto della Lombardia: a livello regionale, infatti, si registrano 6,38 milioni di veicoli circolanti su dieci milioni di cittadini, ovvero 64 auto ogni 100 abitanti. «La situazione in cui ci troviamo è figlia del modello occidentale di mobilità, sviluppatosi nell’ultimo secolo idealizzando l’auto come una proprietà strettamente personale e privata», spiega Sergio Savaresi, direttore del dipartimento di elettronica del Politecnico di Milano, intervenuto al convegno «Urban Health: la città in salute -Strategie per la promozione della salute e del benessere nei contesti urbani», tenutosi a Bergamo. «La densità di auto nel nostro Paese è elevatissima: parliamo di 45 milioni di vetture contro 60 milioni di persone. Un numero enorme, che porta con sé un grave effetto collaterale: le nostre auto sono utilizzate pochissimo. In media, la distanza coperta ogni anno da un’auto è pari a 8mila chilometri, in costante discesa ormai da tempo», continua l’esperto. «Anche negli orari di punta, quando il congestionamento delle strade ci porta a pensare che quasi tutti i motori siano accesi, le auto circolanti non superano il 10-12% del totale. Il che significa che in ogni momento della giornata il 90% circa delle auto è fermo in un box o in un parcheggio».

Ma qualcosa nelle nostre abitudini sta cambiando rapidamente. Le nuove immatricolazioni a Bergamo sono crollate: dalle 33.496 del 2019 si scende alle 23.131 del 2024 (dati Motorizzazione Civile). In percentuale, il calo è stato del 31%, persino più marcato del 25% registrato nello stesso periodo a livello regionale. L’altro grande mutamento riguarda l’età del parco auto, molto più alta rispetto al passato: i veicoli circolanti nella Bergamasca nel 2019 avevano un’età media di 8,4 anni, nel 2024 siamo saliti a 9,6 anni. In altre parole, scendono le nuove immatricolazioni, si allunga il ciclo vitale delle vetture, cresce il mercato dell’usato. Benché il numero assoluto di auto sulle nostre strade resti alto, la tendenza è quella alla riduzione del parco circolante. Ma un invecchiamento delle auto senza una loro sostituzione potrebbe incidere negativamente sugli sforzi per l’abbattimento delle emissioni legate alla mobilità che, secondo le stime del Politecnico di Milano, sono pari al 30% di tutto l’inquinamento atmosferico europeo. Anche sotto questo punto di vista, però, i numeri bergamaschi sembrano incoraggianti: le auto ibride benzina-elettrico sono state il 38% delle nuove immatricolazioni del 2024. Sommando le auto a doppia alimentazione gasolio-elettrico, le immatricolazioni ibride sono state poco più del 42% del totale. Addirittura, in termini assoluti nel 2024 si è verificato un nuovo sorpasso (dopo quello del 2022) delle ibride benzina-elettrico sulle auto con solo motore endotermico a benzina: le prime, infatti, sono state 8.777, mentre le seconde 8.451. Sembra che le limitazioni alla circolazione e lo spauracchio dello stop alle nuove vendite entro il 2035 stiano dando dei frutti. Se la cava abbastanza bene anche l’elettrico, che sale dallo 0,83% delle nuove immatricolazioni nel 2019 al 7,71% dell’anno scorso.

La tabella di marcia europea

La sostituzione delle vetture tradizionali con quelle con motore del tutto o in parte elettrico è, dunque, in corso, anche se servirà una repentina accelerazione per rispettare la tabella di marcia dell’Unione europea, che si aspetta di ridurre del 55% le emissioni di CO2 delle vetture e del 50% quelle dei veicoli commerciali entro il 2030. Oggi, infatti, il parco auto orobico è ancora composto per il 45% da vetture a benzina e per un altro 40% da vetture a gasolio: all’ibrido e all’elettrico restano solo le briciole, con un ammontare complessivo che sfiora il 10%. I tassi di sostituzione dei motori endotermici con quelli di nuova generazione restano bassi: le nuove immatricolazioni di auto a benzina sono scese di circa 400 unità nell’ultimo biennio, mentre quelle dell’elettrico sono aumentate di un numero molto simile. Le immatricolazioni ibride sono salite di circa duemila unità, equamente ripartite tra motori benzina-elettrico e diesel-elettrico, mentre quelle del gasolio stanno scendendo più rapidamente: tra 2022 e 2024 si sono dimezzate.

«Con il tempo, l’elettrificazione renderà il settore dell’automotive più sostenibile. L’auto elettrica non è compatibile con il modello della proprietà privata: i dati lo dimostrano. Una batteria che garantisce tragitti da circa 500 chilometri ha una durata certificata fino a 600mila chilometri. Con una media di percorrenza di 8mila chilometri all’anno, come quella attuale, un’auto elettrica durerebbe 75 anni prima di dover cambiare la batteria», riporta Savaresi. «Per questo motivo – conclude il docente del Politecnico di Milano – la mobilità elettrica cozza con il concetto di auto privata, dominante nel modello occidentale. Insieme all’elettrificazione è necessario cambiare radicalmente i sistemi di proprietà, passando all’”uso come servizio”, o “mobility as a service”, ovvero sistemi di condivisione delle auto, o “car sharing”, supportati da flotte di veicoli».

© RIPRODUZIONE RISERVATA