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Scende del 5% il numero di patenti agli under 25 bergamaschi

Il nostro rapporto con la motorizzazione è da ripensare. Le nuove vetture non saranno solo elettriche ma autonome e condivise. Una rivoluzione industriale e culturale da preparare.

Il nostro rapporto con l’auto è perverso e insostenibile, osservano gli esperti: urge un profondo ripensamento del modo in cui acquistiamo, utilizziamo, sostituiamo e persino pensiamo le nostre vetture. Questo inserto tematico di eco.bergamo indaga le linee di revisione del modello occidentale della mobilità privata. Linee che, nella loro molteplicità e nelle loro apparenti contraddizioni, stanno riplasmando, su scala globale, il futuro dell’auto come settore industriale, impatto inquinante, fenomeno culturale.

Emissioni da azzerare

Le linee sono stabilite, talvolta, da noi stessi: la società cresce, cambia, modifica le proprie priorità e i propri bisogni, secondo processi spesso difficili da comprendere. Uno di questi è il superamento dell’auto di proprietà da parte dei giovani: nella Bergamasca, le patenti rilasciate agli under 25 sono scese del 5% negli ultimi cinque anni; nello stesso periodo, in Italia, le auto intestate ai giovani sono diminuite di un terzo. Altre volte, i mutamenti sono imposti dai legislatori. Entro il 2035, l’Ue ha stabilito di azzerare le emissioni dei nuovi veicoli. Per riuscirci, l’unica soluzione è la transizione all’elettrico. Transizione discussa, che richiede tempo, volontà politica e investimenti infrastrutturali. Non è un caso che gli scettici dell’auto elettrica utilizzino ancora, tra i propri argomenti, quello delle colonnine elettriche «insufficienti», nonostante in Italia ce ne siano quasi 65mila contro le 23mila (scarse) stazioni di rifornimento per benzina e gasolio.

Meno auto vendute, meno chilometri percorsi, più elettrico. Il combinato disposto di queste tre rivoluzioni potrebbe stravolgere il settore dell’automotive, che dovrà per forza di cose confrontarsi con il nuovo panorama della mobilità privata. La soluzione, secondo gli accademici, è la mobilità elettrica, condivisa e autonoma: «Il modello occidentale dell’auto di proprietà è vecchio e indesiderabile. I neo-maggiorenni non pensano più a fare la patente. E chi la ottiene non vuole più comprare un’auto, ma preferisce i servizi di “car sharing” (auto su prenotazione, ndr) e “car pooling” (auto in condivisione, ndr)», racconta Sergio Savaresi, direttore del dipartimento di elettronica del Politecnico di Milano. Che prevede un cambio di paradigma per l’intero mercato delle auto: «La virata verso l’elettrico, se non verrà affiancata a quella verso i sistemi di “mobility as a service” (mobilità come servizio, ndr), non sarà davvero sostenibile. Per arrivarci, però, dobbiamo progettare veicoli elettrici a guida autonoma in condivisione, soprattutto per le tratte brevi».

Una città a misura d’uomo

Utopia? Forse. Ma le simulazioni sono incoraggianti: a Milano, un servizio come quello proposto da Savaresi ridurrebbe le auto circolanti del 90%, da 43.800 a 4.021. Non più due vetture ogni tre abitanti, com’è la densità media attuale del parco auto italiano, ma una ogni undici. Meno traffico e meno veicoli fermi nei box e nei parcheggi: così le città potrebbero tornare davvero a misura di persona.

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