Oggi si celebra la Giornata mondiale delle api. È stata indetta dall’Onu nel 2017 per evidenziare l’importanza delle api, indispensabili per la sopravvivenza degli ecosistemi, la conservazione della biodiversità e della nostra stessa esistenza. La data del 20 maggio è stata scelta sia perché ricade nel periodo dell’anno in cui c’è la maggiore attività delle api sia perché coincide con la data di nascita del pioniere dell’apicoltura, lo sloveno Anton Jansa (1734-1773).
Dalle api dipendono l’ambiente e la nostra esistenza
La riproduzione del 90% dei fiori selvatici e del 75% delle specie agrarie derivano dall’impollinazione. I pericoli arrivano da cambiamenti climatici, consumo di suolo, distruzione degli habitat, pesticidi, specie aliene invasive.
Apre il bioparco per le api
In concomitanza con la giornata mondiale delle api è prevista l’apertura ad Astino del Bioparco per le api: su un’area di circa mille metri quadri saranno collocati i «bee-hotel», le arnie tradizionali e specie vegetali (erbacee perenni e arbusti melliferi), che fioriranno in diversi periodi dell’anno per gli insetti impollinatori.

Tutti conoscono le api perché producono il miele, un dolcificante naturale noto fin dall’antichità. I Babilonesi lo ritenevano un prodotto prodigioso per la cura di alcune malattie, per gli Arabi simboleggiava la salute fisica e spirituale, nella Grecia antica era considerato il cibo degli dei, mentre nell’antica Roma era utilizzato come dolcificante per il vino e conservante per la frutta.
Eventi estremi rendono le api più fragili
Nel mondo quasi il 90% delle specie floristiche selvatiche e il 75% di quelle agrarie dipendono, per la loro riproduzione, interamente o in parte dall’impollinazione degli insetti. Tra tutti gli impollinatori, gli Apoidei, superfamiglia di Imenotteri, sono i più numerosi, con 20mila specie presenti in tutto il mondo. Comprendono gli apoidei selvatici e le api da miele gestite («Apis mellifera»), la cui varietà «ligustica» è conosciuta nel mondo come ape italiana, allevata da tempo dall’uomo per i suoi prodotti (miele, propoli, pappa reale, cera d’api, polline), ottenuti grazie alla sua operosità. Purtroppo, i benefici forniti dalle api e dagli altri impollinatori sono gravemente minacciati. Risulta preoccupante soprattutto il rapido calo del numero di api mellifere che si sta verificando in tutte le famiglie in Asia e in Europa. In questo periodo c’è allarme negli Stati Uniti, dove milioni di impollinatori, circa il 60%, stanno morendo per cause sconosciute. Gli esperti evidenziano che l’aumento delle temperature e gli eventi estremi rendono le api più fragili a causa di stress alimentari per l’impossibilità di nutrirsi da piante danneggiate dalla siccità. I segnali sul declino degli impollinatori sono già stati lanciati nel rapporto del 2019 dell’Ipbes (Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici) a causa dall’impatto delle attività umane: distruzione, degrado e frammentazione degli habitat, inquinamenti per l’uso consistente di pesticidi e insetticidi, cambiamenti climatici, consumo di suolo, diffusione di specie aliene invasive, parassiti e patogeni. Secondo ricerche specifiche eseguite dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), in Italia, nel 2023, i piretroidi, insetticidi e acaricidi utilizzati in agricoltura e per le disinfestazioni contro zanzare e altri insetti ritenuti molesti, sono risultati tra i principi attivi più rinvenuti nei campioni di api. Attualmente in Italia quasi il 10% delle api è a rischio di estinzione e circa il 5% di esse è probabilmente in pericolo.

In Europa tra gli impollinatori più efficienti, oltre alle api mellifere, ci sono bombi, sirfidi, osmie e api solitarie, definiti insetti «pronubi», cioè organismi che, trasportando il polline, letteralmente «favoriscono le nozze», ovvero il trasporto e l’incontro delle cellule maschili (gameti) contenute nel polline con l’organo femminile (pistillo del fiore), permettendo così la riproduzione della specie. È stato osservato che le api selvatiche (solo in Europa ci sono oltre 2.500 specie) compensano spesso la scomparsa delle api mellifere e rappresentano una sorta di «polizza assicurativa compensativa», perché riescono a impollinare le colture agricole nel caso in cui le api mellifere non siano sufficientemente abbondanti. Efficaci per l’impollinazione di diverse colture sono anche le osmie e i bombi, questi ultimi noti per riuscire ad effettuare una «vibro-impollinazione» scuotendo il fiore e facendo fuoriuscire il polline. Anche alcune specie di api solitarie sono in grado di afferrare e far vibrare il fiore attraverso un vigoroso scuotimento.
Risultano evidenti, ormai, il declino delle api mellifere, delle api solitarie e, in generale, i problemi di interazione tra pianta e impollinatore. Secondo l’Ispra, la situazione potrebbe essere migliorata mettendo in pratica misure di salvaguardia ambientali, come la riduzione dell’utilizzo di prodotti fitosanitari sulle colture, prediligendo prodotti meno tossici. Le api, tra gli esseri viventi più laboriosi del pianeta, portano benefici alle piante, all’ambiente, alle persone. Lo scopo della Giornata dedicata alle api è sensibilizzare sulla loro importanza, con l’obiettivo di rafforzare le misure per proteggerle, insieme agli altri impollinatori. Le api contribuiscono anche alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla conservazione dell’ambiente: la loro protezione può aiutare a ridurre la povertà e la fame, nonché a preservare la salute e la biodiversità.
Quanti viaggi per un chilo di miele
L’ape regina vive mediamente da uno a quattro anni. Le api operaie contribuiscono all’impollinazione di oltre 170.000 specie di piante. Nel corso della loro vita (durata 30-60 giorni) dodici api producono complessivamente l’equivalente di un cucchiaino di miele. Per produrre 1 kg di miele le api devono bottinare, ossia raccogliere nettare e/o polline, di 4 milioni di fiori e percorrere una distanza corrispondente a quattro volte il giro della terra. È stato stimato che il valore dei servizi offerti dagli insetti impollinatori in Europa si aggiri intorno ai 22 miliardi di euro all’anno per le sole colture agricole.
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