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Alexander Langer, costruttore di ponti. Un esempio per oggi

Marco Boato ne ricorda l’impegno a trent’anni dalla morte.«La sua principale ispirazione è stata quella evangelica». Sintonie straordinarie con la Laudato si’ di Papa Francesco. «La conversione ecologica per cambiare gli stili di vita»

«La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile» è la tesi più nota di Alexander Langer, attualissima in una fase in cui le politiche europee del Green deal sono finite sotto attacco. Langer, nel 1994, osservava come si fosse esaurito «l’intervallo di lucidità», durato vent’anni, dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano di Stoccolma del 1972 al Summit della Terra di Rio del 1992. Sembra di rivivere la situazione di oggi: dopo l’Accordo di Parigi sul clima del 2015, la spinta delle grandi manifestazioni giovanili in tutto il mondo del 2019, il Green deal dell’Unione europea, l’inserimento della tutela dell’ambiente nella Costituzione italiana, ora la transizione ecologica è frenata, contrastata, ripudiata. Langer aveva capito che sarà accettata solo quando l’apparente convenienza dell’economia della crescita e dei consumi sarà superata. Ma oggi, se mai ce n’è stato, non c’è più tempo da perdere per evitare conseguenze ancora peggiori. Ricordiamo il maestro dell’ambientalismo e dell’impegno per la pace, a trent’anni dalla prematura scomparsa del 3 luglio 1995, con Marco Boato, già parlamentare per sei legislature, amico e biografo del politico, saggista e giornalista.

«Il viaggiatore leggero» (Sellerio) è una preziosa antologia postuma degli scritti di Langer dal 1961 al 1995: la lettura ne rivela la straordinaria attualità. Su quali autori si era formato Langer per coltivare una visione così profetica?

«La principale antologia degli scritti di Langer, pubblicata fin dal 1996 sotto il titolo “Il viaggiatore leggero”, raccoglie molte decine di testi tra i suoi più significativi, tenendo presente che durante la sua pur breve vita – è morto a 49 anni – ne ha scritti molte centinaia, consultabili liberamente nel sito della “Fondazione Alexander Langer Stiftung” di Bolzano. In più occasioni pubbliche, nell’arco di questi trent’anni dalla sua morte, lo ho definito “testimone e profeta del nostro tempo”. E tale lo è stato veramente. Fin dalla prima adolescenza e giovinezza, con una formazione per sua autonoma scelta “francescana”, la sua principale fonte di ispirazione è stata quella evangelica, e più in generale la Bibbia, anche in riferimento alle figure dell’Antico Testamento. Ma poi le sue letture sono state vastissime, in tutte le direzioni, e sarebbe troppo lungo elencarle. Solo per citare alcune figure esemplificative, mi riferisco a Lorenzo Milani, Enzo Mazzi, Ernesto Balducci sul piano ecclesiale, a Giorgio La Pira e Ivan Illich, a cavallo tra la cultura teologica e quella laica, a Rudolf Bahro, a cavallo tra quella marxiana e quella ecologista, oltre ai principali autori dell’ecologia scientifica e dell’ecologia politica sul piano internazionale».

L’espressione «conversione ecologica» torna nella Laudato si’, l’enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune: ci spieghi la differenza tra «conversione ecologica» e «transizione ecologica».

«“Transizione ecologica” ed anche “riconversione ecologica” non sono considerate negativamente da Langer, nei loro aspetti di carattere economico, tecnologico e sociale. Ma negli ultimi quindici anni della sua vita egli ha sempre più insistito a parlare di “conversione ecologica”, facendo riferimento ad un processo di cambiamento più vasto e profondo, quasi ad una sorta di “metànoia”, che riguarda il cambiamento non solo delle strutture, ma anche degli stili di vita, personali e comunitari. Al motto olimpico “citius, altius, fortius”, più veloce, più in alto, più forte, egli preferiva contrapporre il motto simmetrico da lui stesso coniato “lentius, profundius, suavius”: più lentamente, più in profondità, più dolcemente. E nel corso di tutta la sua vita Langer si è anche sempre impegnato per la “convivenza inter-etnica”, per superare i conflitti etnici e nazionalistici, a partire dal suo Sudtirolo fino alla Bosnia dilacerata degli ultimi anni. Ed anche il binomio “Eco-Pax”, l’intreccio tra ecologia e pace, è stato un tema dominante del suo umanesimo laico e cristiano».

Nella Laudato si’ le assonanze con il pensiero di Langer sono molteplici. Quali sono le più evidenti?

«Langer è morto nel 1995, vent’anni prima della pubblicazione della enciclica Laudato si’. Eppure le sintonie tra l’insegnamento di papa Francesco “sulla cura della casa comune” e sull’ecologia integrale e il pensiero – e la vita – di Langer sono davvero straordinarie. Dalla “conversione ecologica” al rapporto con le future generazioni, dalla giustizia ambientale alla giustizia sociale, dalla remissione del “debito ecologico” alla cultura del limite, dalla impronta “francescana” alla dimensione profetica: in molti di questi aspetti c’è davvero una profonda convergenza, sia pure a tanti anni di distanza, tra l’eredità di Langer e quella di papa Francesco, fino anche all’altra enciclica “Fratelli tutti”».

Langer scriveva: «La Terra ci è data in prestito dai nostri figli». La tutela dell’ambiente è stata inserita all’articolo 9 della Costituzione «anche nell’interesse delle future generazioni». Ora il suo pensiero riecheggia anche nella nostra Carta fondamentale?

«Certamente Langer sarebbe stato entusiasta della importante e positiva innovazione ambientalista ed ecologista inserita nella Costituzione. Quella riforma è stata comunque il frutto sia del suo impegno e del suo pensiero, sia di quello di intere generazioni di ecologisti che si sono battute per questo obiettivo nell’arco di molti decenni».

Leone XIV invita, fin dal giorno della sua elezione, a costruire ponti di fronte ai tremendi e crescenti confitti di oggi. Langer si spese come «costruttore di ponti» dal suo Alto Adige-Sudtirolo alla crisi nei Balcani, che portò alla sanguinosa dissoluzione della Jugoslavia.

«Il mio libro su di lui si intitola proprio “Alexander Langer costruttore di ponti” (Scholé-Morcelliana), perché questa è stata la vocazione profetica di tutta la sua vita. E sia papa Francesco, sia ora anche papa Leone XIV in molte occasioni hanno ammonito, tutti e soprattutto le giovani generazioni, a “costruire ponti e abbattere muri”. Papa Leone ha ripetuto più volte questa invocazione già in queste prime settimane del suo pontificato e del suo magistero pastorale. Del resto “pontifex” significa proprio “costruttore di ponti”. Langer lo ha fatto sempre con una sorta di profezia laica. Sia papa Francesco che papa Leone ne hanno fatto il cuore della loro profezia evangelica. Langer ne sarebbe stato entusiasta».

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