Torna sul tavolo l’ipotesi dell’energia nucleare. La recente decisione da parte della Banca Mondiale di riprendere a finanziare, dopo un divieto di 12 anni, progetti legati al nucleare, ne è un segnale. Questa presa di posizione sposta l’ago della bilancia e apre le porte ai Paesi in via di sviluppo per investire sul nucleare senza dover dipendere da Russia e Cina, in grado di fornire competenze e tecnologie necessarie per costruire centrali.
Decarbonizzare con il nucleare?
La Banca Mondiale ricomincia a finanziare progetti dopo dodici anni, e anche in Italia il governo apre le porte al ritorno. Intanto si riapre il dibattito
Una panoramica sul numero di centrali nucleari attive oggi nel mondo è offerta dall’ultimo report «The Path to a New Era for Nuclear Energy» (Il percorso verso una nuova era per l’energia nucleare, ndr) dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea): «La produzione nucleare è destinata a raggiungere il massimo storico nel 2025 – si legge nel report – grazie a una flotta mondiale di quasi 420 reattori. Sebbene alcuni Paesi stiano gradualmente eliminando il nucleare o dismettendo anticipatamente le centrali atomiche, la produzione globale è in aumento con la ripresa in Giappone, il completamento dei lavori di manutenzione in Francia e l’avvio delle operazioni commerciali di nuovi reattori in vari mercati, tra cui India, Cina, Corea ed Europa».
Anche nel nostro Paese «il dibattito su una possibile reintroduzione del nucleare nel mix energetico nazionale si è recentemente riaperto», si legge nel report «L’atomo fuggente: analisi di un possibile ritorno al nucleare in Italia», da poco pubblicato da Banca d’Italia. La Francia detiene il primato mondiale «in termini di quota di elettricità domestica prodotta dalla fissione nucleare – prosegue il dossier –, pari nel 2023 al 65 per cento, seguita dalla Slovacchia (60 per cento) e dall’Ucraina (50 per cento). L’incidenza scende a poco meno del 20 per cento per la Russia e per gli Stati Uniti, e a meno del 10 per cento per la Cina».
Nell’approfondimento uscito sulle pagine del mensile eco.bergamo di luglio è preso in esame anche il nucleare di nuova generazione, su cui il governo italiano sta puntando gli occhi: «La Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile (Pnns) suggerisce un processo graduale che vede l’impiego delle nuove tecnologie modulari di piccole dimensioni ad ora in progettazione, introdotte secondo le tempistiche attualmente previste dai produttori – prosegue l’analisi di Luciano Lavecchia e Alessandra Pasquini –: gli Small Modular Reactors a partire dal 2030, gli Amr di quarta generazione verso il 2040. Gli Small Modular Reactors sono microreattori installati nelle aree industriali, al fine di sfruttare la cogenerazione di elettricità e calore di processo ad elevate temperature nei settori hard-to-abate». Ovvero con emissioni di anidride carbonica difficili da abbattere: perché la strada obbligata resta, comunque, quella della decarbonizzazione.
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