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Innovazione, efficienza e condivisione: la ricetta per il futuro “verde”

Le testimonianze delle aziende partner del comitato: le sfide per acciaio, chimica, elettrotecnica e trasporti

All’ultimo incontro del comitato editoriale di eco.bergamo, gli imprenditori bergamaschi hanno confermato la loro attenzione alla sostenibilità, puntando tutto sulla tecnologia e sull’efficienza.

«Nella nostra azienda, l’innovazione è il motore della decarbonizzazione», esordisce Marco Geneletti, energy senior director di Tenaris Dalmine: «Lavoriamo su tre pilastri, ovvero l’efficienza, la transizione verde e l’economia circolare. Ci siamo dati un obiettivo ambizioso: ridurre le emissioni per tonnellata di acciaio prodotto del 30% entro il 2030. Il nostro ciclo produttivo basato sui forni elettrici utilizza come materia prima i rottami metallici, che hanno un contenuto di materiale riciclato che supera il 90%. Siamo in linea con tutte le normative UE sulla transizione energetica e sull’economia circolare, cercando di portare al massimo tecnicamente possibile il contenuto di materie di riciclo nei nostri prodotti lavorati. E stiamo installando o progettando sistemi a energie rinnovabili ovunque il nostro gruppo sia presente: in Argentina abbiamo già due impianti eolici di grandi dimensioni, mentre in Italia seguiremo un percorso simile basato sul fotovoltaico».

La sostenibilità passa per le nuove tecnologie

Anche Siad, il gruppo chimico specializzato nella produzione e nella fornitura di gas industriali, sta puntando tutto sull’innovazione: «Nella nostra sede di Napoli abbiamo avviato la procedura per installare un impianto fotovoltaico da due megawatt, che sarà in funzione da giugno 2026 e alimenterà due elettrolizzatori e un sistema di riempimento per l’imbombolamento dell’idrogeno a 200 e 500 bar, quest’ultimo pensato per le nuove stazioni di rifornimento che dovrebbero sorgere entro il 2026», conferma Giangiacomo Caldara, consigliere con delega alle relazioni istituzionali dell’impresa con sede a Bergamo. Il dirigente di SIAD osserva anche che i recenti scossoni geopolitici non hanno causato uno sconquasso economico - almeno non nel settore del gas. «La guerra in Ucraina e i dazi della Presidenza Trump non ci hanno colpito. Stiamo affrontando con diversi clienti l’ipotesi di sostituire il metano con l’idrogeno: si tratta di una prospettiva tecnicamente fattibile, ma poco competitiva. Tuttavia, ci sono diverse novità a cui stiamo guardando attentamente: per esempio, stiamo testando dei processi di pirolisi del metano per produrre idrogeno e polverino di carbone, utilizzando il primo come combustibile e il secondo come prodotto per le produzioni strategiche, come quella degli pneumatici».

Già oggi Lovato Electric, l’azienda dell’elettrotecnica con sede a Gorle, copre il 20% del proprio fabbisogno energetico tramite pannelli fotovoltaici installati sui tetti dei propri edifici. «Di recente, abbiamo acquistato un’area di 55mila metri quadrati, dove installeremo entro fine 2025 un numero di pannelli sufficiente a garantirci l’ indipendenza energetica», annuncia l’amministratore delegato dell’azienda, Massimo Cacciavillani, che aggiunge: «Anche l’economia circolare è importantissima per la nostra compagnia: la riduzione degli scarti e l’utilizzo di materiale riciclato sono da anni tra le nostre priorità. In questa fase, siamo molto impegnati nello studio della direttiva sull’ecodesign indicata dall’Unione Europea: elaborare specifiche per la progettazione di dispositivi che consumano meno energia è una sfida che ci appassiona molto».

Anche la casa può essere “verde”

La sostenibilità non passa solo per l’innovazione. Sullo scorso numero di eco.bergamo, Oriana Ruzzini, assessore alla Transizione ecologica del Comune di Bergamo, ha ricordato che l’80% delle emissioni della città dipende dagli edifici.

È un problema che società come Ing di Treviolo stanno cercando di risolvere: «Consigliamo ai nostri clienti di agire innanzitutto sull’involucro delle case, con l’isolamento delle pareti e la sostituzione dei serramenti», dichiara Gabriele Ghilardi, titolare dell’azienda. «C’è poi la possibilità di sostituire le vecchie caldaie con pompe di calore e di installare degli impianti fotovoltaici. Si tratta di azioni che portano a ridurre i consumi, e dunque a contenere le spese in bolletta. E non è necessario effettuare grandi interventi tutti in una volta sola. Certo, esistono delle ristrutturazioni complesse che sommano più lavori nello stesso momento, ma nulla vieta di procedere per parti. E comunque bisogna sempre utilizzare con moderazione il riscaldamento e il raffrescamento, senza alzare o abbassare troppo la temperatura sul termostato». Guardando al futuro, Ghilardi intravede le case a energia zero, o addirittura quelle a energia positiva: «si tratta di edifici che producono più energia di quanta ne consumano. Ma la sfida non è tanto sulle nuove abitazioni, ormai poche, bensì sulla riqualificazione di quelle già esistenti. Portare una casa dalla classe energetica F alle classi C o B spesso ha più valore di progettare un’abitazione “verde” da zero».

Un altro approccio virtuoso alla sostenibilità domestica arriva da Rea Dalmine - Greenthesis Group, la cui rete di teleriscaldamento realizzata in collaborazione con A2A ha superato ogni aspettativa. Il termovalorizzatore alle porte di Bergamo, infatti, garantisce benefici superiori del 20% rispetto alle previsioni, nonché un abbattimento di tremila tonnellate aggiuntive di anidride carbonica. «Con questi risultati, possiamo evitare 18mila tonnellate di CO2 in atmosfera, contro le 15mila previste. Tutto grazie agli elevati livelli di efficienza raggiunti dalle tecnologie che abbiamo implementato», ricorda il presidente del Cda di Rea Dalmine, Marco Sperandio. Nel 2024, infatti, l’impianto è riuscito a cedere 37 megawatt di calore, contro i 30 previsti dal contratto. Sull’intero piano, il recupero dovrebbe essere pari a 110mila MWh termici, equivalenti allo spegnimento di 13mila caldaie a Bergamo - contro le 11mila inizialmente annunciate.

La mobilità del futuro: condivisa e pubblica

Sul tema della mobilità è invece intervenuto l’amministratore delegato di Teb, Gianni Scarfone: «Stiamo lavorando al cosiddetto “share modale”, promuovendo la mobilità dolce e le modalità di trasporto condivise. All’atto pratico, ciò significa sviluppare la seconda linea tranviaria, la T2, e il sistema del bus elettrico e-Brt, ma anche favorire il potenziamento delle linee ferroviarie che partono dalla stazione di Bergamo. Presto i cittadini bergamaschi avranno molte più possibilità di spostarsi mediante il trasporto pubblico». E sulla T2 Scarfone conclude preannunciando una vera e propria rete tranviaria: «Il progetto della T2 è nato considerando gli scenari futuri. Per esempio, la T2 rispetta il paesaggio e la natura del Parco dei Colli e punta all’integrazione con la linea T1, per consegnare ai cittadini una rete tranviaria moderna e un modello di sistema di mobilità metropolitana, che non guarda solo a Bergamo ma anche ai 30 Comuni dell’hinterland».

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