Dal «parco nella città» alla «città nel parco»: il futuro di Bergamo passa per i progetti di rigenerazione urbana, per il «Climate City Contract» e per l’«abbraccio» del Parco dei Colli. «Bergamo fa parte di un gruppo di 112 città europee che hanno promesso di abbattere l’80% delle emissioni di CO2 entro il 2030», esordisce Oriana Ruzzini, l’assessora alla Transizione ecologica, al Verde e all’Ambiente del Comune di Bergamo.
Dal parco nella città alla città nel parco
L’espansione del verde garantirà la tutela dell’area delle Piane Agricole e dei Corpi Santi. Progetti di rigenerazione urbana per creare tre o quattro centri, sul modello di Chorus Life
Porta Sud e l’ex Reggiani
«Il nuovo Piano di Governo del Territorio riduce le aree edificabili, azzerando il consumo di
suolo e salvaguardando il verde e la biodiversità. Favoriremo progetti di rigenerazione urbana localizzata, come Porta Sud e l’area dell’ex Reggiani, al posto di un recupero diffuso su tutta la città. Abbiamo scelto queste aree perché si trovano vicino alla linea T2 di Teb e all’e-Brt di Atb». L’obiettivo è la città «policentrica»: «Vogliamo creare tre o quattro centri all’interno della città, partendo dalle lezioni del progetto di Chorus Life. Che è certamente stato divisivo, ma che ha ripensato il modo in cui abitiamo la città e ha donato a Bergamo delle strutture che prima non aveva. In questo piano rientra anche Porta Sud, che diventerà un hub intermodale con una stazione europea e delle autolinee interrate», spiega Ruzzini. Ma che ne sarà del centro storico? L’assessora conferma che «stiamo lavorando per tutelarlo, soprattutto dal punto di vista storico-architettonico. Ascoltiamo le iniziative dal basso per tutelare i piccoli negozi ed evitare delle derive verso il turismo mordi-e-fuggi e i fast food. Cerchiamo di regolamentarli, ma molto dipende dai privati: l’amministrazione può favorire alcune attività e dialogare con gli attori del territorio, ma la palla resta pur sempre in mano ai proprietari».
Promosse le rinnovabili
E c’è anche un piano per ridurre le emissioni dell’80% entro il 2030, in ottemperanza al «Climate City Contract» siglato dal Comune di Bergamo e da 42 attori del territorio. L’obiettivo è quello di raggiungere la neutralità climatica, abbattendo 400mila tonnellate di CO2 nei prossimi cinque anni. «La fonte emissiva primaria della nostra città sono gli edifici, con i consumi connessi al gas metano e alle altre fonti fossili. Da solo, l’inquinamento degli edifici è l’80% del totale.

Per questo, siamo promuovendo l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili tramite l’adesione alla Cer Bergamo-Lecco (che comprende 58 Comuni e l’Università di Bergamo), sia riducendo la dispersione di calore. Stiamo eseguendo importanti interventi di efficientamento per gli edifici pubblici, le scuole e gli impianti sportivi, per il nuovo palazzetto sportivo, per la Gamec. Poi ci sono le azioni trasversali: con l’e-Brt e la T2 spingiamo la mobilità sostenibile, e abbiamo attuato delle misure per il riciclo dei rifiuti, a partire dai cestini compattanti sparsi in città. Si è anche estesa la rete del teleriscaldamento, che ha superato i 35mila appartamenti equivalenti e ora è molto diffusa in tutti i quartieri di Bergamo».
Area tutelata più ampia
Nei prossimi anni tornerà ad avanzare (o meglio, non arretrerà ulteriormente) il verde. In particolare, l’espansione del Parco dei Colli a sud, nella direttrice est-ovest, garantirà la tutela dell’area delle Piane Agricole e dei Corpi Santi. «Alla base della nostra politica di allargamento, che contiamo di completare entro la fine del 2029, c’è un cambio totale di paradigma: dal “parco nella città” si passa alla “città nel parco”, perché il Parco dei Colli finirà per inglobare quello delle Piane Agricole, abbracciando la città su tutti e quattro i lati», spiega
Oscar Locatelli, presidente del Parco dei Colli di Bergamo. Gli fa eco il consigliere Angelo Colleoni, che ha seguito in prima persona il processo di ingrandimento: «Sono ormai dieci anni che siamo passati da un piano parcellizzato a uno complessivo, con l’obiettivo di estenderci a sud, est e ovest, circondando la città. All’atto pratico, l’accorpamento del Parco delle Piane Agricole – che a dispetto del nome non è un vero e proprio parco naturale – ingrandirà la nostra area di circa 3,8 milioni di metri quadrati. Con questo processo, sottolineiamo il valore dell’area sud di Bergamo, la sua importanza ambientale, storica e culturale, connessa ai Corpi Santi, alle ville suburbane del XVI-XVII secolo e al Castello di Campagnola».
Le Piane Agricole, spiegano dal Parco, erano il granaio di Bergamo fino all’Ottocento: i loro prodotti sfamavano chi viveva in città.
«Vogliamo riprendere questa vocazione, tutelando anche quelle che di fatto sono le ultime aree agricole rimaste vicino al centro. I quartieri che includeremo nel parco sono quelli di Boccaleone, Campagnola e Colognola, fino ad arrivare alla Madonna dei Campi di Stezzano», continua Colleoni, che conclude: «Ovviamente, il Parco dei Colli non acquisisce nulla. Ci saranno delle aree “bloccate”, su cui sarà impossibile costruire, questo è vero. Ma il progetto prevede di tornare alle Piane Agricole come fonte di cibo per Bergamo, puntando su un’agricoltura di qualità che rifornisca le mense delle scuole e degli ospedali. Garantire agli agricoltori dei clienti fissi e locali, a cui sanno per certo che venderanno i loro prodotti, può convincerli a tornare a produzioni di qualità, ma anche a ripristinare i filari di alberi, le siepi e i percorsi irrigui, che oggi sono quasi tutti abbandonati. L’agricoltura si porta dietro la riqualificazione urbana».
Come è nata l’idea di inglobare le «Piane Agricole»?
Com’è nata l’idea di inglobare le «Piane Agricole» nel Parco dei Colli? «Il processo iniziò sotto la prima amministrazione di Giorgio Gori, una decina d’anni fa», spiega Leyla Ciagà, già assessora all’Ambiente: «Sentivamo il bisogno di “mettere in cassaforte” le aree agricole di quartieri come Colognola e Grumello al Piano, salvaguardate solo parzialmente dal parco “Madonna dei Campi” di Stezzano . Negli anni, quei terreni erano stati destinati al nuovo stadio di Bergamo e a un centro commerciale, entrambi progetti poi abbandonati. Sarebbe stato uno stravolgimento sia paesaggistico che ambientale. Per questo, con il “Tavolo dell’agricoltura” prima e il “Tavolo della food policy” poi, abbiamo deciso di mettere sotto chiave i campi e di tutelarne la vocazione agricola». L’espansione del Parco dei Colli riguarderà anche altri Comuni dell’hinterland. Il dialogo è aperto con Curno, Ponte San Pietro, Treviolo a ovest, Stezzano a sud, Gorle, Scanzorosciate, Villa di Serio a est. Il percorso si articolerà in più fasi: oggi c’è la volontà politica, poi ogni Comune dovrà individuare le aree da inserire nel Parco dei Colli e aderire alle sue regole o trovare convenzioni ad hoc. L’obiettivo è passare da 11 Comuni membri a 17 o 18.
© RIPRODUZIONE RISERVATA