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Tempi lunghi ma fa ripartire il paese

Parla «L’Avvocato dell’Atomo», Luca Romano: la sismicità non è un problema, ci sono impianti in Giappone, Corea, California. L’Italia è leader nella componentistica, con aziende come Ansaldo e Newcleo al lavoro per l’estero. Miope investire solo sugli Smr.

Il fatto che la Banca Mondiale abbia deciso di riaprire i finanziamenti a progetti legati all’energia nucleare è un’ottima notizia. A dirlo è Luca Romano, fisico, divulgatore e noto sui social come «L’Avvocato dell’Atomo». Gli abbiamo chiesto perché in Italia ha senso investire nell’energia blu.

Trovare in Italia una collocazione idonea a un sito nucleare incontra molte resistenze. Che soluzioni propone?

«Da un lato bisogna ristabilire un rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni, che al momento è mancante. Poi, a un certo punto, bisogna superare le opposizioni: abbiamo bloccato il solare termodinamico in Sicilia, l’eolico in Toscana e in Sardegna, il geotermico nei Campi Flegrei. Abbiamo una quantità enorme di progetti fermi a causa dell’opposizione locale: il nucleare potrebbe incontrare un’opposizione ancora più agguerrita anche se in realtà è migliore, però servono meno siti e meno persone da coinvolgere».

Pensa a un luogo in particolare?

«Quasi tutta l’Italia potrebbe essere idonea. La sismicità non è un problema: il nostro Paese lo è molto meno di altri con impianti nucleari, Giappone, Corea, California. Bisogna fare uno studio di “siting”, tenendo conto dei vincoli su aree protette e centri abitati».

L’Italia avrebbe i finanziamenti per lanciare un programma nucleare?

«I finanziamenti non devono per forza essere pubblici: si può fare con capitali privati. È lo Stato, però, che deve agevolare l’investimento. Oggi in Italia, anche volendo, non si può investire. Ovviamente i privati chiedono un tasso di interesse più alto, quindi bisogna pesare i pro e i contro. Per quanto riguarda il finanziamento pubblico, l’Italia ha speso in due anni 219 miliardi, di cui 150 non recuperati, per il superbonus. Se si vuole, le risorse si trovano: con quell’investimento si fanno reattori nucleari con impatti ben superiori del superbonus sull’economia, il Pil, le emissioni».

E le tecnologie?

«Il modello di reattore si acquista dall’estero. Ma nella componentistica nucleare l’Italia ha le tecnologie. La conferma che ne siamo leader arriva da aziende che lavorano per il comparto nucleare all’estero, come Ansaldo e Newcleo, la startup che sta portando avanti una tecnologia di reattore di quarta generazione che svilupperà in Francia».

Il nucleare resta una soluzione molto costosa: permetterà di abbassare i costi in bolletta?

«Ha tempi lunghi di implementazione, ma sul lungo termine permette di far ripartire la crescita economica nazionale. Le rinnovabili, invece, costano poco, ma richiedono di essere integrate con una serie di sistemi dispendiosi: reti, accumuli, tecnologie di protezione. Per cui le bollette finiscono per costare di più, non di meno».

Gli Small Modular Reactors possono essere una soluzione?

«Sono una tecnologia in più, ma investire solo su quella sarebbe miope. Possono aiutare in regioni come la Sicilia o la Sardegna, dove ci sono poche grandi industrie e i consumi energetici sono limitati. Anche la Iea, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, prevede che i reattori di grande taglia costruiti da qui in avanti saranno una componente importante del mix energetico al 2050».

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