Don Tanino, fiumi di cocaina
tra Palermo e Milano

Del boss Gaetano Fidanzati, 74 anni, è già stato detto molto in queste giornate, fin dai primi istanti dopo l'arresto avvenuto a Milano sabato scorso, in via Marghera, dove «Tanino» passeggiava in compagnia del cognato. Condannato a 12 anni di carcere nel primo maxiprocesso a Cosa nostra, Gaetano Fidanzati è il boss storico del quartiere Arenella a Palermo, e il suo nome è ripetutamente comparso nelle carte delle inchieste su traffici di droga di diverse procure italiane, così come nei dossier della Dea, l'agenzia statunitense che si occupa di combattere i traffici di droga. E Tanino è ritenuto l'uomo della mafia che nei decenni scorsi, ha portato fiumi e fiumi di cocaina sulla piazza milanese.

Non a caso, si era agli inizi degli Anni Novanta, il nome di Fidanzati compare anche nelle cronache bergamasche: quando a Olda, in Val Taleggio, fu scoperta una «fabbrica» di trasformazione della cocaina, e finirono in carcere proprio due esponenti del clan di don Tanino. Di lui si erano poi perse le tracce dall'ottobre 2008, dopo la morte di Giovanni Bucaro, uno spacciatore ucciso per strada a Palermo da cinque uomini che lo massacrarono con pugni, calci e spranghe. Dietro al delitto, è stato poi accertato anche grazie alla confessione di Francesco Tarantino che partecipò al pestaggio, vi era Tanino Fidanzati, che voleva dare una sonora lezione a Bucaro perchè aveva picchiato sua figlia, convivente del pusher. Il boss era presente quando i cinque picchiarono lo spacciatore, che morì a causa del violentissimo, micidiale pestaggio.

Libero dal 2006, dopo aver scontato tutte le pene, Fidanzati rientrò a Palermo; due mesi dopo essersi reso irreperibile per la morte di Bucaro, nel dicembre 2008, venne raggiunto da un nuovo ordine di custodia cautelare per mafia nell'ambito dell'operazione Perseo. Tanino però era già fuggito, forse proprio a Milano dove aveva stretto alleanze anche con esponenti della criminalità locale. Anni prima, quasi vent'anni fa, aveva scelto altre strade. Dopo le condanne in alcuni processi e al maxi processo contro la mafia, nel febbraio del '90, Fidanzati era stato arrestato in Argentina dagli uomini dell'Alto commissariato per la lotta alla mafia, allora diretto dal super procuratore Domenico Sica.

In Sudamerica venne condannato a tre anni di reclusione per aver utilizzato documenti falsi per entrare nel Paese. Fidanzati si era reso latitante, in Italia, pochi giorni prima dell'omicidio del poliziotto Natale Mondo, ucciso il 14 gennaio 1988 davanti al negozio di giocattoli della moglie, nel cuore del quartiere Arenella a Palermo. Dopo l'arresto in Argentina, Giovanni Falcone andò a interrogarlo, ma il boss praticamente non aprì bocca, limitandosi a sostenere di essere un perseguitato politico. Il capomafia fu estradato dal Paese sudamericano il 18 aprile '93. Dopo avere scontato le condanne per droga e mafia inflittegli in Italia, nel 2006 gli venne imposto un anno di affidamento in casa lavoro. Poi le nuove accuse (omicidio, associazione mafiosa) e la nuova latitanza, con un nascondiglio – si scopre ora – anche nella Bergamasca. Infine la cattura, sabato a Milano.

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