Il Tom Tom usato per la rapina
li «guida» dritti alla condanna

Ma quali sopralluoghi e appostamenti, roba da vecchia mala. La criminalità moderna ora si affida alla tecnologia, senza sapere che le scie che si lasciano dietro telefonini e satellitari sono indelebili e portano spesso in carcere. E infatti: il «Tom Tom» che, secondo le risultanze investigative, avrebbero usato due banditi per giungere alla ditta da assaltare li ha guidati dritti fino alla condanna.

Il gup Alberto Viti giovedì in abbreviato ha inflitto 5 anni a G. C., 35 anni, di Mortara (Pavia), e 5 anni e 4 mesi a R. B., 32 anni, di Terno d’Isola, accusati di essere i due malviventi che il 20 gennaio scorso avevano assaltato la «Agricom Service srl», ditta specializzata in trasporti e logistica, fuggendo con i 30 mila euro per il pagamento delle trasferte dei lavoratori. Erano andati a colpo sicuro, tanto che G. C., ritenuto l’autore materiale dell’assalto, alla cassiera che, davanti alla richiesta di denaro, aveva sbottato «Quali soldi?», aveva risposto sicuro «Quelli degli stipendi». I carabinieri avevano così fin da subito sospettato che ci fosse un basista.

E, difatti, in manette coi due presunti autori, due mesi dopo la rapina era finito anche P. D., 40 anni, autotrasportatore di Bresso, che lavorava per la Agricom. Ieri nei suoi confronti il gup Viti ha disposto il rinvio a giudizio, accogliendo la richiesta del pm Carmen Santoro e respingendo quella di non luogo a procedere avanzata dal difensore dell’uomo, l’avvocato Roberto Iannacone di Milano.

Il giudice ha disposto anche 30 mila euro di risarcimento provvisionale alla Agricom e 10 mila euro a testa ai 3 dipendenti - un uomo e due donne - che erano presenti al momento dell’irruzione del bandito. A presentarsi armato di pistola giocattolo era stato G. C., che ha diversi precedenti penali ed è in carcere. Una volta arraffato il denaro, il giovane aveva raggiunto una Ford Ka su cui, secondo l’accusa, lo attendeva R. B. Qualcuno era però riuscito ad annotarsi i numeri di targa.

I carabinieri erano riusciti a risalire alla macchina, intestata alla fidanzata di R. B. Da un successivo controllo alla strumentazione della vettura, era emerso che sul navigatore «Tom Tom» era ancora registrato il percorso fino alla zona industriale di Brusaporto. Segno che, se davvero è quella l’auto usata per il colpo, i banditi avevano raggiunto la ditta da assaltare grazie alle indicazioni del satellite. Da successivi riscontri era risultato che prima e dopo il colpo i tre si erano telefonati. Per R. B. ieri l’avvocato Luca Bosisio aveva chiesto in prima istanza l’assoluzione per non aver commesso il fatto.

Il riconoscimento fotografico non certo da parte delle vittime e il fatto che l’auto potesse essere stata usata anche da altri, secondo il legale erano elementi per poter riconoscere l’estraneità del trentaduenne. G. C. aveva invece parzialmente ammesso e per lui ieri l’avvocato Alessandra Biglioni aveva invocato il minimo della pena. Il pm Santoro aveva invece chiesto per entrambi 4 anni e 4 mesi.

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