Simone Moro diventa elicotterista
Primo europeo a volare sul Nepal

Chhewang Nima Sherpa, la guida himalayana travolta da una valanga nella notte tra sabato e domenica a un'ottantina di metri dalla vetta del Baruntse tra l'Everest e il Makalu, purtroppo non è stato rintracciato. Simone Moro però ce l'ha messa tutta. Non aggrappato alla parete come era già successo altre volte e in particolare in quell'ormai lontana primavera del 2001 quando sul versante ovest del Lhotse strappò l'inglese Tom Moores a una morte quasi certa.

L'altro ieri l'alpinista bergamasco si è prodigato nelle ricerche dello sherpa, uno dei più noti del paese grazie anche al suo incredibile primato di 19 ascensioni dell'Everest, sfruttando la sua più recente specializzazione: il volo in elicottero. Da poco più di un anno infatti Moro ha ottenuto il brevetto commerciale di pilotaggio e in Nepal si trovava proprio per ottenere l'abilitazione da parte della Civil Aviation Authority al fine di operare in quel paese, tra le montagne più alte della terra. Bene: prima ancora di concludere l'esame - che l'alpinista ha superato ieri, diventando il primo pilota della Comunità europea a poter volare nei cieli nepalesi (prima di lui ci erano riusciti solo tre svizzeri) – Simone ha potuto partecipare alla sua prima esperienza di soccorso a quote dove abitualmente viaggiano i Boeing.

«Mi è stata concessa una deroga "speciale" – racconta – in considerazione del fatto che il Baruntse lo conosco bene, avendolo salito, assieme Denis Urubko, nel 2004, oltre alla esperienza come pilota con rating sullo stesso elicottero impiegato lunedì (un AS 350 B3 della Fishtailair, società nepalese che collabora con Air Zermatt , nel cui staff Moro è entrato ora a far parte, ndr)» «È stato un training vero – aggiunge - in situazione per nulla semplice, anzi al limite: c'era vento fortissimo in condizioni particolarmente impegnative. Assieme al capitano Sabin Basnyat ho trascorso un'intera mattinata nell'area in cui si è verificato l'incidente, raggiungendo i 23 mila piedi di quota ovvero 7 mila metri e scandagliando visivamente tutta la parete del Baruntse per qualche decina di minuti. Abbiamo individuato le tracce di cinque valanghe ma purtroppo nessun segno dello scalatore scomparso. Non solo: durante un secondo volo a bordo è salito anche il fratello dello sherpa coinvolto nell'incidente, assieme a un compagno di spedizione che era già stato recuperato precedentemente. Purtroppo anche loro si sono resi conto che la mole dei distacchi era tale da non lasciare alcuna speranza».

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