«Con il gusto dei casoncelli
incanto la Nuova Zelanda»

Giornali e riviste della Nuova Zelanda negli ultimi mesi hanno messo in rilievo un cuoco che ha conquistato i palati con una ricetta tutta bergamasca: i casoncelli. Si tratta del trentottenne Mauro Battaglia, di Mapello, che per oltre 14 anni ha girato il mondo.

Giornali e riviste della Nuova Zelanda negli ultimi mesi hanno messo in rilievo un cuoco che ha conquistato i palati con una ricetta tutta bergamasca: i casoncelli. Si tratta del trentottenne Mauro Battaglia, di Mapello, che per oltre 14 anni ha girato il mondo lavorando nei migliori ristoranti ed hotel. Il piatto tipico della nostra provincia gli ha portato grande successo al ristorante «Tiffanys» di Christchurch (la più grande città dell'Isola del Sud della Nuova Zelanda), dove lavora dal 21 gennaio 2011.

«Sono arrivato qui con mia moglie, che è nata proprio in questa città, e mio figlio – racconta Mauro Battaglia –. Un mese e un giorno dopo il nostro arrivo purtroppo c'è stata una tremenda scossa di terremoto: un disastro, ma abbiamo deciso di restare. Avevo trovato lavoro nel ristorante Tiffanys, un locale di pregio e un'istituzione per la città. Piano piano ho introdotto alcuni piatti tipici italiani, tra cui i casoncelli che hanno avuto un enorme successo». Battaglia ha fatto l'alberghiero a Nembro e, dopo una breve esperienza in Italia, si è spostato a Londra, dove per 12 anni ha lavorato con i «best chefs» di Savoy Grill, Mandarin Oriental Hyde Park, Durrants Hotel, e Connaught Hotel. Dopo una parentesi di sette mesi a Parigi, nel 2010 è tornato a Bergamo per un anno, lavorando alla Taverna Colleoni e Dell'Angelo con lo chef Pierangelo Cornaro.

Quindi l'approdo in Nuova Zelanda, dove ora è capocuoco al Tiffanys. «La città sta tornando alla normalità dopo il terremoto – prosegue il cuoco di Mapello –. Lavorando in un locale prestigioso incontro spesso politici, cantanti e attori, ma tutti qui sono semplici e accoglienti. Una volta, uscendo da un ristorante di Queenstown, mi venne addirittura incontro il futuro primo ministro e mi strinse la mano, chiedendomi dell'Italia e di Berlusconi».

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