Estorsione e usura, quattro arresti
Sequestri a Trezzo e a Brembate

Quattro pregiudicati sono stati arrestati dalla Dia di Milano con l'accusa di estorsione e usura. Il guadagno dell'usura veniva reimpiegato nella gestione di un'immobiliare: 4 appartamenti a Trezzo sull'Adda, un ufficio commerciale e 3 appartamenti a Brembate sono stati sequestrati.

Quattro pregiudicati arrestati e un sequestro di beni immobili per circa un milione di euro sono il risultato di un'indagine condotta dalla Dia di Milano nei confronti di un presunto gruppo criminale accusato di essere dedito alla commissione di estorsioni ed usure. Il guadagno dell'usura veniva reimpiegato nella gestione di una immobiliare proprietaria di beni in provincia di Milano e di Bergamo. Quattro appartamenti nel comune di Trezzo sull'Adda, un ufficio commerciale e tre appartamenti nel comune di Brembate sono stati posti sotto sequestro.

Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano hanno richiesto più di due anni di intercettazioni telefoniche ed ambientali, accertamenti bancari e patrimoniali. In particolare, gli arrestati, tutti pluripregiudicati per vari reati, e ritenuti contigui anche a pericolosi appartenenti alla criminalità organizzata calabrese, tra il 2008 e il 2009 avrebbero concesso a un imprenditore milanese in gravi difficoltà economiche e privo di liquidità, prestiti usurari per più di un milione di euro a tassi superiori al 40% mensile.

Per le richieste estorsive il gruppo avrebbe fatto ricorso anche a brutali pestaggi, causando gravi lesioni all' imprenditore usurato, nonchè minacce di ritorsioni nei confronti dei suoi familiari di cui gli arrestati conoscevano luoghi di residenza e abitudini.

Gli arrestati sono G. F. di 51 anni residente a Novara, D. P. di 61, domiciliato a Milano, E. N., di 57, di Milano e V. M. di 47, già detenuto per reati riguardanti gli stupefacenti.

«L'attività investigativa - si legge in una nota della Dia - ha consentito di fare luce su un meccanismo ormai consolidato di penetrazione criminale nell'economia lecita. Infatti, le restituzioni dei prestiti usurari venivano contabilmente giustificate con l'emissione, da parte di società cartiere appositamente costituite dagli appartenenti al sodalizio, di fatture per operazioni inesistenti. E il più delle volte l'importo dell'Iva al 20% indicato nella falsa fattura coincideva con il tasso d'interesse mensilmente praticato».

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