Yara, giovedì nuova udienza
Attesa una decisione su Fikri

C'è molta attesa per l'udienza programmata per giovedì 4 ottobre davanti al gip Ezia Maccora, che dovrà pronunciarsi su una serie di istanze presentate dal legale della famiglia Gambirasio.

C'è molta attesa per l'udienza programmata per giovedì 4 ottobre davanti al gip Ezia Maccora, che dovrà pronunciarsi su una serie di istanze presentate dal legale della famiglia Gambirasio, Enrico Pelillo, la scorsa settimana. Ad attendere c'è soprattutto Mohammed Fikri, tuttora unico indagato per l'omicidio della tredicenne di Brembate Sopra, che con tutta probabilità vedrà allontanarsi la decisione sull'archiviazione del suo fascicolo.

La richiesta più determinante – formulata al giudice in un accorato appello dalla mamma di Yara, Maura Panarese, nella scorsa udienza del 24 settembre – è quella di far tradurre nuovamente la frase incriminata che fece finire Fikri in manette 22 mesi fa. Quelle parole che inizialmente furono rese in italiano con «Allah, non l'ho uccisa io» vennero poi interpretate come «Allah, fa' che risponda». Mamma Maura la scorsa settimana ha posto al giudice una domanda semplice: «Perché quella frase è stata tradotta prima in un modo e poi in un altro?». L'avvocato Pelillo ha invocato una super perizia sulle parole che Fikri pronunciò il 3 dicembre 2010. La prima versione fu tradotta da due interpreti madrelingua che collaborano con i carabinieri nella sala delle intercettazioni. La seconda fu invece disposta dal pm Letizia Ruggeri, che scelse a caso quattro persone di madrelingua araba che in quel momento si trovavano in procura per sbrigare alcune pratiche. Due marocchini e due tunisini tradussero la frase di Fikri allo stesso modo e questo portò alla scarcerazione dell'operaio dopo tre giorni dal suo arresto.

La famiglia Gambirasio ha chiesto quindi di fare chiarezza in modo incontrovertibile su quella frase, disponendo una terza perizia. Se la richiesta fosse accolta, e il gip ordinasse al pm di incaricare un esperto per una nuova traduzione, sarebbe un colpo di scena nell'inchiesta che riaprirebbe la posizione dell'operaio marocchino.

Il gip Maccora dovrà pronunciarsi anche sulle altre istanze presentate dalla parte offesa. L'avvocato Pelillo e il consulente Giorgio Portera avevano chiesto la visione per intero dei 6 dvd che mostrano i presenti, tra soccorritori e investigatori, nel campo di Chignolo il giorno del ritrovamento del corpo di Yara. Questo per capire se qualcuno non è stato sottoposto al test del dna. Sono invece arrivati mercoledì scorso i risultati delle analisi sul dna dei tre medici maschi dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Milano che parteciparono all'autopsia. I loro profili genetici, acquisiti tramite tampone salivare, erano stati inviati alla polizia scientifica di Roma per escludere l'ipotesi che il profilo genetico trovato su Yara (appartenente a una persona di sesso maschile) potesse aver subito una contaminazione involontaria. L'esito è negativo: non hanno contaminato i reperti.

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