Come precisa un comunicato della Gedis Srl, la società che ha ideato il prodotto, «la puzza che emanano alcune di queste carte deriva da essenze profumate atossiche che rispettano la normativa Uni En 71, presenti a catalogo e pertanto non prodotte ad hoc per la nostra collezione dalla Druckfraben Srl di Albino (Bergamo), azienda italiana leader nel settore delle essenze profumate per la stampa»
La Dif - la società che si occupa della distribuzione alle edicole orobiche - conferma di aver addirittura esaurito le scorte della seconda serie, uscita solo pochi giorni fa, il 18 marzo; ora è in attesa dei un nuovo rifornimento per soddisfare le richieste.
Nelle edicole bergamasche intanto continua l'assalto dei piccoli appassionati, che in due mesi hanno rastrellato ben 50 mila bustine della prima serie di Skifidol Puzz. In poche ore sono state «bruciate» anche le 10.400 bustine destinate alla Bergamasca della seconda serie, Skifidol Puzz 2.
E non sono da meno neppure le cifre sulle vendite degli Skifidol Slime, i barattolini che contengono gel dai nomi rivoltanti: nonostante costino 2,50 euro ognuno, ne sono già stati venduti in Bergamasca circa 12.500.
Nella nostra provincia non risultano accertamenti in corso o sequestri di alcun tipo, se non limitati alle scelte di qualche genitore o di qualche maestra nelle classi. I carabinieri del Nas di Torino hanno invece prelevato campioni di figurine da un grossista del capoluogo piemontese e le hanno consegnate all'Arpa, che entro martedì dirà se ci sono sostanze dannose per la salute: in questo caso potrà scattare il blocco delle vendite, altrimenti l'allarme rientrerà.
Maurizio Corti, amministratore delegato della Gedis, nella nota diffusa ai distributori «evidenzia che il prodotto è in commercio sin dal mese di gennaio e sono state vendute a oggi milioni e milioni di carte, senza che mai alcun problema si fosse evidenziato».
E prosegue: «Crediamo che quanto accaduto sia frutto di un effetto autosuggestivo determinato dalla giocosità del prodotto Skifidol più che da elementi di pericolosità assolutamente inesistenti». Ora l'azienda attende gli accertamenti condotti a Torino e il responso dell'Arpa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA