Gavarno e Olera, vedere la tv
è un'impresa impossibile

Altro che digitale terrestre. Ci sono paesi, nella nostra provincia, dove ricevere il segnale tv è un'impresa impossibile. E' il caso di Gavarno, dove anche il Comune si è cimentato in una battaglia interminabile per smuovere la Rai e convincerla che, forse, per esser degno di tal nome il servizio pubblico al pubblico andava garantito. Fra tante antenne, mancavano infatti i ripetitori.

Questa è una storia lunga almeno 35 anni. A Gavarno, frazione di Nembro, la battaglia con i coni d’ombra delle tv sembra quella delle piccole frazioni altoatesine. Nelle stesse condizioni, solo restando in zona, anche Olera di Alzano. Così c’è chi fa partire la bordata: «Mi sembra un’assurdità – attacca Doriano Bendotti, vicesindaco di Alzano, che a Olera ci vive da sempre –. È un’ingiustizia che dura da anni. Belle parole quelle che ci dice la Rai: copriamo il 99% del territorio nazionale. Certo, se però stai in quell’1%, non sei interessante economicamente e puoi andare a farti benedire. Però il canone arriva puntualissimo anche qui, quello sì».

Ma andiamo con ordine, perché la vicenda della ricezione tv fra Alzano e Nembro – che a lungo si son spartite i medesimi ripetitori – merita d’essere raccontata. Coinvolge cittadini (almeno 1.500 fra Gavarno e Olera), due amministrazioni comunali o forse tre. Tutto comincia con la diffusione capillare della televisione nelle case: non accettando di restare al buio pur pagando la tassa (allora era anche per la radio), i cittadini fondano l’Associazione utenti televisivi Busa di Nese e Olera, che con le sue trovate ingegnose coprirà poi anche Gavarno.

È il 1975: l’associazione, vista la carenza cronica di segnali che invece fanno la gioia di «quelli del centro», decide di autofinanziare la posa di un piccolo ripetitore che copre Raiuno e i canali della Svizzera Italiana. Il ripetitore (un palo o poco più) stava in zona Spiazzi: l’associazione paga installazione, manutenzione, affitti dei terreni. Mentre la Rai, nonostante solleciti e richieste, non si degna, i canali aumentano e le esigenze crescono. Così ci si ri-accorda con un operatore per un nuovo ripetitore artigianale: è il 1990, questa volta il segnale copre anche Gavarno. L’antenna (che c’è ancora) è un piccolo gioiello della tecnica: dal tetto di una casa ad Alzano trasmette a Lonno di Nembro, da Lonno allo Zuccarello, dallo Zuccarello su uno specchio nei boschi che divide il segnale e lo invia a Olera e Gavarno.

Tutti si attrezzano, comprano l’antenna apposita, la manutenzione è costosa ma ne val la pena perché diversamente è il nulla. L’installatore garantisce la cura del ripetitore per un decennio, poi dice stop. Allora, pressato dai cittadini, interviene il Comune di Nembro con il sindaco Eugenio Cavagnis. Il nodo per Gavarno l’ha sbrogliato lui, dopo che ci avevano provato almeno altre due amministrazioni. «Il problema è emerso con forza nel ’93, la prima lettera alla Rai dal Comune che ho trovato è del ’96».

Lettere e carteggi del tutto ignorati da viale Mazzini. Fino al 2003: «Ci è stato detto: arriva il ripetitore. Ma pure: liberate voi l’area per installarlo». Il Comune fa buon viso. Trovata in territorio di Villa di Serio, la zona aveva i suoi problemi: «Un sacco di proprietari, tutti da rintracciare, e pure i diritti di una ditta sul sottosuolo che risalivano al 1800. Nel frattempo il sindaco di Villa, Francesco Cornolti, reo di aver dato il via libera all’impianto, veniva contestato. Insomma, un’odissea».

Alla fine, nel 2005, le trasmissioni (solo Rai) finalmente cominciano, e ai residenti è chiesto di dotarsi di due antenne nuove per ricevere tre canali. C’è chi si adegua e chi, molti a dire il vero, continua a ricevere con la vecchia antenna il segnale (sette canali) rilanciato dal ripetitorino artigianale, che viene ceduto con delibera in comodato d’uso dal Comune di Nembro a quello di Alzano.

Tutto va abbastanza liscio fino a che, quest’estate, l’apparecchio si guasta in modo rovinoso: il pezzo non è più in produzione, introvabile sul mercato. Risultato: tutta Olera e buona parte di Gavarno restano al buio. Entrambe le amministrazioni vengono sommerse di lamentele. A fine settembre ai cittadini arriva una lettera aperta in cui, dopo aver riassunto la vicenda, Cavagnis e il suo collega Roberto Alelli per Alzano si appellano alla speranza per il digitale terrestre.

«Se il programma predisposto dal ministero di conversione al digitale in Italia verrà confermato, entro fine 2010 dovremmo beneficiare del servizio tv in tecnica digitale, con tutti i conseguenti benefici di migliore qualità e incremento di canali ricevibili che ne deriverebbero».

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