Bossetti stringe la mano alla moglie
Il procuratore: «Sentenza ineccepibile»

Si sono stretti per pochi secondi le mani Massimo Bossetti e la moglie Marita Comi all’inizio dell’ udienza del processo d’appello sull’omicidio di Yara Gambirasio, per il quale il muratore di Mapello è stato condannato in primo grado all’ergastolo.

I giudici della Corte d’assise di secondo grado hanno infatti concesso che l’imputato stia seduto a fianco ai suoi difensori e quando il muratore è passato dalla gabbia al banco ha stretto per un attimo la mano alla moglie, seduta nelle file dietro. I legali Claudio Salvagni e Paolo Camporini hanno chiesto ai giudici di poter integrare i motivi aggiunti d’appello depositando, tra le altre cose, una chiavetta con un file contenente una fotografia satellitare che, secondo la difesa, potrebbe dimostrare che il cadavere della ragazzina non è rimasto nel campo di Chignolo d’Isola per tre mesi prima del ritrovamento.

La sentenza che in primo grado ha condannato Massimo Bossetti all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio «è ineccepibile», presenta «una motivazione coerente, logica, completa e dà puntualmente conto delle acquisizioni processuali». Così il sostituto Pg di Brescia, Marco Martani, all’inizio del suo intervento nel processo di secondo grado. Il pg ha inoltre chiarito che con l’accesso di fotografi e operatori tv in aula ci sarebbe stata soltanto «una spettacolarizzazione» del procedimento.

Dagli accertamenti e dalle analisi scientifiche che hanno attribuito il profilo genetico di ’Ignoto1’ a Massimo Bossetti è arrivata una «probabilità statistica di assoluta certezza» in relazione «alla responsabilità dell’imputato» per l’omicidio di Yara Gambirasio.

Lo ha spiegato in un altro passaggio del suo intervento nel processo d’appello il sostituto Pg Marco Martani, il quale ha anche chiarito che il nuovo elemento portato dalla difesa del muratore, ossia le fotografie satellitari del campo dove fu trovato il cadavere, «non provano nulla». Raramente, ha aggiunto il magistrato, «ho visto dati statistici così rassicuranti sui livelli di probabilità come in questa indagine, qua infatti si può dire che non esiste tra i miliardi di persone sulla terra un altro soggetto con il Dna di ’Ignoto1’ attribuito a Bossetti»

È «oltre il limite del grottesco l’ipotesi che si sia fatto ricorso ad Hacking Team», una società di investigazione, «per la costruzione di un Dna sintetico» per incastrare Massimo Bossetti, come sostiene la sua difesa. È un passaggio dell’intervento del sostituto pg Marco Martani nel processo d’appello in corso a Brescia per l’omicidio di Yara Gambirasio. Il pm ha spiegato che questa tesi proposta nei motivi d’appello dai difensori del muratore lascia anche «sottese accuse gravissime al Ros dei carabinieri che nell’ipotesi della difesa avrebbero contatti con soggetti esterni per costruire prove false». Il magistrato, invece, ha sottolineato come l’indagine che ha portato all’arresto e alla condanna all’ergastolo del carpentiere «non ha tralasciato assolutamente nulla, ed è stata uno sforzo raro e unico nella storia investigativa italiana».

Il processo di secondo grado è iniziato con la lettura della relazione del procedimento che si è concluso il primo luglio 2016 a Bergamo. Bossetti, che indossa jeans e una camicia bianca, siede a fianco ai suoi legali in un’aula che contiene poco più di 200 persone, tra pubblico e cronisti. Qualche sedia vuota, tuttavia, si nota nella zona riservata ai giornalisti.

Il presidente della Corte Enrico Fischetti, in prima battuta, ha letto l’ordinanza con cui sono state vietate in aula le riprese televisive e le immagini poiché «non risulta sussistere un interesse sociale particolarmente rilevante». Sulla produzione integrativa della difesa, tra cui anche una bibliografia e dei dati di riferimento sull’immagine satellitare, non si è opposto nemmeno il legale della famiglia Gambirasio, l’avvocato Enrico Pelillo, pur facendo notare, così come il sostituto Pg, che i motivi aggiunti sono stati depositati dalla difesa fuori termine. Sulla questione la corte si è riservata di decidere. Dopo la lettura della relazione, prenderà la parola il sostituto Pg. Altre udienze, come precisato dai giudici, sono state fissate per il 6, il 10 e il 14 luglio, quando potrebbe arrivare una decisione. Un’udienza di ’riservà è stata fissata anche per il 17 luglio.

Molte persone si sono messe in coda già prima delle 7 di venerdì per prendere posto in aula. «A che ora inizia domani? Abbiamo preso un giorno di ferie e vogliamo essere presenti». È quanto si sono sentite chiedere le guardie agli ingressi del Palazzo di Giustizia di Brescia. La domanda è stata formulata da madre e figlia che vogliono assistere alla prima udienza. Saranno 250 i posti a disposizione nell’aula 64 del tribunale bresciano dove sarà vietato entrare con telefoni cellulari, telecamere e macchine fotografiche. Già prima delle 7 alcune persone che vogliono assistere all’udienza si sono posizionate in coda di fronte all’ingresso del tribunale.

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