Alzano, la famiglia Abati distrutta
Da un matrimonio a un funerale

«Ho qui la partecipazione al matrimonio, l’ho appena riguardata. Dovevano sposarsi il 18 luglio al Casinò di San Pellegrino. Una disgrazia immensa. Scusate...».

Scoppia in lacrime Raffaella Bonomi, moglie di Maurizio Abati, cugino di Alessandro, con cui gestisce la panetteria di famiglia. Il dolore l’ha colpita nel modo più brusco: ha saputo quello che era successo dalla stampa. Come molti degli altri parenti che si concentrano in una cinquantina di metri di via Roma ad Alzano Lombardo: Alessandro e Aigerim sono morti a Kabul in un attentato. Così, di colpo, una famiglia che si preparava a celebrare una giornata di immensa gioia si ritrova a organizzare un funerale.

La notizia arriva alla famiglia di prima mattina. Al civico 49 c’è la villetta in cui vivevano, all’ultimo piano, Alessandro e Aigerim e in cui abitano al piano terra i genitori Giovanni Abati e Pasqualina Franchini e al primo piano la sorella minore Anna con il marito e due figli. Al civico 89 c’è la panetteria e le abitazioni dei cugini e degli zii Maurizio, Arnaldo e Giuseppe. In questa cinquantina di metri, sui citofoni, ci sono almeno una decina di Abati e altrettanti Franchini. Fuori dalla villetta c’è l’assalto dei giornalisti, dentro i genitori ricevono visite ininterrottamente: «Siamo troppo scossi, non riusciamo a parlare in questo momento» rispondono al citofono.

Il papà, 83 anni, ha sentito Alessandro l’ultima volta mercoledì sera via Skype: «Era tranquillo, ha detto che si stavano preparando per andare a mangiare». Un giorno come un altro, prima della tragedia. La mamma, 76 anni, lo aveva salutato come sempre. «Si sentivano spesso via internet - spiega il comandante della polizia locale, Giansandro Caldara -. Mercoledì notte la Farnesina li ha chiamati avvisando che era successo qualcosa di grave e chiedendo l’invio della fotografia di Alessandro». Ieri mattina la telefonata che non avrebbero mai voluto ricevere: tra i corpi degli stranieri uccisi a Kabul c’erano anche quelli di Alessandro e della sua compagna.

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