Bèrghem Fest, pienone per Salvini
Lanciato un appello sul caso Faac

«No Salvini, no party». Il segretario-trottola della Lega non perde una festa e chiude (con il «tutto esaurito» e un’ovazione da stadio) la Bèrghem Fest, duettando con il «doge» di Venezia Luca Zaia.

Il leader in bermuda (e la t-shirt «Keep calm e dovra la pachera», versione orobian-british della ruspa) c’è, nonostante qualcuno annunciasse il forfait in Valle Seriana per un appuntamento ad Arcore con Silvio Berlusconi. Prende la parola dopo la lettura della «preghiera dell’alpino» della discordia. «La ospitiamo noi, dopo che un prete non l’ha fatta leggere in chiesa», parte in quarta il senatore Nunziante Consiglio, padrone di casa con Roberto Calderoli, Roberto Anelli e Fausto Carrara.

«Niente incontri con Berlusconi prima della chiusura del calciomercato del Milan. Prima voglio vedere se trovano un altro centrocampista e se cedono Balotelli all’Atalanta», scherza Salvini, rimettendo al voto per alzata di mano della platea la questione delle alleanze: «Da soli o con Forza Italia?». Finisce quasi in pareggio, ma Salvini pare orientato al «patto», pur dettando le condizioni: «L’accordo si fa partendo dal nostro programma, qualcun altro deve firmare le nostre proposte. Siamo con la Forza Italia che governa bene in Lombardia e Veneto, non con quella di Bruxelles che chiede più Europa».

Salvini conferma i suoi cavalli di battaglia, l’occupazione delle prefetture (a Bergamo e Brescia in primis) e il blocco dell’Italia, il 6-7-8 novembre «per mandare a casa un governo incapace e non eletto». Immigrazione e lavoro tengono banco. Dopo i tragici fatti di cronaca, torna sul tema dei clandestini. E qui si aggancia anche al caso Faac, portato sul palco dal segretario provinciale del Carroccio. Daniele Belotti cede il microfono a una rappresentanza dei 50 lavoratori della fabbrica di Grassobbio che ha chiuso a luglio. «Sapete di chi è la proprietà? - attacca Belotti -. Della Curia di Bologna. Danno dei razzisti a noi perché non vogliamo che diano la casa ai clandestini, e loro danno un calcio nel sedere a 50 famiglie bergamasche mettendole in strada».

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