Casa di riposo, bufera sull’eredità Begnis

La madre del notaio: «Contesto il testamento, mio figlio non avrebbe scelto il Gleno»

«Sì, posso confermare che è intenzione della famiglia contestare le disposizioni del testamento e l’indicazione dell’erede». L’avvocato Giampiero Donati è laconico, ma la sua scarna dichiarazione è la conferma che la vicenda del lascito del notaio Fausto Begnis a favore del Gleno (ora Fondazione Santa Maria Ausiliatrice) si complica parecchio.

Donati è il legale di Angelina Calvetti Begnis, madre dello scomparso notaio che in una lettera al nostro giornale stigmatizza il fatto che le notizie sul lascito del figlio siano state pubblicate «senza aver prima contattato i familiari». In realtà nel primo articolo pubblicato il 20 dicembre 2003, quello che annunciava il lascito, le generalità del notaio non erano state da noi pubblicate, pur essendone a conoscenza, proprio per rispetto dei familiari.

Il nome è stato rivelato nell’articolo del 24 (e ripetuto in quello del 13 gennaio 2004) solo dopo che era stato reso pubblico in una conferenza stampa alla presenza tra gli altri del sindaco Cesare Veneziani, del presidente del Consiglio dei notai Guido De Rosa e del presidente del Gleno, Gianni Pagnoncelli. Ma le righe chiave della lettera sono le ultime cinque: «Non posso che manifestare il mio rincrescimento anche nei confronti del Consiglio notarile, il quale ha individuato un ente che Fausto (Begnis, ndr) non avrebbe mai scelto come destinatario di un qualsiasi lascito», scrive Angelina Calvetti Begnis, che aggiunge: «Si tratta comunque di una disposizione testamentaria contestabile e intendo appunto contestarla in ogni competente sede».

Posizione poi riconfermata dall’avvocato Donati, e preannunciata, già prima della pubblicizzazione dell’eredità, alla Casa di riposo tramite «una lettera di contestazione da parte del legale di famiglia». Quindi sull’eredità alla Casa di riposo scende una cappa di incertezza: la famiglia Begnis intende impugnare sia il testamento che l’individuazione del Gleno (compiuta dal Consiglio dei notai su designazione dello scomparso collega) come beneficiario del lascito. Lascito che, non più tardi della scorsa settimana, Pagnoncelli ha accettato con beneficio d’inventario: toccherà ora a un perito nominato dal Tribunale valutare l’entità dei beni del Begnis.

Da indiscrezioni pare che la cifra si aggiri sui 5-6 milioni di euro. Ma non tutti i beni finiranno alla Casa di riposo, in quanto il testamento fa salvi i diritti legittimi degli eredi, cioè la madre, visto che il 69enne notaio non era sposato e non aveva figli. Ad ogni modo, anche l’accettazione della Casa di riposo è condizionata: i beni non potranno essere usati per ripianare il deficit, ma dovranno essere destinati a strutture durevoli a ricordo di Fausto Begnis.

«Il Consiglio ha lavorato con coscienza e con impegno», è il primo commento di De Rosa. «Riteniamo di aver fatto una scelta ben meditata e che va realmente nella direzione di aiutare dove c’è molto bisogno. Speriamo comunque di riuscire ad evitare che un gesto così nobile come quello di Fausto Begnis finisca in un’aula di Tribunale». Auspicio condiviso da Pagnoncelli: «Mi auguro che si possa comporre la situazione in modo ordinario e amichevole, nell’interesse di tutti. Mi adopererò perché questo avvenga». Ma ora la strada di quella che sembrava una bella storia di Natale si complica parecchio: i buoni propositi lasciano spazio alle carte bollate.

(21/01/2004)

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